Il sogno di Guglielmo, cooperante in Guatemala, e quello delle contadine di Petén
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Sono Guglielmo. Mi identifico come uomo ma non vedo questo come un confine dentro cui costruire la mia identità. Sono figlio di una mamma e di un papà e fratello di un fratello, ma allo stesso tempo sono figlio e fratello di centinaia e centinaia di persone incontrate e vissute durante un cammino sparso su tre continenti diversi. A volte sono stato anche papà, a volte mamma.
Sono nato in un fazzoletto di terra che un pugno di uomini qualche centinaio d’anni fa ha scelto di chiamare Italia. Le mie radici biologiche sono lontane e abbracciano mezzo Mediterraneo. Il senso di appartenere a una terra ben più ampia si fa più forte ogni giorno in cui ne scopro un nuovo tassello.
Ho ricevuto una educazione cattolica e con gli anni ho imparato che la spiritualità è una voce universale ben più profonda e intima della religione. Credo in Dio, Allah, Madre Terra, Inti, te, me, noi e in ogni manifestazione di questa unica voce. Sono questo oggi, chissà chi e come sarò domani.
La cosa che preoccupa di più in questi giorni di nomine e nuove compagini è la possibilità che tutta questa complessità venga ridotta a una verità digeribile fatta di poche sillabe, buona per farci sentire in pace nella ninna nanna della paura. Assottigliare l’infinita profondità dell’anima e del sogno che ognunə porta appresso a quattro slogan da strillare in faccia a chi è più fragile, così, giusto per fingerci dal lato giusto.
A un oceano di distanza – così come a due passi da casa –, il mio lato giusto continuerà a essere quello intricato, contraddittorio e complesso del dubbio e della ricerca. In poche parole, il lato debole. Per fortuna, in buona compagnia. Elena e io siamo in Petén, Guatemala, da poco più di sei mesi, vivendo e lavorando in alcune delle comunità più antiche e fragili del paese insieme ad AMKA, associazione che è parte anche dell’ultimo FDCB22 – e spero sia entrata un po’ anche nei vostri cuori.
In questo periodo abbiamo avuto modo di scoprire una bellezza ancestrale, mille colori e, purtroppo, una povertà diffusa accentuata dalla mancanza di spazi per il commercio dei prodotti di base. Questa disuguaglianza colpisce soprattutto le donne, costrette a subire gli effetti collaterali di un sistema economico estremamente patriarcale.
Per questo insieme ad AMKA abbiamo deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi e contribuire alla costruzione di un nuovo negozio comunitario destinato a supportare le contadine della comunità di Nuevo Horizonte, divenuta ormai la nostra casa, e delle zone circostanti.
Ogni centesimo raccolto e ogni condivisione rappresentano un mattone in più verso il raggiungimento di una reale emancipazione per le donne guatemalteche dell’area. Se puoi, se ti va, dona o condividi ora la campagna. Elena e io saremo in Guatemala sino alla fine dei lavori e potremo garantire sul corretto utilizzo di ogni centesimo.
Saremo parte di uno stesso cammino di dignità. Grazie fin d’ora per aiutarci a renderlo un percorso di riscatto per decine di donne a un oceano di distanza. Tutto questo ci fa sentire più vicini e all’opera per un unico obiettivo di uguaglianza. Se hai voglia di conoscere di più dei progetti che stiamo portando avanti non esitate a scrivere in qualsiasi momento.
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