Patataplà, la compagnia teatrale immaginaria dell’artista contadina che è andata a vivere in un borgo
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Lucca, Toscana - Immaginate un teatro chiuso da anni in una piccola frazione montana sulle Alpi Apuane, a Sassi in Garfagnana, dove il buio in sala è più pesto di quanto di solito non sia quando si va in scena, perché nessuno calca più quel palco. Finché un giorno, dopo un lungo girovagare nei teatri di tutta Europa, la compagnia Patataplà approda proprio a Sassi e riapre le porte del teatro: lo spettacolo può (ri)cominciare. Ma prima facciamo un salto dietro le quinte per scoprire da dove vengono Patataplà, Jimborso, Madama Coriandola e tutti gli altri protagonisti di questa immaginaria e stravagante combriccola di attori e teatranti.
PORTARE IN SECENA L’UNICITÀ
Ce lo racconta direttamente Bianca Passaglia, pittrice, arteterapeuta e tecnico dell’animazione socio-educativa, trasferitasi a Sassi insieme alla compagna Chiara, dopo aver deciso quasi un anno fa di lasciare Pisa per andare a vivere in Garfagnana. Nati dalla sua fantasia, i personaggi della Compagnia Patataplà sono un caleidoscopio di umanità, abitudini, vezzi e storie. Non a caso lo spettacolo portato in scena lo scorso maggio, dal titolo “Di Ognun* ce n’è Un*” è un inno alla diversità e unicità.
In questo progetto Bianca non è da sola. L’idea di realizzare uno spettacolo che riportasse il pubblico nel teatro di Sassi è nata grazie alla collaborazione con Gabriella Gazzetti, regista e attrice teatrale: è proprio nei suoi monologhi ironici e giocosi che prendono vita i personaggi della Compagnia Patataplà. Il concetto di unicità è la matrice del progetto, «così come unica è stata l’occasione di provare a ridare vita a quello che è stato il cuore della cultura e dell’aggregazione di Sassi, rimasto per anni chiuso al pubblico», aggiunge Bianca.
“Di Ognun* ce n’è Un*” è innanzitutto una mostra pittorica sull’unicità, i cui protagonisti sono le raffigurazioni dei componenti della Compagnia Patataplà. Ma è anche messa in scena, improvvisazione e monologhi in chiave divertente con il coinvolgimento del pubblico a cura di Gabriella Gazzetti. «Abbiamo ideato uno spettacolo senza copione che coinvolgesse un pubblico trasversale, dai più piccoli agli adulti», prosegue Bianca. «Oltre alla visita alla mostra sono stati realizzati laboratori teatrali e altre attività, il tutto nella cornice del teatro di Sassi, rimasto senza corrente in seguito a un lungo periodo di abbandono».
Per ovviare all’inconveniente, si andava in scena tutte le domeniche pomeriggio di maggio, così da sfruttare il più possibile la luce naturale. Finché – con grande soddisfazione – l’iniziativa ha portato sul piccolo teatro l’interesse dell’amministrazione locale: e nel teatro di Sassi, insieme al pubblico, è tornata la luce e altre compagnie teatrali, non più solo immaginarie.
TORNARE PER RESTARE
Attraverso i suoi personaggi inventati, Bianca vuole tra le altre cose provare a raccontare il territorio delle sue origini, abitato da persone come Jimborso, che dopo aver viaggiato per il mondo ha deciso di farvi ritorno, o come Madama Coriandola e la sua predilezione per i prodotti autoctoni e a chilometri zero. «Tutti possiamo riconoscerci in questi personaggi o in alcuni aspetti del loro carattere: è la magia del teatro e allo stesso tempo il racconto di chi abita questo borgo in cui ho scelto di vivere», aggiunge Bianca.
Da quando lo scorso dicembre vi ha fatto ritorno insieme alla compagna, Bianca ha riscoperto il valore di una vita diversa. A Pisa lavoravano entrambe come educatrici professionali in una cooperativa, occupandosi principalmente di minori e madri con figli a carico. «Nonostante amassimo molto il nostro lavoro – mi racconta Chiara – ci ritrovavamo spesso a chiederci se fosse davvero quella la vita che desideravamo».
A Sassi hanno recuperato una vecchia abitazione di famiglia e iniziato a coltivare un terreno abbandonato più di settant’anni fa: «Sono cresciuta con le mani in terra, i miei nonni avevano una vigna, non ho mai dimenticato le mie radici contadine. Una volta arrivate qui, in due balze di terra abbiamo realizzato il nostro orto sinergico, dedicandoci principalmente alla coltivazione della patata garfagnina e di altri prodotti tipici», prosegue Bianca.
Oltre alla vendita diretta dei prodotti del proprio orto, Bianca e Chiara vorrebbero organizzare delle attività didattiche che coinvolgano i più piccoli sui temi della natura e del rispetto del territorio. «Un mio grande sogno – mi confida Bianca pensando al futuro – sarebbe quello di aprire una scuola di disegno e illustrazione qui a Sassi. A più breve termine insieme a Chiara vorremmo organizzare delle attività di meditazione e pratiche olistiche in natura, nel nostro orto». Anche perché Bianca, Chiara e sua sorella sono già titolari di Studio Amka – uno spazio per Sé, un centro olistico-artistico situato a Mologno.
Mentre pensa ai mesi trascorsi, al suo nuovo progetto di vita e alla riapertura del teatro, Bianca sente che da quando è andata a vivere a Sassi molte cose sono cambiate in paese: «Poco per volta è iniziato uno scambio di buone pratiche e di consigli con i contadini più esperti. È come se gli animi in questo paese si stessero risvegliando giorno dopo giorno», commenta Bianca. «Finalmente c’è progettualità, fermento e tutto sembra realizzabile, nonostante le difficoltà».
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