Catturati e rinchiusi in un recinto: cosa sta succedendo ai cavalli selvatici della val d’Aveto?
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Genova - Sulle alture di Genova ci sono cavalli che vivono in completa libertà da quasi quindici anni: sono i cavalli selvaggi della val d’Aveto. Si tratta di un branco di equini lasciati allo stato brado da un allevatore e mai recuperati. Sono passati anni e ultime generazioni nate in natura hanno riscoperto il proprio spirito selvaggio, adattandosi all’ambiente di pascoli e boschi lungo le montagne delle valli Sturla e Penna.
Nel tempo diventati un elemento d’attrazione per gli amanti del turismo lento, questi animali hanno spinto tantissimi escursionisti da ogni parte d’Italia a scegliere di fare un trekking nel parco – per esempio al lago di Giacopiane – per provare ad avvistarli. Loro sono piuttosto schivi, quindi non sempre è facile vederli, ma quando compaiono da dietro gli alberi, fermarsi a osservarli riempie gli occhi e il cuore.
Proprio per questo motivo una comunità di naturalisti ed esperti in turismo ecosostenibile nel 2011 ha fondato il progetto I Cavalli Selvaggi dell’Aveto – Wild Horsewatching, con cui non solo accompagnano gli escursionisti a scoprire questo patrimonio unico in Liguria, ma intendono rendere questi animali una preziosa risorsa per il territorio e trovare per loro uno status ad hoc come rewild.
I FATTI
Questa convivenza ha evidentemente dato fastidio a qualcuno: da anni infatti alcuni residenti segnalavano la presenza dei cavalli in strada o danni ai propri terreni. Ora sette di questi cavalli – tra questi Sole, una cavalla gravida e semicieca – nella notte tra venerdì e sabato sono stati catturati dal Comune di Borzonasca e da ASL 4 e trattenuti in un recinto di emergenza. L’intento non è quello di bloccare lì i sette esemplari, ma di spostarli a breve: la destinazione? Misteriosa, ma c’è chi ha parlato di un allevamento di equini. Cosa succederà?
La Regione ha rassicurato i cittadini preoccupati: «La situazione è sotto controllo», ha garantito lunedì il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. «Maltrattare i cavalli, portarli al macello o sfruttarli non è nella volontà di nessuno, tantomeno la mia. Questi animali hanno creato alcuni disagi. L’intenzione è semplicemente quella di trasferirli in altura lontano dalle case».
L’ALLARME DELLE ASSOCIAZIONI
Nel frattempo l’associazione MetaParma ha lanciato una petizione che riunisce un coro di svariate organizzazioni, locali e non, in cui si legge: “I cavalli selvaggi dell’Aveto, liberi da tantissimi anni, amati da tutta Italia, sono stati catturati e rinchiusi in un recinto per la deportazione. Non è la prima volta che i cavalli dell’Aveto rischiano di finire in un mattatoio: è già successo altre volte e purtroppo sta succedendo ancora”. Anche l’associazione Gaia Animali e Ambiente si è unita alla levata di scudi: «Ci appelliamo al governatore Giovanni Toti perché intervenga direttamente per salvare i cavalli da un crudele destino, così come ha fatto questa estate per i cinghiali di La Spezia», ha dichiarato Edgar Meyer, il presidente dell’associazione.
Selena Candia, consigliera regionale, ci ha detto: «Noi pensiamo che questi cavalli siano una risorsa unica per il territorio. Far finta che non esistano, come è stato fatto sinora dalla Regione Liguria, non aiuta. Per far in modo che non creino problemi a chi vive nella zona dobbiamo riconoscere i cavalli come animali inselvatichiti dal punto di vista giuridico, in modo tale che si possa intervenire con fondi dedicati». Selena mi spiega che questa situazione è frutto del fatto che questi cavalli non hanno mai avuto uno status giuridico.
C’è però la possibilità di avviare un iter per riconoscerli come animali inselvatichiti e poter ottenere quindi fondi europei per valorizzare questa particolarità nel parco dell’Aveto, promuovendo un turismo diverso e sostenibile e la biodiversità dell’area, ma anche per risolvere eventuali conflittualità con la popolazione residente. «Con i i fondi è possibile acquistare eventuali dissuasori per tenerli distanti dalle aree coltivate o installare recinzioni, per far sì che scendano meno spesso a valle». E oggi in assemblea legislativa si potrebbe parlare, tra le altre cose, anche di questa vicenda.
Anche l’etologo Francesco De Giorgio si è espresso sulla situazione: «La cattura dei cavalli dell’Aveto mostra ancora una volta l’incapacità di chi amministra la cosa pubblica di accogliere le istanze della sempre più grande fetta di cittadinanza interessata alla questione animale». E parla degli effetti di questo sugli animali stessi: «L’impatto è brutale su un’enormità di animali domestici, selvatici e rinselvatichiti».
Perchè la convivenza per alcuni sembra impossibile? «Perché abbiamo perso la capacità di vivere con altre specie ed ecco che la minima presenza animale ci crea paura, disagio, irritazione e fa tirare in ballo anche presunti problemi e danni causati dagli animali». Quindi che fare? «Studio, educazione e cultura della convivenza: questo sì che un’amministrazione illuminata e lungimirante può fare, deve fare. Non domani, ma oggi».
Nel frattempo ieri sera Giovanni Toti, al termine della riunione tenuta in Regione con gli enti interessati alla sorte dei cavalli selvaggi della val d’Aveto ha dichiarato: «I sette cavalli saranno riaccompagnati in quota nel parco dell’Aveto sopra i mille metri perché si ricongiungano ai gruppi di cavalli che meno impattano sulla vita dei cittadini».
Evelina Isola, guida ambientale ed escursionistica per il progetto Wild Horse Watching non si dà per vinta: «Noi non molliamo la presa, ora vogliamo davvero che venga avviato questo iter di riconoscimento. Grazie all’esperienza e alla competenza maturate in questi anni con i tanti studenti che nel tempo ho seguito come correlatrice con l’Università di Genova e di Parma abbiamo tutte le carte in regola per far parte di questo tavolo tecnico. Anche perché in tutti i passati progetti e piani relativi ai cavalli dell’Aveto sono stati commessi svariati errori, per questo auspichiamo di essere coivolti».
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