La Ricicleria, dove oggetti e persone trovano nuova vita – Io Faccio Così #363
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Perugia, Umbria - È il 16 settembre 2022 e siamo vicino ad Assisi, precisamente a Santa Maria degli Angeli. Il nostro tour per celebrare il decennale di Italia che Cambia è nel pieno del suo svolgimento e siamo pronti a ripartire, destinazione Scampia, per la nostra prossima tappa. A causa della tremenda alluvione che ha colpito le Marche, il nostro incontro con Bruno Sebastianelli de La Terra e il Cielo ad Arcevia, vicino ad Ancona, è purtroppo saltato (lo recupereremo il 4 Novembre alle ore 19, sempre sui canali Facebook e YouTube di Italia che Cambia) e abbiamo qualche ora a disposizione per noi.
Invece di riposarci, siamo incuriositi da un personaggio che abbiamo incontrato il giorno prima e che ha anche partecipato alla nostra diretta dedicata al tema dei Rifiuti. Si tratta di Alex Trabalza, un operatore socio-sanitario dallo sguardo vivo, dai modi schietti e dotato di una simpatia e di un calore umano che non passano inosservati. È il fondatore della Ricicleria, uno spazio di quasi trecento metri quadri situato proprio a Santa Maria degli Angeli e che Alex ha aperto – inizialmente in un Comune limitrofo – durante il periodo del Covid.
Tramite questa iniziativa cerca di dimostrare al mondo che il rifiuto, a parte qualche caso, non esiste: siamo circondati di oggetti di tutti i tipi – libri, giochi, oggettistica per la casa, impianti audio ed anche ferro e materie prima varie, solo per citarne alcuni – che Alex conserva e recupera, conferendo loro una seconda vita grazie al prezioso lavoro di diverse persone: collaboratori, volontari e soggetti inseriti in percorsi reinserimento sociale e lavorativo.
Lo scopo della Ricicleria è valorizzare gli oggetti salvati dalla discarica. Chi visita il negozio poi, in cambio di una donazione per sostenere il progetto, può prenderli o in alternativa barattarli con un altro oggetto da lasciare alla Ricicleria. Non avendo potuto approfondire la storia di Alex nella diretta del giorno prima, decidiamo così di scoprirla meglio con maggiori dettagli.
LA STORIA DI ALEX: COME È ARRIVATO ALLA RICICLERIA
«La Ricicleria è niente e nessuno da buttare, è riusare e riciclare gli oggetti reinserendo le persone», sostiene Trabalza. L’interesse di Alex per il tema Rifiuti e per l’attivismo sociale è nato alcuni anni fa e va di pari passo con il suo lavoro che, lo ripete spesso, «mi ha cambiato la vita e ha mutato lo sguardo che avevo verso il mondo». A venti anni Trabalza inizia a lavorare come operatore socio-sanitario: si reca a domicilio nelle case delle persone che hanno bisogno – anziani o famiglie con un figlio o una persona del nucleo con disabilità – e il suo compito è aiutarli nelle faccende quotidiane.
L’esperienza lo arricchisce profondamente e gli fornisce l’opportunità di comprendere ciò che nella vita ha un valore davvero importante: «Una volta entrai a casa di un mio assistito, non vedente – ci racconta – ed ero turbato, perché non ero riuscito ad avere un finanziamento per comprare una nuova auto. Lui si accorse che ero nervoso e mi chiese se, una volta che mi fossi calmato, potevo poi aiutarlo perché non riusciva a togliersi una mosca da sotto il naso. Compresi all’istante quanto fossi fortunato e quanto mi stessi lamentando per un avvenimento che non era davvero così importante. Io una macchina già ce l’avevo tra l’altro».
