Scegliere: la piccola rivoluzione di chi decide come vuole costruire la propria vita
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Scegliere. Quanto della vita che ognuno di noi sta vivendo è frutto di scelte personali? Quanti aspetti della nostra esistenza cambieremmo se sentissimo la possibilità di farlo? Ci sono situazioni quotidiane in cui sentiamo di non avere alcuna voce in capitolo? Come ci sentiamo quando incappiamo in una di queste?
Scegliere non è solo un nostro diritto fondamentale, ma è in egual misura anche un atto di grande responsabilità: se siamo noi a decidere non possiamo biasimare nessun altro se non noi stessi in caso di delusioni o errori; allo stesso modo ci rende più forti l’avere esercitato le nostre volontà e ragione. Spesso delegare è più facile, più comodo, perché ci solleva dal peso di prenderci degli impegni, ma al contempo significa non essere pienamente padroni della nostra vita.
Maria Montessori scrive nel suo saggio L’autoeducazione: “[…] Ora la decisione è sempre il risultato di una scelta. […] Ma chi non sa che, in ogni caso, questo decidere è un lavoro interno, un vero sforzo; tanto che le persone di scarsa volontà cercano di allontanarlo, come qualcosa che rechi pena. […]. Più noi siamo “forti” in questo esercizio e più siamo “indipendenti” dagli altri. La chiarezza delle idee, il meccanismo di un’abitudine a decidere, ci dà un senso di libertà”.
“La più grande catena che possa legarci in una forma umiliante di schiavitù, è l’incapacità a deciderci e quindi il bisogno di ricorrere agli altri: quel timore di “sbagliare”, quel senso di essere tra le tenebre, di dover sopportare le conseguenze di uno sbaglio che non siamo certi di conoscere, ci fa correre dietro a un’altra persona come un cane legato a una catena. […] Il lavoro costante, la chiarezza delle idee, l’abitudine a vagliare i motivi in lotta con la coscienza, fin nei minimi atti della vita, le decisioni prese a ogni istante su le più piccole cose, il possesso graduale delle proprie azioni, il potere di dirigere sé stesso crescente a poco a poco nella somma delle successioni degli atti ripetuti, ecco le pietre buone su cui erigere il forte edifizio della personalità”.
Se penso al mio passato sono cosciente del fatto che, fino a un’esperienza che mi ha catapultata dall’altra parte dell’oceano Atlantico, lontano da tutto ciò che per me significavano basi sicure e punti di riferimento a cui appoggiarmi, non avevo colto l’aspetto rivoluzionario per me stessa di ciò che significava scegliere, a dispetto di una vita da essere accondiscendente e di una quotidianità in cui avevo seppellito il mio spirito libero per essere una “brava bambina”.
Cosa desideravo davvero per la mia vita? Questa domanda fu manifesta per me solo quando avevo 22 anni e mi stavo laureando a un corso di laurea di cui in realtà non mi interessava granché. A cascata questo quesito si insinuò in tutto ciò che stavo vivendo, dalle piccole alle grandi questioni: per me era sempre stato difficile esprimere delle preferenze e sentirmi libera di esplicitare le mie opinioni. Non avevo le risposte a tutte le domande, ma iniziò per me un lavoro di scrematura in cui cominciavo a capire ciò che non volevo. Piano piano mi buttai in esperienze che credevo mi avrebbero aiutato a raggiungere nuove consapevolezze, per calibrare sempre meglio la mia bussola interiore.
Ho scoperto la potenza dello scegliere, soffrendo anche molto, tornando indietro, riprovandoci ancora, cadendo di nuovo per poi rialzarmi e tentare nuove strade. Ho esplorato la forza che risuona in me quando esprimo ciò che veramente penso e lo condivido con altre persone per un confronto costruttivo, correndo il rischio di trovarmi in discussioni difficili in cui mi sento dire di avere torto. Ho vissuto sulla mia pelle ciò che significa essere coerenti con sé stessi facendo scelte poco comuni, che però mi hanno premiato e mi hanno portato alla vita che ho sempre voluto, in cui inseguo i miei sogni e offro alla mia famiglia la quotidianità che per me è la migliore possibile.
Ogni giorno scelgo di scegliere, di dare forza alla mia volontà, di avere il coraggio di buttarmi in avventure ed esperimenti; come questa rubrica, la cui proposta fatta a Italia che Cambia è stata scritta in una sola sera di grande ispirazione e della quale non mi sono mai pentita nonostante le energie che ho dovuto dedicarci.
Ho 36 anni, due figli, un compagno che amo e che mi supporta e ha fiducia in me, ho appena iniziato l’università che avrei sempre voluto fare. Il mio sogno, restato a lungo in un cassetto che ora è finalmente spalancato – creare uno spazio di apprendimento e condivisione – è felicemente in cantiere. Non sono una persona perfetta, né lo sarò mai; vivo i miei momenti difficili e di turbamento a volte sentendomi annegare e facendo fatica a vedere la superficie; poi piano piano capisco che posso ancora respirare, torno a galla e scopro di saper nuotare meglio di quanto penso.
So che ho ancora tanta strada e tanti sbagli da commettere, ma è solo scegliendo ogni giorno di costruire la mia visione che arriverò a un risultato, insieme a tutte le persone che mi vogliono bene, vicine e lontane che siano, che vivono con me nel mio cuore. Con quest’ultimo articolo questa rubrica va a concludersi. Auguro a tutti/e una vita di evoluzioni, sperando di aver donato al pubblico di Italia che Cambia una piacevole lettura. Buona vita!
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