Apre Cucina Popolare Genovese, la mensa costruita dal basso che distribuisce sorrisi e piatti caldi
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Genova - Sono da poco passate le 11 e dal fondo di un palazzo di una traversa di via Bobbio si sente un intenso lavorio di pentolame e stoviglie proveniente da una cucina. Mi avvicino e arrivano profumi diversi e mescolati tra loro che sanno di buono. Sto andando a curiosare nella Cucina Popolare Genovese: faccio capolino e mi vengono incontro Max e altri volontari, che mi accompagnano a esplorare gli spazi che hanno ristrutturato. Nel frattempo iniziano ad arrivare le prime persone che pranzeranno qui: fanno parte di un elenco fornito dalla Circoscrizione Val Bisagno, che li ha individuati come ideali fruitori della nuova mensa.
«Lo scopo di questo progetto non è solo riempire le pance, ma è soprattutto porre le basi per una socializzazione serena tra i volontari e le persone in difficoltà che vivono in questo territorio», mi spiega l’ideatore, Aldo Milfa. Ed è proprio l’atmosfera di convivialità che si respira nel salone a rendere ancora più piacevole il pasto: «Mangiare in compagnia fa bene all’umore», dice sorridendo una volontaria mentre porta in tavola diversi piatti di spaghetti aglio, olio e peperoncino.
Carla e Luigi sono stati i miei vicini a tavola: si parla delle proprie storie, del quotidiano, dei propri animali domestici, delle proprie posizioni su questioni di attualità. Perché è proprio vero, pranzare da soli non è la stessa cosa. In questa prima fase di avvio del progetto, la cucina è aperta il martedì e il giovedì a pranzo, ma l’intenzione è quella di poter fare gradualmente esperienza e inserire nuovi volontari. «Spero, nell’arco di qualche settimana, di riuscire ad aprire la Cucina Popolare anche il lunedì, mercoledì e il venerdì in modo da coprire tutta la settimana», sottolinea Aldo.
LA NASCITA DEL PROGETTO
Nella testa di Aldo Milfa frullava già da tempo l’idea di istituire una cucina solidale che garantisse calore e dignità a chi mangia pane e solitudine. Così, chiacchierando con un amico da sempre impegnato nel sociale, Marco Furnò, il progetto di Aldo raggiunge la terraferma. «In lui ho trovato da subito un valido collaboratore», racconta. «Abbiamo poi avviato contatti con i responsabili di alcune associazioni che si occupano di terzo settore e di volontariato per chiedere loro consigli e indicazioni». E pian piano il lavoro di rete ha portato i suoi frutti.
L’inaugurazione, avvenuta il 27 settembre scorso, è stata un momento di grande emozione per lui che ha creduto in questo progetto sin dall’inizio e per tutte le persone che gli sono state vicine in questi mesi. Per affrontare le prime spese di ristrutturazione e allestimento della cucina e del salone infatti sono intervenuti ben 140 sostenitori che hanno contribuito a raggiungere l’obiettivo: la Cucina Popolare Genovese è un progetto di volontariato che non riceve finanziamenti dalle istituzioni.
«Buona parte della cifra che ci è servita per poter aprire è arrivata dalla vendita di un libro solidale. Calcio e Passione, realizzato da una schiera di ex calciatori, il Gruppo Dilettanti Liguri anni ’70 e ’80 – di cui anche Aldo fa parte – grazie al quale sono arrivati circa ottomila euro». Una raccolta di storie, aneddoti e testimonianze che danno vita a un documento storico, una fotografia di com’erano Genova e la Liguria in quei decenni.
LA CALL: “ORA ABBIAMO BISOGNO DI SUPPORTO E DI NUOVI VOLONTARI”
«Vogliamo arrivare a ospitare trenta persone tutti i giorni». Oltre all’accordo con il Banco Alimentare, che dovrebbe essere ultimato in tempi brevi, il punto interrogativo resta su come coprire le spese non solo degli ingredienti dei piatti sul menu, ma anche delle utenze, dal riscaldamento per i prossimi mesi al gas per la cucina. Per questo, prima di salutarci, Aldo lancia un appello: «Chiunque voglia sostenere la Cucina Popolare Genovese con un piccolo contributo oppure dedicando qualche ora del proprio tempo tra le 11:30 e le 13:30 per cucinare o servire in tavola non esiti a contattarci, le nostre porte sono aperte».
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