Parlare di spiritualità nell’Italia di oggi è politicamente corretto?
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Fra le molte cose che sarebbe necessario cambiare in Italia c’è l’insegnamento della religione nelle scuole e in genere l’approccio alla spiritualità. Anche se è difficile parlarne. Necessario è dire poco. Siamo arrivati a un punto così estremo di crisi che solo un’apertura della nostra coscienza individuale e collettiva alla dimensione spirituale, o transpersonale, potrà traghettarci fuori dallo sfacelo di questi tempi.
È uno sfacelo anche interiore: la gente sta male, i giovani stanno male. E non sono la sola a dirlo. Non è un optional, è una necessità di sopravvivenza. Il passaggio cruciale sarà quello dalla mente egoico-bellica – come la chiama il filosofo Marco Guzzi – alla mente relazionale e interconnessa. Questo cambierà tutto. È un salto quantico, uno scatto inaudito di coscienza quello che ci si richiede. Dall’io mio al bene comune.
Come può essere agevolata questa transizione? «I nostri bambini soffrono di malnutrizione animica e spirituale», dice il pedagogista Fabio Alessandri. Aggiungo: l’umanità tutta è affamata di spiritualità, di oltre, di significato, anche se non lo sa. Chi si sta occupando di questa fame? La spiritualità è qualcosa che può essere educato? A chi spetta questa educazione? Il mio ultimo libro Aprire gli occhi all’Invisibile: come riaccendere la spiritualità nei ragazzi (Bookness, 2022) è un tentativo di rispondere a questi interrogativi, che spero attivi altri a continuare a interrogarsi e a indicare modi più consoni ai nostri tempi di approcciare l’Invisibile.
“Invisibile” è per me un altro modo per dire “spirituale”. Lo preferisco perché meno legato alle religioni, che non sono le uniche depositarie della spiritualità e che l’hanno spesso costretta in dogmi e trasformata in regola morale. Ma poiché nel libro ho usato il termine spiritualità sento il bisogno di chiarire che cosa intendo per spirituale. Chiamo “spiritualità” il dar valore alla vita, il sentirsi in una connessione profonda con tutte le sue dimensioni e con tutte le sue creature. La capacità di andare oltre, di interrogare e di interrogarsi, di cercare il bene comune, mentre cerchiamo il nostro bene. Aprirsi all’alto e all’altro.
A chi si rivolge questo libro? Per chi è stato scritto? Per le scuole. Sia per chi segue le lezioni di religione sia per chi fa attività alternativa. Perché non è giusto che i ragazzi che non si riconoscono nella religione cattolica o nel concetto stesso di religione siano privati della possibilità di nutrire la loro parte animica e spirituale e di conoscere il cristianesimo e le altre religioni anche solo come fatto culturale. E perché i ragazzi cristiani conoscano anche le altre fedi e i non cristiani incontrino il vangelo. Nella società multiculturale in cui viviamo questa è una direzione indispensabile.
Mi rivolgo anche ai loro insegnanti, genitori, nonni, catechisti. Ma oltre a far conoscere i grandi Maestri delle varie tradizioni e a delineare i fondamenti del loro insegnamento, questo libro presenta anche altri maestri un po’ più insoliti e che possono parlare anche ai ragazzi di famiglie agnostiche: la natura come Maestra, l’arte, la scienza, persino l’ombra come Maestra.
L’ultima sezione è dedicata al Maestro Gesù (l’Invisibile fatto visibile: Gesù, il Cristo) e occupa uno spazio più ampio rispetto alle altre parti. Perché mai? Siamo in Italia, siamo in occidente. Al di là delle adesioni di fede, la nostra storia e la nostra cultura sono impregnate di cristianesimo. In molti paesi europei la Bibbia viene studiata da tutti, cristiani, agnostici, seguaci di altre religioni, come libro di cultura. Tutti festeggiamo il Natale e la Pasqua. Concetti come la risurrezione, il segno della croce, il perdono, la comunione, la preghiera, ma anche molti episodi della vita di Gesù fanno parte del patrimonio comune della nostra civiltà.
Dunque vale la pena provare a spogliarli dalle incrostazioni devozionali e dogmatiche e offrirli sia ai credenti che agli agnostici se non altro come istruzioni per vivere, e per vivere meglio. Ma ho fatto questa scelta anche perché il vangelo continua a essere, come dice Marco Guzzi, “spaventosamente futuro”. Mi viene anche in mente un libro scritto da un frate, Dominique Collin, dal titolo assai provocatorio Il cristianesimo non esiste ancora.
È un libro interattivo in cui il discorso è continuamente interrotto da domande, provocazioni e stimoli che invitano i ragazzi ad attivarsi e a metterci del proprio. In altre parole, a pensare. I ragazzi e gli adulti che utilizzeranno il libro nel loro lavoro coi più giovani. Ma anche per loro stessi, come mi dicono molti lettori che lo leggono come un risarcimento per il loro bambino interiore, a cui mancò in passato questo nutrimento.
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