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«È impossibile correggere gli abusi se non sappiamo di averli davanti».
Julian Assange
Il giornalista australiano Julian Assange e la sua organizzazione ce le hanno fornite. Rivelazioni che hanno innescato la furia delle autorità statunitensi. Ma in realtà nessun Governo al mondo ama Assange e la sua creatura WikiLeaks, la piattaforma al servizio dei whistleblower fondata nel 2006. Tra queste rivelazioni, alcune hanno riguardato in particolare il continente africano.
Nell’agosto 2007 il Kenya ha aiutato WikiLeaks a realizzare il suo primo grande scoop. Riguardava Daniel Toroitich arap Moi, presidente del Kenya dal 1978 al 2002. A incriminare il politico keniota è stato un dettagliato rapporto redatto dalla società britannica di investigazioni aziendali Kroll & Associates e destinato a John Githongo, giornalista keniota, al quale Mwai Kibaki, successore di Moi, aveva affidato il compito di investigare sulla corruzione nel Paese.
Nel report era evidenziato come l’ex presidente e almeno due dei suoi figli si fossero appropriati di centinaia di milioni di dollari appartenenti al Governo al fine di trasferirli all’estero. Quel denaro sarebbe poi stati investito nell’acquisto di una banca in Belgio, di un ranch in Australia e di immobili costosi in varie città del mondo, tra cui New York e Londra.
Il rapporto non è mai stato reso pubblico in Kenya. Assange aveva poi consegnato il fascicolo al Guardian, che il 31 agosto 2007 aveva pubblicato la squallida storia, ripresa poi dai media di tutto il mondo. Si ritiene che il documento sia stato inviato ad Assange da un alto funzionario governativo keniota contrariato dall’incapacità di Kibaki di affrontare la corruzione e, alla fine, dalla sua alleanza con Moi.
Il rapporto aveva scatenato un putiferio in Kenya e messo in luce l’impunità della quale godono i funzionari che svuotano le casse dello Stato. Ironia della sorte, poco dopo l’avvio dell’indagine Kroll, l’amministrazione di Kibaki è stata scossa da una propria truffa multimilionaria che prevedeva l’assegnazione di contratti governativi a imprese fasulle.
Vale la pena ricordare anche lo scandalo dello sfruttamento delle miniere da parte di società occidentali e cinesi pubblicato su WikiLeaks. Il gruppo Areva, multinazionale francese specializzata in energia nucleare ed energie rinnovabili (ora ha cambiato nome in Orano) è stato messo sul banco degli imputati da WikiLeaks nel febbraio 2016.
I cablo pubblicati da Assange hanno raccontato una guerra multimilionaria, costellata di corruzione, tra aziende occidentali e cinesi per accaparrarsi l’uranio e altri diritti minerari in Repubblica Centrafricana. WikiLeaks ha spiegato come gli attori del conflitto avessero cercato di evitare i costi di bonifica dei territori. Tra le centinaia di pagine di questa pubblicazione ci sono mappe dettagliate di diritti e contratti minerari, tangenti e rapporti investigativi segreti.
Dopo un proficuo sfruttamento delle risorse, aziende come Areva hanno abbandonato il Paese, lasciando dietro di sé casi di contaminazione nucleare senza aver avviato nessuno degli investimenti di bonifica promessi. Il giornalismo africano ha certamente goduto delle rivelazioni fatte da Assange e dai suoi collaboratori. Purtroppo molti giornalisti che hanno tentato di portare alla luce i soprusi dei loro Governi sono stati perseguitati e messi a tacere.
Qui l’articolo originale.
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