Badia Lost & Found, a Lentini si ritrovano e restituiscono i bagagli culturali smarriti
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Siracusa - Quel settore dell’aeroporto dove si reclamano e ritrovano i bagagli smarriti è stata l’ispirazione, qualche anno fa, per i fondatori di Badia Lost & Found, un gruppo dapprima informale, oggi diventato cooperativa, di giovani che hanno immaginato un modello di ritrovamento, riscoperta, riattivazione e rivalorizzazione dei tesori della cittadina di Lentini, nel territorio siracusano. Una storia, la loro, fatta di amore per le proprie origini e di passione.
Passione per un territorio tanto amato e spesso poco valorizzato e conosciuto perché fuori dalle rotte canoniche del turismo. Ma tutto da scoprire. Una storia che comincia nel 2015 quando alcuni cittadini – giovani e meno giovani, occupati e disoccupati, residenti e non – si incontrano. «Eravamo al bivio tra lasciare questa terra tanto amata e spesso ingenerosa o rimanere sull’Isola, impegnandoci in qualcosa», spiega Giorgio Franco, oggi presidente della cooperativa Badia Lost & Found.
LA NASCITA DI BADIA LOST & FOUND, DA ASSOCIAZIONE A COOPERATIVA
«All’inizio ci siamo costituiti come sezione di Italia nostra riconosciuta a livello nazionale. Abbiamo scelto un nome che fosse legato alla zona in cui abbiamo deciso di concentrare le nostre attività, ovvero il quartiere di Badia». Si tratta dell’area dove oggi si trova la chiesa SS. Trinità il cui toponimo nasce intorno al XVIII secolo, quando in questo sito viene costruito il monastero delle Clarisse e l’annessa chiesa dedicata alla SS. Trinità (indicata come la chiesa dell’abbazia, dal latino tardo abbatia, a chiesa d’a Bbadia).
L’idea era appunto far rivivere il quartiere, luogo di memorie e custode di un patrimonio storico e artistico dimenticato nell’entroterra siculo, a partire dalla riattivazione di Palazzo Beneventano da sempre al centro dell’attività di Badia Lost & Found. Cominciano così le varie attività di riattivazione, i percorsi di arte contemporanea, di rigenerazione urbana, oltre alle visite guidate, i laboratori per bambini e i tour a tema. «Alcuni di noi che vedevano come il tempo marginale del volontariato fosse diventato tempo pieno hanno pensato di lanciarci in un’avventura professionale vera e propria».
«Abbiamo deciso di assumerci la responsabilità dell’apertura di una partita IVA», spiega Giorgio. «E così, proprio durante il primo lockdown da Covid, abbiamo istituito la cooperativa per continuare a investire sul territorio e sulle persone. Oggi ci occupiamo di persone, patrimonio urbano e culturale. In sintesi, abbiamo fatto nostri termini come resilienza e rigenerazione e ci piace chiamare quello che facciamo sul territorio riattivazione culturale, urbana, antropologica rigenerando territori attraverso le sue storie».
LA MISSION ALLA BASE DI BADIA LOST & FOUND
«Ci “ispiriamo” o meglio cerchiamo di mettere in pratica i dettami della Convenzione di Faro del 2005 [Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, ndr] secondo la quale il patrimonio non è tale se non è condiviso e se non vede la mobilità dei cittadini al suo interno. Lavoriamo quindi su due principi, uno che vede la comunità di patrimonio e l’altro che vede il patrimonio di comunità, in quanto solo attraverso la reciprocità tra persone ed edifici può esistere emancipazione».
Da questa visione del bene ritrovato, valorizzato e riproposto alla comunità sono emersi tanti modi di “badare”, appunto. Scrive il team di Badia Lost & Found: “Badia-mo alle emozioni, ai desideri, alle culture, al contemporaneo e tanto altro ancora. Un accudimento e una cura che si esplicano nel rendere fruibile i luoghi a turisti e residenti, dall’organizzazione di tour, cacce al tesoro e percorsi alternativi e la nascita di un Parco urbano d’arte apprezzato in tutta Italia”.
Il Parco Urbano d’Arte è un vero e proprio museo a cielo aperto – primo del genere in provincia, anche se in Sicilia esistono esperienze come Farm Cultural Park – riconosciuto da numerosi enti pubblici e privati. Si tratta di un civic place: per le strade della città si affacciano infatti più di quaranta opere di famosi street artist, autori, scultori e artigiani. La comunità di Lentini, attraverso i laboratori di strada e le diverse attività condivise con e per i cittadini, ha ri-ereditato i “bagagli smarriti” attraverso questa narrazione piena di opportunità.
«Abbiamo creato una vera e propria galleria contemporanea a cielo aperto con quaranta opere che raccontano storie smarrite, appunto, del territorio. Una produzione artistica che è diventata oggetto di studio di importanti Fondazioni italiane, delle varie Università di Catania, Università degli Studi di Palermo – Younipa e Università Iuav di Venezia e perfino del Senato Della Repubblica, che ci ha inserito nel panel delle esperienze virtuose ai fini del #PNRRCULTUR».
LA CARTA DI PALERMO E IL PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO
Un percorso che è valso alla Cooperativa anche la possibilità di arrivare tra i finalisti di Culturability. «Siamo felici di quello che siamo riusciti a fare fino ad oggi e continuiamo a muoverci nell’ottica di onorare la nostra missione attraverso condivisione e sperimentazione di arte contemporanea, realizzazione di opere di arte pubblica, emancipazione». Di fatto, Badia Lost & Found è anche tra le firmatarie della “Carta di Palermo”.
La carta contiene le linee guida utili per le organizzazioni che vogliono investire sul territorio, che lavorano per la sua promozione e valorizzazione e che si battono affinché i giovani – ovunque nel Mediterraneo – non siano costretti a lasciare i propri Paesi. «Per noi è un riconoscimento internazionale dell’attività svolta per la rigenerazione del quartiere Badia di Lentini e per la valorizzazione del suo patrimonio culturale, incluso il Palazzo Beneventano», conclude Giorgio non nascondendo una certa amarezza.
Amarezza che viene chiaramente dalla situazione che da qualche anno – e in particolare, negli ultimi mesi – vede il Palazzo Beneventano, cuore delle attività di Badia Lost & Found, al centro di una querelle con il Comune, ente proprietario del bene. Una discussione la cui lunga cronaca si può rintracciare sulle pagine social della cooperativa e che sembra ormai destinata a chiudersi con lo sfratto della cooperativa dall’edificio.
«Posso dire solo, in breve, che tre anni fa avevamo proposto al Comune un accordo di partnerariato pubblico-privato con uno strumento di legge ormai riconosciuto che permette di gestire anche edifici incompiuti. Si tratta di una proposta che non ha nulla a che vedere con la privatizzazione, che però è prima rimasta in sospeso e poi non più presa in considerazione, tanto che oggi di fatto veniamo considerati come degli occupanti abusivi», chiosa Giorgio Franco.
In ogni caso, al di là della situazione contingente che la cooperativa sta vivendo, anche se l’amarezza è inevitabile, i giovani della cooperativa Badia Lost & Found non si perdono d’animo e con la loro visione di un mondo in cui la creatività contribuisce e restituisce la memoria dei non luoghi guardano avanti verso altri progetti per il futuro che riguardano sempre il quartiere di Badia ed si spostano fino al magnifico Biviere di Lentini.
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