La realtà è più avanti: emozioni dal palco che porta in scena l’Italia che cambia
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Catania - “Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri miseri egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo, magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno paura, dai disagi quotidiani, dalle sofferenze comuni, dal nostro rifiuto. Perché un uomo solo che grida il suo no è un pazzo, milioni di uomini che gridano lo stesso no avrebbero la possibilità di cambiare il mondo”.
Mentre la voce profonda e avvolgente di Fabrizio Bartolucci recita i versi di Giorgio Gaber un fremito mi scuote dalla testa ai piedi, i peli si rizzano sulla pelle e la gola viene serrata da un groppo. Perché mi sembra che parole scritte quasi trent’anni fa siano in realtà state concepite esattamente per questo luogo, per questo momento.
Un meta-spettacolo, l’ha definito in apertura Daniel Tarozzi. Un racconto del racconto, un po’ come la magica matrioska narrativa concepita da Ende e nascosta fra le pagine della Storia Infinita. Sarà infinita anche la storia che viene narrata stasera? Noi forse non lo sapremo mai. Quello che sappiamo è che stiamo celebrando un viaggio lungo dieci anni, che ha doppiato un traguardo per certi versi storico ma non è certo giunto al suo epilogo. È il nostro viaggio, ma soprattutto quello di un paese intero.
La realtà è più avanti, lo spettacolo d’inchiesta che racconta l’Italia in cambiamento, è un camaleonte. Si evolve, cambia colore e forma, si arricchisce di nuove storie e nuovi personaggi, si accorcia e si allunga. Lo fa perché parla di un percorso in divenire, di un libro le cui pagine a un certo punto si fanno vergini, perché sono ancora da scrivere.
Eppure l’evento di venerdì 23 settembre un punto fermo l’ha messo. Dopo si proseguirà – abbiamo già iniziato a farlo –, ma quest’ultima edizione di La realtà è più avanti è una celebrazione e in quanto tale richiede uno stop, una riflessione, una retrospettiva. Daniel dice che quella di Catania è stata l’ultima messa in scena, forse sarà così e forse no, chi può saperlo? Di certo è stato un momento speciale.
Siamo al termine di un lungo viaggio. Dieci anni di lavoro condensati in dieci giorni di viaggio, dalla Liguria alla Sicilia. E giunti a Catania – la nuova “capitale” dell’Italia Che Cambia – si sono susseguiti per quattro giorni incontri, dibattiti, approfondimenti, momenti di coprogettazione. La stanchezza è tanta, superata solo dalla soddisfazione e dalla gioia di poter dire: “Chi l’avrebbe mai detto? Ce l’abbiamo fatta!”.
Dopo aver ascoltato per quasi due ore le storie di banche etiche e casalinghe visionarie, di una periferia degradata che ribalta l’immaginario partorendo bellezza e di una città stuprata dai veleni del profitto che, nonostante ciò, ha ancora la forza di reagire, giunge il momento di dare un volto a chi rende possibile ogni giorno questa narrazione carica di speranza.
Una dopo l’altro Daniel chiama sul palco i professionisti e le professioniste che lavorano con e per l’Italia che cambia. È un momento emozionante. Lo sarebbe se fossimo per strada o dietro la scrivania di un ufficio, ma il palcoscenico è un luogo magico, capace di amplificare i sentimenti e farli detonare in maniera assordante. Le luci, la musica di Stefano Fucili, gli applausi del pubblico, gli abbracci di compagne e compagni di viaggio che affollano la ribalta sono la degna conclusione di un viaggio memorabile. E questo è solo l’inizio…
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