21 Nov 2022

Da scooterista convinta a “ciclista ignorante”. La storia di Adriana

Scritto da: Valentina D'Amora

Il mondo della bici secondo voi è inclusivo o prettamente maschile? Oggi vi raccontiamo la storia di Adriana Anselmo, che per incoraggiare altre donne che, come lei, in rete trovavano solo articoli scritti da uomini per altri uomini, ha deciso di aprire un blog al femminile, La Ciclista Ignorante. A fine 2018 ha alzato per la prima volta la saracinesca della sua ciclofficina a Genova, trasformando così la sua nuova passione in un lavoro.

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La Spezia - Adriana è una donna genovese che gestisce due ciclofficine, una a Sarzana, dove adesso vive, e una a Genova. Nel 2016 apre La Ciclista Ignorante, un blog per parlare di ciclismo urbano da un punto di vista femminile e soprattutto dalla prospettiva di una persona neofita che si affaccia alla dimensione delle due ruote come nuova modalità di spostamento in città. «L’errore per me è continuare a prendere per buona l’equazione “mobilità sostenibile uguale auto elettriche”», mi spiega.

Secondo Adriana occorre portare lo sguardo un po’ più in là, cambiando mezzo e soprattutto diminuendo il flusso delle auto: «Bisogna innanzitutto trovare il modo di togliere auto dalle strade». Così, riducendo il traffico, sempre più persone si sentirebbero più invogliate e sicure a rispolverare la bicicletta dal garage e usarla per i propri movimenti quotidiani: «Nella maggior parte dei casi – eccetto rare eccezioni – la vita di tutti i giorni si svolge in un raggio di meno di 6 chilometri da casa e questo è naturale: tendenzialmente si cerca il panificio più comodo, il negozietto sotto casa. Raramente ci si ritrova a cambiare quartiere per fare spese».

Adriana ciclistaignorante
Adriana, La Ciclista Ignorante. Foto di Fabio Bussalino

Per questo, quando si trova a suggerire alle persone come prendere confidenza sulle due ruote, Adriana le invita a provare a impostare diversamente la propria quotidianità: «Nell’arco di una settimana, fai un viaggio di più in bici e uno in meno in macchina e vedi come va. In fondo in poco tempo ci si rende conto che la bicicletta è il metodo di spostamento migliore: è più veloce del camminare e più sostenibile di ogni altro mezzo».

Adriana, quando sei diventata una ciclista urbana?

È successo casualmente il 4 giugno del 2014, quando sono andata a comprarmi una bicicletta. Fino a quel momento avevo sempre girato in scooter. Abitavo sulle alture di Genova e l’idea era quella di allenarmi per un mesetto e poi andare a lavorare in bicicletta. Necessitavo di un cambiamento nella mia vita e ho scelto di partire dalla cosa più lontana da me, lo sport.

Il giorno dopo sono andata al lavoro in bici: dodici minuti all’andata senza neanche pedalare perché era tutta discesa, un’ora e quaranta al ritorno. Chi mai si era accorta che a Genova anche le strade che sembravano pianeggianti in realtà non lo erano, salivano verso i monti e scendevano verso il mare?! Non so cosa mi abbia portato a non smettere più, a deviare al mattino per andare a vedere l’alba sul mare. Arrivavo al lavoro scarica ma felice e questo beneficio mi ha portato a stravolgere la mia vita fino a decidere di cambiare casa e vendere lo scooter.

Sono fermamente convinta che posso fare la differenza, credo nel potere della semina e che ogni azione produca il suo effetto

In quale momento della vita questa tua nuova peculiarità ha preso l’accezione di “ignorante”?

Sono diventata La Ciclista Ignorante al Cosmobike del 2016: non ci capivo niente di biciclette, guardavo solo forma e colore e per scherzo ho iniziato a chiamarmi così. Una sera, cercando informazioni online su cistite e bicicletta, non ho trovato nulla. Credo di essere finita alla decima pagina del motore di ricerca su un articolo che non ho mai più ritrovato.

Online quando si parla di biciclette si parla solo di sport, gare – sia corsa che mtb – o di nuove uscite sul mercato. Quasi sempre però sono uomini che parlano ad altri uomini. Ho capito che serviva un cambiamento: ci voleva qualcuno che non ne sapesse niente, studiasse e mettesse le persone a proprio agio. Così ho aperto il blog.

Quale obiettivo ti sei prefissata?

Andare oltre la sola ciclomeccanica, diffondere e condividere un nuovo stile di vita che sia basato sull’etica, sulla trasparenza e sulla contaminazione reciproca delle idee. Il mio è un progetto in cui la bicicletta è sempre stata un mezzo e mai il fine.

bici bigliettino ciclista ignorante
Come descriveresti il tuo lavoro se dovessi scegliere tre parole?

Per una prolissa come me usare solo tre parole è difficile, però mi vengono in mente: etica, condivisione e formazione. Se le facciamo diventare cinque aggiungo trasversale e inclusivo.

Oltre a riparare biciclette, fai un altro grande lavoro che è la “ciclo-comunicazione”: come ti senti in questo ruolo che ti sei in qualche modo cucita addosso in questi anni?

Parlando senza filtri mi sento un po’ sola perché non ho trovato ancora nessuno con cui condividere questo progetto “alla pari”, ma nel tempo ho capito che c’è chi mi osserva e mi segue, spesso senza commentare o senza manifestarsi. In questa dimensione è il podcast ad avermi dato più soddisfazione perché anche se non conosco chi mi ascolta, so che in qualche modo quello che dico arriva.

È difficile portare avanti un progetto come questo, dove i risultati sono lenti da raggiungere e forse neanche li vedi, devi crederci molto, ma sono fermamente convinta che posso fare la differenza, credo fortemente nel potere della semina e che ogni azione produca il suo effetto. Ho trasformato il mio percorso personale da grafica a ciclomeccanica, da scooterista a ciclista urbana, perché poteva essere il punto di partenza di molti altri dialoghi che possono trasformare in meglio la nostra società.

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