27 Set 2022

Lanciata la petizione per pedonalizzare il centro di Genova: “Restituiamo gli spazi urbani alle persone”

Scritto da: Valentina D'Amora

Che effetto fa riappropriarsi di spazi della città solitamente adibiti a parcheggi? In occasione della Settimana Europea della Mobilità Genova ha ospitato un Park(ing) day con tantissime attività per grandi e piccini che hanno avuto modo di parlare, giocare, socializzare e portare vitalità in luoghi dove solitamente si parcheggia la macchina. Dove? In piazza Colombo, a dimostrazione di come una bella piazza potrebbe essere restituita alle persone ogni giorno dell’anno. Da qui l’idea di pedonalizzare il centro cittadino e di lanciare una petizione.

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Genova - “Pedonalizziamo il centro di Genova!”. I ragazzi di #genovaciclabile tornano all’attacco con un nuovo progetto che stanno portando avanti insieme a una rosa di realtà locali legate alla mobilità sostenibile: questa volta, dopo le ciclabili, vogliono spingersi un po’ più in là nella direzione di una nuova pianificazione del centro cittadino. L’obiettivo dell’iniziativa è chiudere al traffico veicolare il centro storico e creare una “zona emissioni zero” tra le stazioni di Principe e Brignole in cui venga vietata la circolazione a tutti i mezzi inquinanti, a fronte di un potenziamento del servizio di trasporto pubblico.

È nata così una petizione, lanciata il 18 settembre in piazza Colombo, in occasione della Settimana Europea della Mobilità: «Tante associazioni si sono riunite in quella piazza chiusa alle auto e aperta alle persone ha raccontato Alessandra Repetto, fondatrice di #genovaciclabile (ve l’abbiamo presentata qui) mostrando ai cittadini come si possano vivere esperienze meravigliose rispetto al quotidiano sopravvivere. Per un giorno un’area solitamente stracolma di auto e moto si è riempita di sorrisi, di bambini che giocavano, di anziani nostalgici che insegnavano il gioco delle grette, di spettacoli teatrali, di persone disabili che sognano insieme una città senza barriere, delle cicliste della Fancy Women Bike Ride, che hanno portato colori e festa nelle vie della città».

fancy women
Uno scatto della Fancy Women Bike Ride. Foto di Associazione Sacs Fotografia

Ritagliarsi fazzoletti di asfalto pedonali e chiusi al traffico è un’utopia o un traguardo possibile? Ne ho parlato con Andrea Garibaldi, portavoce dell’iniziativa nell’ambito della quale fanno fronte comune 37 associazioni, che vuole far finire la proposta sul tavolo del sindaco Marco Bucci al più presto.

L’idea di pedonalizzare il centro di Genova e di istituire alcune zone a traffico limitato fa pensare a un graduale ritorno a una più sana socialità. Com’è nata l’idea e chi ci sta lavorando?

L’idea è nata dall’impegno delle associazioni genovesi che si battono per un mondo più equo, inclusivo e sostenibile. È emersa da alcune necessità sempre più urgenti: innanzitutto quella di portare a zero i gas serra di cui le auto sono tra i maggiori responsabili per la lotta ai cambiamenti climatici. Ma anche di azzerare le morti premature per inquinamento atmosferico dovute a biossido di azoto e particolato atmosferico, così come le morti in strada Genova è un delle città più pericolose d’Italia con il più alto numero di incidenti per numero di abitanti e dall’esigenza di restituire alle persone spazi oggi occupati dalle auto.

Nessuna morte per violenza stradale, inquinamento o cambiamento climatico può essere accettata e nessuna vita può essere negoziata

Ben 37 sono le associazioni firmatarie del piano “Centro storico senz’auto – 25 azioni strategiche” consegnato al Comune a febbraio 2021. In sostanza per noi è inaccettabile che Genova sia letteralmente invasa dalle automobili e dai motorini, che manchino spazi per le persone – in particolare bambini, disabili e anziani –, che non si riesca a spostarsi in sicurezza e in tempi accettabili. E che l’aria non sia sana.

Dopo la petizione, che obiettivi vi siete dati a breve e lungo termine?

L’obiettivo a breve dopo la petizione è far valere il numero di firme per accelerare il processo di cambiamento presso il Sindaco e l’amministrazione. L’obiettivo a lungo termine è allargare l’area libera dalle auto ed estendere le “zone emissioni zero” agli altri quartieri di Genova, fino a avere una “città 30” a emissioni zero, in cui le auto e le moto di proprietà siano l’eccezione e dove la regola siano, invece gli spostamenti sostenibili, dal trasporto pubblico alla bicicletta sino al monopattino. Vogliamo dimezzare le emissioni al 2030, azzerarle al 2040 e portare a zero nel più breve tempo possibile le morti in strada e recuperare gli spazi della città.

piazza colombo
Scatto del 18 settembre in piazza Colombo. Foto di Fausto Begotti
Da una parte c’è la paura dei negozianti di veder ridurre il proprio fatturato, senza parcheggi e mezzi pubblici che colleghino velocemente i vari quartieri della città, dall’altra la vostra voglia di cambiare prospettiva e rendere più vivibile Genova: come state bilanciando tutti questi aspetti?

La paura di questi negozianti è immotivata per due motivi evidenti: innanzitutto è provato che le zone pedonali o comunque libere dalle auto vedono un netto aumento delle persone che ne percorrono le strade, proprio perché si moltiplicano gli spazi quindi per i commercianti il fatturato cresce – vedi via San Lorenzo e via San Vincenzo. Inoltre, quello che noi stiamo chiedendo è un netto potenziamento dei mezzi pubblici sia di giorno che di notte e una rete di piste ciclabili protette che consentano finalmente spostamenti rapidi, sicuri e sostenibili tra i vari quartieri.

Quale potrà essere eventualmente una mediazione tra i vostri obiettivi e Palazzo Tursi?

L’emergenza climatica non può più attendere, gli obiettivi di azzeramento delle emissioni sono stati chiesti dagli scienziati dell’ONU (IPCC). Allo stesso modo non è accettabile morire o ferirsi nel tragitto verso la scuola, verso il lavoro o verso casa a causa della violenza stradale. Una mediazione ci può essere nello stabilire la sequenza di passi per arrivare a questi obiettivi, ma gli obiettivi stessi non possono essere negoziabili. Nessuna morte per violenza stradale, inquinamento o cambiamento climatico può essere accettata e nessuna vita può essere negoziata.

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