Seguici su:
Alessandria - Aceto, bicarbonato di sodio, curcuma, radicchio e gomitoli bianchi. Siamo a Mongiardino Ligure, durante uno degli incontri del Sarvego Festival e dopo la merenda i bambini si apprestano a iniziare un laboratorio. Mia figlia si avvicina alla postazione delle tinture con pigimenti naturali: insieme iniziamo a scegliere filati e colori. Seguiamo le istruzioni dell’educatrice e dopo un po’ entrambe sgraniamo gli occhi: sembra una magia, il filo diventa di un arancione bello caldo, color zucca. Lo lascio asciugare e diventa il mio portachiavi annodato a treccia alla borsa.
Faccio un passo indietro e vedo tanti altri occhi strabuzzati come i nostri e bocche piene di meraviglia. Più in là ci sono altre due postazioni e altrettante educatrici che propongono attività con argilla, foglie e rametti in cui il selvaggio è a portata di manina. È l’associazione Talea di Costa Vescovato a curare questi laboratori e mi incuriosisco. A fine incontro, mentre smontano i tavoli e raccolgono i materiali, scambio due parole con Linda, una delle educatrici, che mi spiega che l’approccio che sta dietro ma soprattutto dentro tutte le attività di Talea parte proprio dalla voglia di tirare fuori il tesoro che ognuno custodisce dentro di sé. Ecco cosa mi ha raccontato.
Linda, parlaci di Talea e del vostro progetto di educazione in natura: com’è strutturato?
Ci ispiriamo alla pedagogia nel bosco e con Green Days, il nostro asilo in natura, accogliamo bambini in età prescolare dai 2 ai 6 anni – nel gruppo attuale ce ne sono diciassette – tutti i giorni dalle 8 alle 16. Durante la giornata stiamo sempre all’aperto, abbiamo una casetta che usiamo solo in situazioni particolari – per esempio in casi di meteo particolarmente avverso – ma non vogliamo identificare il nostro asilo con un luogo fisico, bensì con i partecipanti al nostro progetto educativo.
Quali sono i principi che fanno da colonna portante a Talea?
I due punti fondamentali della pedagogia nel bosco sono la conoscenza dei propri limiti e l’autonomia: quello che noi insegniamo al bambino è essere autonomo, per aiutarlo a crescere più sicuro. Abbiamo da pochissimo iniziato con la formazione famiglie: quello che vogliamo far capire alle mamme e ai papà è che i bambini quando sono con noi non stanno “semplicemente” all’aria aperta; dietro c’è tutto un percorso pedagogico che viene intrapreso di fatto anche dal genitore.
Com’è nata l’idea di dare vita all’associazione?
Tutto è nato dall’intraprendenza di Katherina, che all’epoca aveva figli in età prescolare. In Irlanda è molto diffusa la Forest School, lei è educatrice e ha pensato di aprire una realtà di stampo simile a quelle irlandesi. Le attività sono iniziate ad agosto 2020 e a settembre è partito il progetto dell’asilo nel bosco. Noi ci siamo conosciute proprio in quel periodo: io ero appena tornata a casa dopo aver trascorso due anni e mezzo a Ibiza, dove sono entrata in contatto con molte realtà diverse in merito all’accudimento dei figli. Sono passata da scuole parentali a gruppi di mamme che si alternano per guardare i bambini l’una dell’altra. Un tuffo quindi nell’educazione informale.
Nel frattempo, una volta rientrata in Italia, ho frequentato il corso da educatore nel bosco e così io e Katherina abbiamo messo insieme le capacità di ognuna, con l’aggiunta di Sara che è guida ambientale e ha dato ulteriore sale al progetto. L’intento con cui Talea è nato è offrire serenità e nuove esperienze ai bambini e, allo stesso tempo, garantire un buon servizio alle famiglie del territorio.
Chi fa parte dello staff di Talea?
Oltre a me e Sara ci sono Agnese, una new entry che si occupa dell’accudimento dei bimbi più piccoli, e Katherina, madrelingua inglese e ideatrice del progetto. Con lei non c’è “l’ora di inglese”, perché l’inglese entra in tutte le attività quotidiane, in modo che i bambini comincino a sentirlo e a usarlo con spontaneità, senza fatica.
In che modo state interagendo con il territorio?
Innanzitutto con la nostra collaborazione con le scuole pubbliche, a cui proponiamo Giornate di immersione nel selvatico, dalle 10 alle 15, rivolte agli alunni della primaria. L’intento è stimolare i bambini a stare all’aria aperta, a esplorare “il fuori”. Questo non vuol dire che in quelle giornate non si faccia scuola, anzi, perché in natura le materie si apprendono dall’osservazione e dall’azione pratica. Lo scorso anno, per esempio, abbiamo portato i bambini di una scuola di Carbonara Scrivia al vivaio di Tortona: lì, seguendo il coltivato e il selvatico come linea guida, abbiamo lavorato sia con matematica che con scienze.
Che cosa state riscontrando?
Molti e molte insegnanti ora cominciano a capire l’importanza di questo aspetto fondamentale del quotidiano – la vita all’aria aperta – e ci riportano le criticità che incontrano in classe: molti bambini, soprattutto dei primi anni della primaria, fanno fatica a stare seduti al banco per tante ore, si distraggono facilmente e riscontrano difficoltà nel passaggio dalla scuola infanzia alla primaria. Durante le nostre giornate immersive sono contenti, incuriositi e apprendono con facilità.
Qual è il vostro sogno?
Vorremmo dare la possibilità a tutti i bambini di imparare in natura. Noi siamo una realtà privata, quindi chiediamo ai nostri associati una retta mensile: il nostro obiettivo finale sarebbe arrivare alle scuole pubbliche e coinvolgere davvero tutti i bambini affinché possano godere dei benefici di questo approccio pedagogico.
Nel frattempo avete un calendario di appuntamenti anche al di fuori dell’asilo nel bosco?
Sì, soprattutto durante la bella stagione proponiamo laboratori in diversi luoghi. Oltre ad aver collaborato con il Sarvego Festival in estate, programmiamo anche incontri per adulti su varie tematiche. Recentemente ne abbiamo organizzato uno sugli antichi saperi contadini, come il riconoscimento delle erbe spontanee, proponendo anche attività per bambini in contemporanea, in modo da consentire a tutti, anche a chi ha figli piccoli, di partecipare.
L’idea è proprio quella di portare fuori dalla nostra isola felice le nostre attività, rendendole fruibili ai più: ci piacerebbe sensibilizzare gli adulti e formare coloro che già lavorano con i bambini, a partire dai dirigenti scolastici, con delle microformazioni utili a spiegare le ragioni per cui è una buona cosa inserire la natura nel programma formativo.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento