26 Ott 2022

La storia di Davide, da Milano a Lerici: “La mia nuova vita tra fumetti e barca a vela”

Scritto da: Valentina D'Amora

Una mostra di illustrazioni, inaugurata all'indomani di un giro d'Italia solidale in barca a vela. Questa è la nuova quotidianità di Davide Besana, giornalista e scrittore che ha deciso di lasciare Milano per vivere di editoria, guardando il mare. Lo abbiamo scoperto grazie alla sua esposizione Vivere a fumetti e ci siamo fatti raccontare la sua storia, in cui divulgazione ed educazione rivestono un ruolo di primo piano.

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La Spezia - Sono sempre stata dell’idea che le cose che capitano per caso sono quelle che, a fine giornata, ti lasciano quella piacevole sensazione di compiacimento prima di addormentarti. E la mostra Vivere a fumetti di Davide Besana, ospitata dalla biblioteca universitaria di Genova, è stata una di queste.

Sono le 9:30 circa del mattino e sono indecisa su quale caffetteria scegliere per fare colazione, così appena uscita dalla stazione Principe inizio a passeggiare distrattamente, guardandomi intorno: controllo l’ora e visto che sono ancora in anticipo per la prima intervista della mattinata, decido di dedicare un’osservazione ancora più accurata ai bar della via. Mi imbatto però in un volantino che indica una mostra all’interno dell’atrio della biblioteca. “Ho ancora tempo – penso –, ci faccio un salto”.

Vedo per prima cosa un grande cartonato dall’aria buffa: raffigura un uomo in pantaloni corti e polo bianca, con un libro in una mano e una barca a vela giocattolo nell’altra. Entrando cerco subito di capire il percorso dell’esposizione: poco più avanti, appese a dei fili con mollettine di legno, ecco le tavole: sono illustrazioni legate alla navigazione, ambito in cui sono assolutamente profana, ma mi catturano. Sono ironiche e scorrevoli e lo stile narrativo, semplice ma d’effetto, mi conquista. Così decido di contattare il fumettista, Davide Besana, e farci due chiacchiere.

davide besana mostra
L’ingresso della mostra “Vivere a fumetti”
LA STORIA

Davide è un lericino d’adozione: nato e cresciuto a Milano, in una famiglia di scrittori e giornalisti, nel 2015 lascia la “città da bere” per trasferirsi in Liguria. Dopo aver trascorso trent’anni a lavorare nella sua agenzia di comunicazione, sentiva il bisogno di un cambiamento. Ciò che voleva era dedicarsi a un mestiere in cui non doveva cercare di capire i pensieri dei suoi clienti: «Volevo semplicemente fare quello che piaceva a me», dice.

Così sono nati diversi libri, diari di bordo, taccuini illustrati, tutti realizzati come se li facesse per sé o per un amico, quindi completamente sganciati da ogni logica commerciale. E probabilmente è proprio questo uno degli ingredienti segreti che li fanno apprezzare da così tante persone.

Il mare è la mia vita e per me è gioia totale

«Ora che abito a Lerici vivo solo dei miei libri. L’anno scorso ne ho pubblicati quattro». Ecco perché quest’anno ha deciso di ritagliarsi un po’ di tempo per viaggiare. «L’idea era raggiungere Genova per l’inaugurazione della mostra il 1° settembre, facendo prima un lungo giro in barca, insieme a mia figlia per qualche tratta, anche se per la maggior parte del tempo ho veleggiato da solo». Quando parla del mare Davide trasmette amore ed entusiasmo: «Il mare è la mia vita e per me è gioia totale».

Così, ha trascorso cento giorni in mare, insegnando l’arte del disegno. «Ho tenuto conferenze in diverse città, raccontando quello che faccio, e soprattutto ho fatto lezione di disegno a tanti ragazzi dai 12 ai 16/17 anni dei diversi punti luce di Save The Children, grazie a un progetto patrocinato dalla Lega Navale Italiana. E li ho portati anche in barca con me». Un’esperienza che ha dato i suoi frutti. «Ha funzionato, molti si sono buttati, hanno provato ed è stata una bella soddisfazione».

Davide mi racconta che qualche tempo dopo ha avuto modo di parlare con alcuni degli adolescenti che ha conosciuto in viaggio, i quali gli hanno mostrato i loro nuovi schizzi: «Hanno cambiato stile, sono riusciti a perfezionarsi, riuscendo a descrivere meglio quello che volevano raccontare».

Qual è il punto? La propria vita, anche se non sembra, dà tantissimi spunti: «Il bello del fumetto è che lavori come un regista, puoi descrivere l’apertura di una scatoletta di tonno in una vignetta oppure in dieci pagine». E poi «la barca è una fantastica scuola di vita: non basta saper timonare, bisogna essere meteorologi, ingegneri, infermieri se si fa male qualcuno e bisogna anche saper cucinare perché sennò non si mangia».

Ecco perché questo viaggio solidale ha avuto ancora più valore: oltre a sperimentare il disegno e a scoprire il mondo dei fumetti come stile narrativo e soprattutto come linguaggio per raccontare il proprio quotidiano, tanti ragazzi hanno avuto modo di mettersi in gioco, imparando i rudimenti della navigazione. E porteranno sicuramente nel cuore questa esperienza. La mostra Vivere a fumetti s’è conclusa il 18 ottobre, ma verrà presto riallestita in altre città d’Italia.

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