12 Ott 2022

Cycling for trees: in bicicletta da Brescia al Marocco per piantare una foresta

Scritto da: Benedetta Torsello

Un avventuroso viaggio in solitaria porterà il ventinovenne Ettore Campana dalla sua città, Brescia, fino in Marocco. Ci vorranno circa cinquanta giorni per giungere alla meta, attraversando il nord Italia, la Francia e la Spagna, per un totale di ben 2700 chilometri, tutti in sella alla sua bicicletta. Al suo rientro, Ettore sogna di piantare una foresta sulle sponde del lago di Iseo.

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Brescia, Lombardia - «Finalmente domani si parte!». Sono state queste le prime parole di Ettore Campana quando ci siamo sentiti al telefono qualche giorno fa, mentre si dedicava agli ultimi preparativi per la partenza. La voce un po’ trafelata non nascondeva l’eccitazione per la nuova avventura, certamente diversa dalle precedenti.

Ettore ha ventinove anni, di cui un terzo trascorsi in giro per mondo, ed è un viaggiatore appassionato: a piedi o con mezzi di fortuna, ha visitato decine di paesi diversi, dal Canada al Sud America. Ormai ha lasciato Brescia da più di una settimana e per 2700 chilometri attraverserà l’Italia, la Francia e la Spagna fino al Marocco. Unica compagna di viaggio, la sua bicicletta.

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OLTRE UN VIAGGIO ORDINARIO

Ma questa non sarà un’avventura come le altre: in sella alla sua bicicletta, Ettore pedalerà per piantare una nuova foresta vicino alla sua città. Si chiama Cycling for trees il progetto che lo porterà nel continente africano e poi di nuovo in Lombardia, sulle sponde del lago di Iseo, nella Riserva naturale Torbiere del Sebino, dichiarata zona umida di importanza internazionale, zona di protezione speciale e area prioritaria per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. «Sin da subito ho sentito il desiderio di destinare le mie energie a un progetto che tutelasse l’ambiente e il territorio da cui provengo. A giugno ho iniziato a fantasticare all’idea di partire e ancora non mi sembra vero».

Negli ultimi dieci anni la sua passione per i viaggi lo ha sempre portato lontano dall’Italia: «Brescia è casa – si affretta a precisare – ci torno sempre volentieri, ma la voglia di viaggiare mi spinge sempre lontano». Solo lo scorso maggio è rientrato dalla Colombia, dopo un viaggio zaino in spalla per l’America Latina durante il quale ha visitato il Perù, l’Equador e la Bolivia.

La sua è una ricerca febbrile di nuovi luoghi, nuove storie: «Sono partito per la prima volta a vent’anni – prosegue – e dopo una parentesi in Irlanda mi sono diretto in Australia e Nuova Zelanda. È curioso che proprio lì, uno dei posti più lontani da casa in cui sia mai stato, abbia iniziato a lavorare nei ristoranti e imparato a fare la pizza, che è tuttora il lavoro che mi permette di vivere e viaggiare in tutto il mondo».

Cycling for trees non è un semplice viaggio, ma il tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tutela ambientale

Le avventure in solitaria sono veri e propri battesimi del fuoco, un punto di non ritorno nella sua esperienza di viaggiatore. Quella per i viaggi però è una passione ereditata dai suoi genitori, insieme all’amore per l’alpinismo: «Mio padre – racconta Ettore – mi ha sempre portato sulle Dolomiti, ancor prima che imparassi a camminare».

Nel suo girovagare per i sei continenti, la montagna è una sorta di bussola, un modo per trovare il nord e sentirsi a casa anche in Nepal o sull’Himalaya. Se c’è qualcuno a cui si ispira quando traccia le rotte dei suoi viaggi, quello è sicuramente Walter Bonatti, l’uomo che aveva imparato a scoprire i versanti di “non belligeranza” della montagna, condizione essenziale per affrontarla. «Per me Bonatti è l’avventuriero per eccellenza, che ha unito la passione per la verticalità con l’esplorazione di aree remote del pianeta, dando prova di grande forza e ingegno», prosegue Ettore.

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IN SELLA PER IL PIANETA

Insomma Cycling for trees non è un semplice viaggio, ma un tentativo di «sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tutela ambientale», chiarisce Ettore. Da qui la scelta simbolica del Marocco, in quanto tra i luoghi più colpiti dalla crisi climatica e quella di un altro ecosistema molto fragile, quale la Riserva naturare Torbiere del Sebino, la cui biodiversità è costantemente minacciata dall’azione antropica.

L’idea è quella di mettere a dimora ben duecento alberi, grazie a una raccolta fondi a cui è tuttora possibile contribuire. Sarà Wow Nature, spin-off dell’Università di Padova, a occuparsi della piantumazione: «Un terzo dell’obiettivo che ci eravamo prefissati è stato già raggiunto, ma c’è ancora molta strada da fare, tenuto conto che il costo per la piantumazione e cura di ciascun albero è di circa ventidue euro», aggiunge Ettore.

Altrettanto importante, è il sostegno che Cycling for trees ha ottenuto dallo European Climate Pact, l’iniziativa dell’Unione Europea a sostegno dei cittadini dei paesi comunitari impegnati in azioni contro il cambiamento climatico. «Non tutti dobbiamo arrivare in bicicletta fino in Marocco per denunciare i danni irreversibili della crisi climatica. L’impegno di ciascuno è ciò che conta, seppur declinato in modi diversi», afferma Ettore, mentre si appresta a compiere la sua impresa personale. «Ho più volte ridefinito il tracciato, in base al tempo che ho a disposizione e alle condizioni metereologiche. Una cosa è certa: mi piacerebbe arrivare in Francia passando per le Alpi e attraversare i Pirenei prima di riversarmi sulla costa».

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La passione per la bicicletta del ventinovenne bresciano non è nata con Cycling for trees, ma durante un viaggio in Sardegna: «Quando era giunto il momento di rientrare, mi sono detto, “perché non farlo in bici?”. E così mi sono imbarcato a Cagliari e da Napoli ho pedalato fino a Brescia. Ma è una passione in erba, che spero possa consolidarsi nel corso di questo viaggio».

Poco prima di salutarci, gli chiedo se c’è qualcosa a cui non avrebbe rinunciato, pur dovendo fare i conti con i chilometri e il peso dei bagagli: «Il mio diario di viaggio: ho preso l’abitudine di appuntare quello che mi accade, la gentilezza di chi incontro lungo la strada, i paesi nascosti e la bellezza dei luoghi».

Mi tornano in mente le parole di Ivan Illich, quando scriveva che “la bicicletta allarga il raggio d’azione personale dell’uomo, senza limitarne il movimento”, rendendoci anzi più liberi di quanto non lo saremmo a piedi o su qualunque altro mezzo. Le due ruote, in un lento esercizio di sottrazione, finiscono per diventare casa e tutto ciò di cui si può aver bisogno. Sarà forse così anche per Ettore: di certo ha ancora tanti chilometri davanti a sé per scoprirlo.

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