Mediblei, la prima cooperativa di comunità per scoprire l’area iblea
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Siracusa - Parlare dei borghi interni oggi è diventato quasi una moda. Con l’avvio del PNRR si sentono spesso e sulla bocca di molti parole come “rivalutazione” e “ripopolamento” di borghi interni. Al di là della bellezza, vivere in molte di queste località non è un’impresa semplice: spesso sono lontani dai centri più importanti e privi di assi viari di collegamento, con nessun mezzo pubblico di trasporto che possa ovviare a questa “distanza”. Lo sanno bene Sara Curcio Raiti, Raffaele Gallo, Carlo Valvo ed Emanuele Savasta, fondatori della prima cooperativa di comunità nel territorio della provincia di Siracusa, Mediblei, nata il 9 luglio del 2019 a Palazzolo Acreide.
Da subito accomunati dalla voglia di raccontare questa parte di Sicilia non alla maniera solita del turismo d’assalto, ma con un approccio carico di emozioni e di esperienze, hanno creato Mediblei per traslare lo spirito mutualistico della cooperazione all’interno del territorio, cercando di mettere a valore le competenze del territorio stesso e fare rete per creare processi virtuosi. Nei Comuni di Ferla, Buccheri, Palazzolo Acreide, Buscemi, Sortino, Cassaro e Canicattini Bagni la cooperativa si ripromette di fare da canale per creare aggregazione sociale e riuscire a sottrarre questi territori dal rischio dello spopolamento.
La pandemia ha solo apparentemente rallentato il processo; in realtà, come racconta Sara, presidente della cooperativa, proprio durante i mesi di stallo è sbocciato il progetto trainante della cooperativa. «Nel corso del 2020, in un momento in cui nessuno di noi sapeva che cosa ne sarebbe stato del mondo, abbiamo pensato a un’esperienza che è poi il feticcio di Mediblei e che ancora oggi proponiamo: “Tra le mani il santo, experience digitale per la festa patronale”».
Palazzolo Acreide è famoso nel mondo per le sue feste. Per la prima volta nella storia del borgo, a causa della pandemia, non ci sarebbe stato alcun tipo di festeggiamento. «Per evitare di perdere questa tradizione ci siamo inventati una processione virtuale. Insieme al comitato dei festeggiamenti abbiamo raccolto diversi materiali scaricabili tramite un qr code sul proprio device. Ecco perché “tra le mani il santo”», racconta Sara.
Il successo inaspettato è arrivato quasi immediatamente. Fondo sviluppo, il fondo mutualistico della cooperazione italiana, ha promosso come best practice la processione digitale, prima in Sicilia e seconda in Italia dopo la Puglia, permettendo anche di risanare la storica rivalità tra le due parrocchie più importanti di Palazzolo Acreide.
È nato così un nuovo progetto di fruizione e valorizzazione dalle grandi potenzialità narrative, in cui includere uno spazio di prossimità alla chiesa di San Sebastiano, patrimonio Unesco insieme a quella di San Paolo, che oggi si chiama Spazio San Sebastiano. È una galleria d’arte contemporanea, un info point, uno spazio di coworking, un piccolo bookshop in cui si incontrano gruppi di lettura e, tra le tante cose, si presentano libri.
«Organizziamo tour in giro per gli Iblei, ma non solo. Abbiamo cercato di mettere a sistema l’attrazione, il turismo, la proposta di valore di un territorio che universalmente ha tantissima bellezza. La nostra idea è molto distante da chi enfatizza la vita “lenta” dei borghi. Noi vogliamo portare a Palazzolo Acreide proposte interessanti viste altrove, cercare di connettere una visione molto più cosmopolita all’interno di una dimensione che è quella di un paese».
«L’idea del borgo dove non succede nulla e tutto deve restare com’è è all’antitesi del nostro progetto», continua Sara. «Palazzolo deve viaggiare nel futuro abbandonando qualsiasi forma di stereotipizzazione, a partire dallo stile di vita “lento” che tende a giustificare le tante mancanze che vivono quotidianamente i borghi interni».
Nei borghi infatti mancano molto spesso presidi medici di prossimità, scuole, non esistono progetti per i ragazzi tra i 5 e gli 11 anni. Non basta portare festival culturali qualche giorno all’anno e poi dimenticarsene durante il resto dei mesi. I borghi sono delle palestre sociali di comunità da seguire costantemente, in cui investire. Sono poche le politiche dedicate ai borghi e secondo Sara «l’unico modo che abbiamo per incidere è parlare con chi li vive giornalmente, confrontarci. Anche chi li governa non è abituato a farlo, è isolato, fa fatica a fare rete tra di loro».
Sara ha vissuto fuori per diversi anni ed è ritornata nel suo luogo d’origine dopo essersi imbattuta in un’inchiesta condotta da Pippo Fava contenente i dati dello spopolamento e dell’abbandono delle aree interne a seguito del processo di industrializzazione del siracusano. Molti contadini hanno abbandonato le terre per diventare operai, trasformando completamente l’identità del territorio con il favore delle industrie, consce di quanto sarebbe accaduto.
L’ascolto per chi vive questi territori è fondamentale. «Vicino al bancone di ingresso dello Spazio San Sebastiano abbiamo messo due poltrone. La gente viene e si siede per parlare e raccontare le proprie urgenze, i propri sogni, le proprie delusioni. Rabbia repressa e disagio che possono essere canalizzare verso un obiettivo comune. Non tutti all’inizio ci hanno accolto positivamente. Non capivano quale fosse il progetto: impresa, cultura, turismo, non è sempre facile raccontarlo».
Tra gli obiettivi di Mediblei c’è il desiderio di coinvolgere più persone da un punto di vista professionale e non, allargare la base sociale, estendere il progetto, riuscire a creare un sistema di rete che permetta di inserire nuovi lavoratori e altri soci. Investire nella promozione non è sempre facile, così come rendere le aree interne attrattive. Nonostante Palazzolo Acreide non sia un posto sconosciuto e abbia tante eccellenze da raccontare, la maggior parte dei turisti ci arriva quasi per caso.
Inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi: Palazzolo sta diventando sempre più multiculturale grazie al lavoro dei ragazzi di Mediblei che raccontano il territorio con cura e dedizione, facendo attenzione a trasmettere i valori e le emozioni delle tante storie che nutrono questo luogo, rendendolo ancora più unico agli occhi di chi lo vive e lo guarda per la prima volta.
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