31 Ott 2022

Cosa c’entra Halloween con la siccità?

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

La notte del 31 ottobre si festeggia Halloween, l’antica festa di Samhain che segnava l’inizio della stagione invernale. E noi possiamo davvero “festeggiare” il passaggio alla stagione più fredda dell’anno? Le temperature e gli effetti del cambiamento climatico sembrano andare verso tutt’altra direzione. Insolito Cinema ha deciso di dedicare un video per contribuire a una maggiore sensibilizzazione sul tema.

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Da diversi anni Halloween si è diffuso anche in Italia. La cultura di massa, la TV e i film hanno contribuito a trasformarlo in un appuntamento attesissimo, e non solo tra i più piccoli, senza effettivamente conoscerne il significato. La festa ha origini in Scozia dove, secondo alcune fonti, già nel 1795 era indicata come All Hallows’Eve, cioè vigilia di Ognissanti. Halloween starebbe a simboleggiare il capodanno celtico, l’antica festa di Samhain, che segnava la fine dell’estate e l’inizio della stagione invernale.

I festeggiamenti duravano un’intera settimana, durante la quale secondo le ritualità del tempo il mondo terreno si incontrava con il mondo dell’aldilà. Non è un caso che il calendario cattolico celebri il 2 novembre, proprio qualche giorno dopo Halloween, la festa dei morti. Durante la notte di Samhain le persone lasciavano in omaggio ai morti cibo sulla tavola per evitare che questi, uniti a fate ed elfi, facessero loro dispetti di ogni genere. 

In Italia, fino a qualche decennio fa, si era soliti pensare, soprattutto al sud Italia, che nella notte tra l’1 e il 2 novembre i “morti” abbandonassero i cimiteri per dirigersi verso le abitazioni dove lasciavano doni e regali. I più piccoli andavano a dormire con la curiosità di sapere cosa avrebbero ricevuto al mattino, generalmente un cesto pieno di frutta secca e prelibatezze, oltre ai loro regali.

I calendari legati ai cicli naturali, dunque, mantengono una loro linearità nel tempo andando oltre le paternità delle feste assunte dalle varie dominazioni. L’evento importante da celebrare in questo periodo dell’anno è il passaggio dall’estate all’inverno. E noi possiamo davvero “festeggiare” questo passaggio? Le temperature record – e non solo di queste ultime settimane – dicono proprio di no.

Il 2022 è l’anno più caldo dal 1800 a oggi. L’aumento delle temperature risulta di quasi un grado centigrado più alto (0.96 °C) rispetto alla media calcolata nel trentennio 1991-2020. Le temperature massime hanno segnato un incremento del 1.2 °C, mentre per le minime i dati fino a settembre pongono il 2022 al terzo posto come anno più caldo. In Europa il 2022 è al terzo posto come anno più caldo dal 1800, mentre a livello mondiale scende al quinto posto. 

Nel corso del 2022 a preoccupare non sono solo le temperature, ma anche la siccità che sta interessando una buona parte del territorio italiano. Un autunno bollente da sud a nord senza alcuna pioggia a bagnare i campi e a irrigare le coltivazioni, con la paura e il rischio che possa arrivare all’improvviso e in modo violento. Da qualche anno si assiste infatti a fenomeni particolarmente pesanti, come è accaduto di recente nelle Marche e in Sicilia, causando morti e danni non quantificabili. 

siccita salva il suolo

Ma cosa c’entra Halloween con la siccità e il cambiamento climatico? La risposta è il nuovo video di Insolito Cinema. Il remake della famosa scena della doccia del film Psycho è stato pensato per attenzionare questi temi in modo originale e colpire l’immaginario di chi guarda. Norman Bates dopo aver accoltellato Marion Crane non va via, si ferma a chiudere l’acqua della doccia con un messaggio chiaro: “Accorcia la doccia, allunga la vita”.

Siamo ancora convinti che il cambiamento climatico non sia un nostro problema? Dai programmi del nuovo Governo in carica sembrerebbe sia ancora così. L’aumento delle temperature sta modificando i modelli meteorologici sconvolgendo il normale equilibrio della natura. Tutto questo comporta molti rischi per gli esseri umani e per le altre forme di vita sulla Terra. L’acqua scarseggia sempre in più regioni, i deserti si stanno espandendo, il suolo destinato alla coltivazione del cibo sempre più ridotto. Per molte popolazioni incombe la minaccia di non avere regolarmente a disposizione acqua a sufficienza. Per questo siamo tutti chiamati a razionare le risorse a disposizione, nessuno escluso.

Già nel 2019 l’analisi dei ricercatori del National Center for Climate Restoration australiano delineava uno scenario più che preoccupante: entro il 2050 il riscaldamento globale potrebbe superare i 3°C se si continuano a bruciare le occasioni in cui mobilitare tutte le risorse a disposizione per un’economia a zero emissioni, innescando alterazioni fatali dell’ecosistema globale e colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone. Sempre secondo lo studio il 2050 rappresenterebbe l’inizio della fine. Buona parte degli ecosistemi terrestri potrebbero collassare, dall’Artico all’Amazzonia alla Barriera corallina.

Non abbiamo più tempo a disposizione, bisogna agire oggi perché già domani potrebbe essere troppo tardi

Il 35% della superficie terrestre, dove vive il 55% della popolazione mondiale, verrebbe investita per almeno venti giorni l’anno da ondate di calore letali. Il 30% della superficie terrestre diventerebbe arida: Mediterraneo, Asia occidentale, Medio Oriente, Australia interna e sud-ovest degli Stati Uniti diventerebbero inabitabili. Una crisi idrica colossale investirebbe circa due miliardi di persone, mentre l’agricoltura globale imploderebbe, con raccolti crollati del 20% e prezzi alle stelle, portando ad almeno un miliardo di “profughi climatici”. Guerre e carestie porterebbero a una probabile fine della civiltà umana così come la si intende oggi.

Il vero problema, sottolinea lo studio australiano, è costituito dalle “soglie di non ritorno” climatiche come la distruzione delle calotte polari e il conseguente innalzamento del livello del mare. Una volta oltrepassate trasformerebbero il climate change in un evento non lineare e difficilmente prevedibile con gli strumenti oggi a disposizione della scienza. Il riscaldamento globale si autoalimenterebbe anche senza l’azione dell’uomo, rendendo inutile ogni tardivo tentativo di eliminare le emissioni. 

La fine della civiltà umana viene stimata con una probabilità del 5%, ma come fa notare Veerabhadran Ramanathan, uno dei massimi esperti del settore, «chi prenderebbe un aereo sapendo che ha il 5% di possibilità di schiantarsi?». Non abbiamo più tempo a disposizione, bisogna agire oggi perché già domani potrebbe essere troppo tardi. 

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