Valentina e il suo viaggio in bicicletta alchemico e trasformativo: “Il mio focus è essere essenziale”
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Il suo corpo si è allenato giorno dopo giorno, non ha sentito la stanchezza. E non l’ha sentita neanche il suo spirito: non c’è stato un momento in cui ha avuto voglia di tornare a casa, non ha mai sentito la sensazione di mancanza, aveva tutto ciò di cui necessitava, non si è mai sentita sola. Valentina Battistoni ha percorso tutta l’Italia da nord a sud in solitaria (o quasi) in sella alla sua bicicletta, ripercorrendo l’antico tragitto della Via Francigena, dal passo del Gran Sanbernardo a Leuca.
«Da questa esperienza mi porto dietro grande senso di pienezza, forse dovuto al fatto che ho fatto una cosa che mi piaceva, ero sempre in movimento, a contatto con la natura, e ho incontrato tante persone. Mi sentivo immersa in una collettività. La solitudine? L’ho avvertita quando sono rientrata a casa, fra le quattro mura del mio appartamento», mi racconta Valentina ripercorrendo con la mente i paesaggi, i volti, le sensazioni che hanno riempito la sua vita nei mesi di luglio e agosto, i medi in cui ha compiuto il suo viaggio in bicicletta.
GLI INCONTRI
Dopo il primo incontro di Modena, a inizio viaggio, di cui abbiamo parlato qui, Valentina ha partecipato ad altri due momenti collettivi. Il primo è stato a Siena il 30 luglio in occasione di un laboratorio organizzato da Rete Donne Transfemminista con Marcella Corsi, autrice e docente che si occupa da sempre di tematiche di genere. «La giornata è stata dedicata al tema della sorellanza, prima attraverso un lavoro corporeo guidato da me con pratiche che servono ad aumentare la fiducia, l’ascolto degli altri e di sé e il senso di unione».
Successivamente si è lavorato sul sul poster che Valentina si è portata dietro: partendo dalla parola “sorellanza” ogni partecipante ha scritto azioni da fare nel quotidiano, cercando di dare un taglio molto pratico per conferire un senso alla sorellanza attraverso i piccoli gesti quotidiani. «A una ragazza che parlava molto di pensieri e valori ho chiesto di essere più concreta e lei ha scritto “portarsi dietro sempre assorbenti in più e lasciarli nei bagni”».
Durante la seconda parte, incentrata su un cerchio con Marcella Corsi, sono venuti fuori discorsi più politici, anche perché c’erano attiviste e attivisti da tutta la regione. Un tema interessante è emerso grazie all’intervento di Michela Pascali dell’associazione Polis Aperta, che si occupa di diritti LGBT all’interno delle forze armate. «Si è presentata dicendomi “io sono una guardia” – ricorda Valentina – e siamo diventate amiche; è grazie a lei che ho organizzato l’incontro successivo».
Il secondo momento collettivo si è tenuto a Lecce il 20 agosto, quasi alla fine del viaggio. Le partecipanti hanno lavorato molto sull’ascolto, sulla fiducia e sul consenso, sul saper dire di no, mettere dei confini, capire il limite del proprio spazio personale e fin dove far entrare l’altra persona. «Anche lì c’è stato un bel mix di donne, c’erano anche persone della rete dei centri antiviolenza di Lecce. Come parole finali ne abbiamo scelte due apparentemente opposte: silenzio e ascolto. Un altro aspetto centrale del laboratorio è stato come portare la spiritualità in ambito politico. Ritengo sia necessario unire questi due concetti, ma ancora ci sono molte più domande che risposte».
DONNA, SOLA, CICLISTA
Da Roma in giù Valentina ha viaggiato sempre da sola a parte una tappa, durante la quale è stata accompagnata da un cicloturista giapponese: «Le donne possono viaggiare da sole – commenta –, ma questo non significa che durante il viaggio non riceverai fischi o urli dal finestrino. L’importante è sempre mettere al primo posto la propria sicurezza». In tutto il viaggio in bicicletta, più di 2000 chilometri, Valentina ha incontrato solo un’altra cicloturista solitaria.
Unica nota leggermente stonata, i commenti dei “colleghi” ciclisti e alcuni atteggiamenti emersi anche durante una discussione con alcuni amici appassionati di bicicletta alla fine del viaggio: «Non mi piace quando mi urlano “brava” solo perché sono una donna, perché viaggio da sola o perché uso una bici muscolare, come se una donna non potesse farlo. Ai miei amici ciclisti ho detto: “Ogni volta che vi viene in mente una cosa da dire a una donna chiedetevi se direste lo stesso a un uomo e se la risposta è no state zitti”».
EMOZIONI E PROGETTI PER IL FUTURO
Quando la sento l’emozione che il viaggio ha suscitato in lei è ancora molto forte, nonostante siano passate circa due settimane da quando è rientrata a casa sua, a Pesaro: «Sto ancora elaborando, il viaggio è stato molto intenso. Sto facendo scelte importanti: ho già programmato di andare via da Pesaro, andrò a lavorare da un’altra parte, dove la vita è a misura di bicicletta, per poi ripartire per altri viaggi». L’esperienza vissuta questa estate ha consentito a Valentina di trovare una dimensione che la rappresenta molto: vivere sulla bicicletta, all’aria aperta, con poche cose materiali. «Il mio focus è essere essenziale, mi viene naturale».
Poche aspettative, ma grande apertura. Così Valentina si è presentata ai nastri di partenza. «Sapevo che sarebbe stato molto trasformativo, ne ero certa perché mi sono spinta al di là di molte zone di comfort. Avevo anche paura, sapevo di poterlo fare perché credo in me stessa, ma avevo dubbi e timori, prima di tutto che il mio fisico non reggesse, ma anche su cose banali come dove dormire».
Invece durante il viaggio i problemi si sono trasformati in opportunità: «Spesso arrivavano le sette di sera e non avevo ancora un posto per la notte, ma ho sempre trovato ospitalità. Molti avvenimenti sincronici mi hanno fatto trovare calore e accoglienza presso persone che non conoscevo, che sono diventate amiche. Mi sono affidata al flusso e sono accadute le magie».
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