Il Grande Sentiero Walser: così la cultura alpina rinasce tra antichi villaggi e genti di montagna
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Vercelli - Si sono spostati dai territori germanici fino alle alte quote di Piemonte e Valle D’Aosta. Avevano un loro dialetto, il titsch, erano abili contadini e artigiani, abitavano case vicino ai pascoli e agli alpeggi. La loro cultura è oggi un patrimonio enorme: si è tramandata nei secoli, diventando l’anima di paesi e valli alpine.
Di chi parliamo? Dei Walser, popolazioni germaniche, vere e proprie “genti in cammino”, esploratrici e persone d’ingegno. Durante gli ultimi secoli del medioevo il popolo dei Walser si insediò in diverse località dell’arco alpino, tra Svizzera, Austria, Francia e Italia. Da un luogo all’altro delle terre alte creò nuove comunità prediligendo le aree montane dove, per via delle basse temperature e dei territori impervi, difficilmente altre popolazioni sarebbero state capaci di insediarsi. Oggi rappresentano un positivo esempio di caparbietà e resilienza, di autosufficienza, di amore e rispetto verso quella natura indomita che li ha accolti.
Ciò che è certo è che le popolazioni Walser ci hanno lasciato un patrimonio materiale e immateriale preziosissimo. Pensiamo all’architettura delle loro abitazioni che ancora ci mostra l’uso di materiali locali, agli abiti tradizionali che oggi indossano nei giorni di festa, ai loro mestieri fedeli ad abilità artigiane.
Convinte che la loro memoria non possa andare perduta, diverse associazioni italiane si sono unite per realizzare un sogno: dare vita a un cammino, la Walserweg, che possiamo tradurre come “via walser”: un insieme di 15 tappe, 220 chilometri di percorsi, 12 sentieri tematici e oltre 200 punti di interesse, alla scoperta dell’affascinante cultura dei Walser e dei magnifici territori che hanno colonizzato.
UNA “RESISTENZA” PER LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO
Come ci racconta Roberta Locca, presidente dell’Associazione Presmell Ecomuseo della Val Vogna, che è capofila del progetto, «le Walser Wege sono un’idea, un progetto, un’ideale, un sogno. Le popolazioni Walser con il passare dei secoli crearono una rete di camminamenti che oggi noi sogniamo di ripercorrere. Loro avevano una forte resistenza e resilienza per vivere in queste aree dure, dalla bassa montagna ai passi alpini in alta quota. Anche oggi queste zone sono quelle che subiscono maggiormente lo spopolamento e il nostro intento è riportare energia in queste aree interne; perciò qualsiasi attività turistica, anche microscopica, può essere una speranza».
Walserweg è dunque una speranza per chi, nonostante lo spopolamento, ancora oggi sta “resistendo” in questi territori. Una speranza per i giovani che percorrendo questi cammini un giorno potranno pensare di ritornare alla loro terra. «Questo è il connubio tra i vecchi Walser e i Walser di oggi: vogliamo supportare chi oggi in questi territori resiste, proprio come hanno fatto i nostri predecessori un tempo». In diversi territori del centro Europa, come in Austria o Svizzera, le Walser Wege sono oggi dei sentieri e progetti turistico-culturali già avviati: «parliamo di percorsi ben strutturati, organizzati e gestiti da gruppi associativi come il nostro».
Oggi le associazioni vogliono compiere un passo importante e lavorare in sinergia per candidare la cultura Walser a patrimonio immateriale dell’Unesco, attraverso un registro delle buone pratiche di salvaguardia di questi territori. Ma non solo: dopo aver partecipato e vinto il bando “In Luce – Valorizzare e raccontare le identità culturali dei territori” della Fondazione Compagnia di San Paolo, ora il progetto collettivo per la realizzazione della Walserweg può finalmente concretizzarsi.
CAMMINARE CON LENTEZZA ALLA SCOPERTA DEI SENTIERI WALSER IN ITALIA
Di certo un valore aggiunto del progetto è l’ampiezza dei territori che attraversano: dalla Val Formazza fino alla Val D’Ossola, dai Comuni della Valsesia per poi raggiungere la Valle D’Aosta e le sue valli del Lys e d’Ayas. «Questo è il nostro percorso italiano che si connetterà con la Francia, la Svizzera e l’Austria: diventerà una rete di cammini importantissima che attraversa territori molto diversi ma che sono uniti tutti dallo stesso fil rouge, ovvero gli antichi insediamenti Walser».