Il contatto con delle persone costrette all’uso della sedia a rotelle lo pone di fronte al problema delle barriere architettoniche. Per segnalarle e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo problema, apre nel 2014 la pagina facebook il Movimento dello Sconforto Generale, dove condivide inizialmente le foto delle diverse barriere architettoniche incontrate. «Presto mi sono accorto che gli oggetti abbandonati erano tra le principali barriere architettoniche che mi capitava di incontrare – ci spiega Alex – e iniziai a porre maggiore attenzione al tema dei rifiuti abbandonati e a cercare possibili soluzioni per mitigare il problema».
Alex prende così l’abitudine di organizzare, all’inizio in solitaria, delle giornate per andare a ripulire delle aree asserragliate da oggetti abbandonati e condivide le sue iniziative sui social: «Ricordo che un giorno a Petrignano avevo organizzato una giornata di pulizia il sabato pomeriggio, diffondendola in anticipo sui social; giunto sul posto, trovai trenta persone pronte a darmi una mano».
Oggi la pagina conta circa diecimila iscritti e nel corso degli anni si sono moltiplicate le giornate di pulizia con la partecipazione della comunità: «Ora siamo meno attivi perché la sensibilità sul tema dell’abbandono illegale dei rifiuti è molto cresciuta. Cominciamo a vedere i risultati del nostro operato, le persone sono intimorite e non abbandonano più i rifiuti per le strade».
L’esperienza del Movimento per lo Sconforto Generale – il nome, ironico, prende spunto dallo scoraggiamento provato inizialmente da Trabalza riguardo il tema delle barriere architettoniche – è intimamente collegata a quella della Ricicleria: oltre a inaugurare la collaborazione con alcune scuole, per sensibilizzare sul tema dei rifiuti e per ripulire insieme ai ragazzi alcune aree degradate, «molti oggetti che trovavamo abbandonati riuscivamo poi a rivenderli sotto forma di donazione, dopo averli sistemati da alcuni piccoli danni che avevano, allo scopo di finanziare le nostre attività». Un anticipo del modello adottato poi dalla Ricicleria.
LA RICICLERIA
Facciamo un salto in avanti e arriviamo al 2020. Trabalza entra in disoccupazione e decide di approfittare di questo periodo per dare vita a uno dei suoi sogni: trovare un luogo fisico che ospitasse gli oggetti abbandonati, per coinvolgere nel loro recupero persone svantaggiate o con problematiche sociali. Un luogo che, per dirla con le sue parole, «donasse allo stesso tempo una seconda vita agli oggetti e alle persone in cerca di una nuova occasione di riscatto».
Inizialmente la Ricicleria muove i suoi primi passi in un piccolo locale di trentasette metri quadri a Petrignano d’Assisi; è dotata di un laboratorio, un ufficio e uno spazio espositivo. La partecipazione delle persone è subito notevole e sono moltissimi coloro che propongono diversi oggetti e materiali ad Alex, che dopo una sua valutazione li ospita nel proprio spazio. Alcuni oggetti vengono trasformati, prendono una nuova vita e vengono ceduti sotto forma di donazione minima per sostenere il progetto. Altri, più semplici, vengono barattati oppure ceduti sotto forma di donazione libera.
In questa fase si gettano anche le basi del modello collaborativo a cui si ispira la Ricicleria: «In quel periodo seguivo per lavoro un ragazzo con sindrome di autismo – spiega Trabalza – e lo portavo con me alla Ricicleria. In breve tempo è diventato il mio assistente e ha imparato a scartavetrare, verniciare e utilizzare diverse altre tecniche e materiali per dare una nuova vita a prodotti abbandonati: era nata l’idea alla base dei futuri laboratori».
Gli oggetti all’interno dello spazio sono talmente tanti che si rende necessario spostarsi in una nuova sede, più ampia. Alex la trova in affitto a Santa Maria degli Angeli, dove siamo oggi. «Nel frattempo ho ricevuto una chiamata da un assistente sociale che aveva la necessità di sviluppare un percorso di sconto pena per un ragazzo minorenne e aveva pensato di farlo insieme, attraverso laboratori manuali in Ricicleria. Per un periodo di tempo venne alcuni giorni alla settimana aiutandomi a sistemare, pulire e riassemblare i materiali. Da questa esperienza siamo passati a collaborare con il CSM, Il Centro di Salute Mentale, e con l’Uepe, Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, per co-organizzare qui alcuni percorsi di fine pena».
