BarConi, la nuova gelateria di Moltivolti gestita dai migranti nel cuore di Ballarò
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Palermo - Palermo è una città dai mille volti e dal cuore enorme, che ha accolto e accoglie comunità migranti da tutto il globo. Tornarci è sempre un’emozione. In un solo quartiere della città è possibile incontrare i rappresentanti di una bella fetta di mondo che quotidianamente condividono tradizioni, culture, spiritualità e usanze. Questa biodiversità umana è la vera essenza dell’evoluzione e della forza di una società.
Come avviene in natura, gli ecosistemi sono stabili e forti se hanno un’elevata biodiversità; in caso contrario l’ecosistema diventa fragile e implode. In un contesto sociale, se la biodiversità umana non viene promossa e connessa basta poco per creare disequilibri e disagi all’interno dello stesso sistema. Una società con più culture può trovare, invece, risposte diverse a problemi diversi. È sicuramente complesso e sfidante e lo sanno bene i ragazzi e le ragazze di Moltivolti che si sono “imbarcati” in un nuovo progetto appena nato in piazza Mediterraneo, nel cuore di Ballarò.
In questo angolo di Palermo dove si contano alcune delle comunità migranti più grosse d’Italia, in un laboratorio sociale senza confini, è nato BarConi. L’idea è venuta a Giovanni Zinna diversi anni fa mentre si trovava in Senegal, durante uno dei suoi progetti di turismo responsabile.
«Ero lì a guardare queste barchette tutte colorate e subito ho pensato ai barconi che trasportano tante vite disperate tra le onde del Mediterraneo, all’oscuro di ciò che li attende e nella speranza di una vita migliore. Abbiamo giocato sull’assonanza tra la parola barconi e il cono gelato e siamo arrivati fin qui a distanza di anni».
Grazie al finanziamento della Fred Foundation olandese e della Fondazione Svizzera Haiku Lugano, è partito il primo BarConi, un progetto di inclusione socio-lavorativa destinato ai ragazzi con background migratorio. Da un’emozione spesso associata a disperazione e morte a un progetto che porta speranza, in cui i migranti possono raccontare attraverso il lavoro la loro esperienza e acquisire competenze per diventare imprenditori di tante piccole realtà come tanti barconi.
Il primo BarConi è nato pochi mesi fa e al momento ci lavorano quattro ragazzi: Malik è il responsabile, gambiano, ha già un profilo manageriale più avanzato e riesce a gestire le tre ragazze che si alternano nei turni. Sono tutte studentesse appena iscritte all’università. Moltivolti da anni propone progetti di integrazione, tra questi “Attraverso i miei occhi”, che permettono ai ragazzi di seguire una formazione e raccontare il quartiere attraverso la loro storia.
L’obiettivo è attivare un percorso di empowerment, formazione e apprendistato che possa condurli a una autonomia che passa per forza di cose dal lavoro. Un migrante, generalmente tra le fasce più fragili della società, se non lavora è più attaccabile, bullizzabile e ricattabile. «Se non sei autonoma non hai voce. Un lavoro regolare anche se non ha una paga alta ti permette una certa sicurezza», spiega Giovanni.
BarConi è un progetto pilota nuovo e per questo anche molto complicato. «A Ballarò non ci sono gelaterie e questo vuol dire due cose: o nessuno ha mai pensato di aprirne una oppure ci hanno provato ma non ci sono riusciti. È innovativo portare una gelateria in un luogo come piazza Mediterraneo strappata all’incuria. È anche un progetto di riqualificazione urbana, dare un volto nuovo alla piazza ha un effetto pionieristico».
«Qui si compete in un territorio con leggi molto diverse e non è facile capire in che posizione stare senza invadere o omologarsi. È una competizione stimolante ma complessa» continua Giovanni. Prima dell’apertura Johnny, come lo chiamano gli amici, andava tutti i giorni a tessere relazioni con i negozianti vicini per coinvolgerli e spiegare loro una visione aziendale diversa, per costruire qualcosa che potesse funzionare per tutti.
«Cerchiamo di connettere tutte le nostre attività con il quartiere. Manca ancora un contatto maggiore con le comunità locali bianche, con i palermitani. Non possiamo coinvolgere tutti allo stesso modo, abbiamo delle specificità dovute anche alle nostre visioni e ai nostri obiettivi. Andare al mercato e comprare dai commercianti del posto non è possibile per noi, abbiamo una visione economica agli antipodi. Forme di integrazioni possono concretizzarsi intorno ad attività reali e pratiche».
«Noi partecipiamo alla costruzione di reti che integrano gli artigiani, SOS Ballarò, il mercato del baratto e del riciclo che funzionano, ma tante cose rimangono fuori. BarConi, nonostante sia dedicata ai migranti, può essere un primo contatto con commercianti del quartiere».
In questa prima fase BarConi non produce direttamente il gelato, lo acquista da Antonio Cappadonia, uno dei più noti maestri gelatieri in Italia, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti. Un giovane pasticcere palermitano si occupa invece della produzione di dolci, torte e dei piccoli lievitati presenti nell’offerta gastronomica. «Noi non abbiamo il know how e le macchine per produrre il gelato costano tanto. L’impresa sociale è una bella sfida, ma se non hai un’economia di base non è semplice far convivere l’aspetto etico sociale con quello commerciale», conclude Giovanni.
Immaginare, rivedere le proprie idee, metterle in discussione è la forza di progetti come Moltivolti e BarConi. Ricerca e ironia sono gli ingredienti che aiutano a confrontarsi quotidianamente con situazioni drammatiche. Le parole sono importanti diceva un noto regista: Moltivolti e BarConi raccontano con assonanze e similitudini i contesti in cui Johnny e tutti i suoi soci lavorano quotidianamente. Multietnicità e immigrazione sono risorse preziose da valorizzare perché l’evoluzione di ogni specie ha bisogno della diversità per poter concretizzarsi.
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