Parliamo di sentieri già esistenti che le associazioni coinvolte intendono promuovere. Lo hanno fatto con la creazione del sito Walserweg Italia che mostra le tappe e i relativi sentieri percorribili. Lo fa implementando i sentieri già esistenti attraverso mappature, segnaletiche, fornendo indicazioni relative ai possibili soggiorni e alle strutture alle quali appoggiarsi. Ma soprattutto, intende creare un rapporto “turista-abitante”, come vera espressione del turismo esperienziale.
Percorrere oggi il Grande Sentiero Walser permette di immergersi in un passato ancora presente, dove scoprire la vita di chi abita la montagna. Come ci racconta Roberta Locca, i Walser di oggi sono persone operose e ingegnose abituate alla fatica, che parlano dialetti di popolazioni lontane. Percorrendo questi sentieri, camminatori e turisti avranno l’occasione di incontrare gli abitanti dei villaggi Walser, di farsi raccontare le proprie storie e scoprire le tradizioni locali.
«Come Presmell, tutte le associazioni che stanno facendo rete hanno decenni di storia: oggi vogliamo continuare a conservare la storia Walser ma anche a divulgarla. Rispetto al passato, la novità è che questa cultura millenaria possa essere fruibile anche a un visitatore che non è più quello che entra nel museo, che si siede in una biblioteca o che compra un libro walser. È un visitatore che cammina e diventa attivo e dinamico».
«Inoltre, noi vogliamo garantire un approccio alla salvaguardia anche in chiave economica: queste aree montane così interne sono territori delicatissimi sotto l’aspetto naturalistico e sociale, hanno bisogno di cure costanti. Se gli abitanti del posto non riescono a lavorare sul proprio territorio diventa anche difficile salvaguardarlo. Per questo vorremmo fare in modo che possano essere protagonisti».
TRA MULINI, ABITAZIONI TIPICHE E LAVORI ARTIGIANI: I WALSER DELLA VALSESIA
Dalle case in legno ai mestieri di una volta: in Valsesia sono diversi i Comuni dove oggi la cultura Walser è ancora forte e che diventeranno tappa dei percorsi del Grande Sentiero Walser. Parliamo di piccoli Comuni come Carcoforo, Rimella, Rima e Alagna, dove si trovano oggi musei Walser e architetture tipiche. In questi paesi, poi, si possono percorrere itinerari in alta quota per raggiungere i caratteristici villaggi ancora originali con il loro mulino, il forno, le case in legno e i muretti a secco, che la Walserweg attraverserà completamente.
«Noi vorremmo che in queste località i camminatori potessero immergersi nella vita del luogo. Lì sai che potrai incontrare gli abitanti e farti raccontare come in quota si riesce a coltivare, ad allevare e magari potrai fermarti a mangiare da qualcuno di loro. Puoi scoprire la loro capacità artigiana: la lavorazione del legno, della canapa o della lana. Potrai fermarti ad assistere a uno spettacolo teatrale che parla di un personaggio Walser o magari l’indomani parteciperai a un corso di puncetto, antica arte inventata dalle donne valsesiane di un tempo, per toccare con mano le lavorazioni artigianali».
Il sogno insomma è che le persone del territorio vivano questi sentieri e li rendano propri divenendo detentori di un turismo esperienziale dove fornire la loro esperienza. «Con l’Università della Valle d’Aosta avvieremo uno studio antropologico ed etnografico su quello che sarà l’impatto di questo cammino sul territorio, sia dal punto di vista del turista che dal punto di vista dell’abitante».
Oltre a quelli che Roberta Locca definisce delle sorte di “pit stop culturali”, in cui i visitatori possono fermarsi alla scoperta di un luogo, il progetto è anche pensato per essere digitale e fruibile anche da persone che hanno difficoltà a camminare: ad esempio, saranno disponibili dei visori che, attraverso la realtà aumentata, permetteranno di vivere il cammino a 360 gradi.
«Oggi sappiamo che c’è una parte di turismo che esprime voglia di entrare in contatto con i territori che attraversi. Quindi un turismo più lento, esperienziale, culturale, sicuramente sostenibile. Noi crediamo fortemente che le Walser Wege possano essere un progetto perfetto per questa scommessa e per il rilancio delle comunità».
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