La Ricicleria è entrata in contatto anche con le scuole e sono iniziate delle collaborazioni con alcuni licei: «I ragazzi, divisi in gruppi, vengono in laboratorio e, guidati da noi, realizzano degli oggetti partendo da materiali di scarto, che poi si portano a casa». Oggi con la Ricicleria collaborano quattro persone nella gestione del progetto e nell’organizzazione delle attività. Nel croso del tempo, con diversi gradi di coinvolgimento, hanno collaborato circa centottanta tra ragazzi e persone adulte nella realizzazione di diversi manufatti, oltre che nella gestione e nella manutenzione del luogo.
LAVORARE SULLA SINERGIA PUBBLICO-PRIVATO
Trabalza ci spiega che, dei numerosi oggetti che vediamo nel video che trovate all’interno dell’articolo, un quindici per cento circa viene poi riutilizzato e ricomprato. Il suo maggiore auspicio è che si sviluppi una maggiore sinergia con l’amministrazione comunale, soprattutto per quanto riguarda la gestione dello spazio: «i rifiuti andrebbero pesati, per capire insieme al Comune qual è il nostro reale valore non solo sociale, ma anche in termini di risparmio di costi per lo smaltimento di quelli che diventerebbero tecnicamente rifiuti».
L’affitto dello spazio che ospita la Ricicleria è completamente a carico del progetto e non è molto economico: «Questo ci costringe a lavorare di fretta e ad accumulare più oggetti di quelli che vorremmo per cercare donazioni. Se potessimo ragionare su un affitto calmierato, grazie anche a una collaborazione più stretta con l’Amministrazione, avremmo la possibilità di accumulare meno oggetti e di trasformarli di più attraverso laboratori o lavori realizzati ad hoc».
Secondo Trabalza, creando un modello di collaborazione tra pubblico e privato si possono porre le basi condizi per rendere replicabile il modello e per poter sviluppare una Ricicleria in ogni quartiere delle città italiane. Il coinvolgimento dell’Amministrazione pubblica diventa così cruciale per donare al progetto della Ricicleria la reale funzione comunitaria che quotidianamente svolge: non si tratta solo di una questione di risparmio dei costi, ma anche e soprattutto del ruolo sociale che un progetto come questo assume.
La collaborazione con le scuole, i servizi sociali, i diversi tribunali e l’essenza riabilitativa stessa dimostrata dal lavoro manuale e testimoniata dalle centinaia di persone che hanno trovato nella collaborazione con Trabalza una scintilla per dare una nuova veste alle loro vite, dimostrano che progetti come questo non sono un semplice magazzino dove accatastare oggetti apparentemente inutili, ma veri e propri laboratori per la costruzione di un nuovo modello di assistenza sociale, che metta al centro la relazione e, tramite essa, il recupero materiale e spirituale di ciò che ci circonda.
«Frequentando persone in difficoltà, ho capito il reale valore della vita e dei suoi aspetti e di pari passo ho intuito anche quello che potevano avere gli oggetti», conclude Alex. «Ho intuito che puoi essere fondamentale per il prossimo, fare la differenza nel tuo piccolo, anche cambiando un semplice pannolone a una persona non più in grado di badare a sé stessa».
«Ho realizzato che devo fare qualcosa, oltre il mio lavoro, che mi faccia sentire utile e donarmi la stessa serenità e la stessa felicità che mi donava il mio impiego. Fare laboratori, imparare, coinvolgere e aiutare persone che hanno bisogno e cercano una nuova opportunità esistenziale per me è una missione di vita, mi fa stare bene. Fondamentalmente, aiutando gli altri, io aiuto me stesso».
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