Andrea di Nebraie: “Sono tornato in val Borbera per far rinascere il territorio”
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Alessandria - «Qui una volta si viveva della terra». È questa una delle primissime cose che mi dice (anche) Andrea quando ci incontriamo, in una mattinata di pioggia torrenziale di fine agosto. Qualche attimo prima di stringerci la mano, scostando il cappuccio della mantella, guardo il cielo: quell’acqua, tanto attesa e desiderata in quelle settimane roventi, è la stessa mi ha fatto quasi capottare la macchina in curva in una stradina sterrata e arrivare in ritardo all’intervista. “Per una volta che sono partita con il giusto anticipo, per poco non mi ribalto”, dico tra me e me. Quel pensiero mi fa sorridere.
Piove ancora a secchiate, l’impermeabile non basta: tiro fuori l’ombrello dal bagagliaio e ci presentiamo. A passo svelto entriamo nel vecchio fienile di un amico della famiglia di Andrea: qualche anno fa venne comprato dalla zia e oggi trasformato nella sua base operativa e cantina di Nebraie, la sua azienda agricola. «Qui, oltre ai vigneti, si seminano e si raccolgono fieno da foraggio e leguminose. E abbiamo anche recuperato una vecchia semenza di grano, il Gentillrosso», mi spiega, mentre racconta che con il mulino della zia macinano 4/5 quintali di grano all’anno.
L’AZIENDA AGRICOLA
Chiacchierando torna il tema dello spopolamento della valle – iniziato negli anni ‘60 del secolo scorso – a cui Nebraie vuol dare una risposta concreta: «Il mio progetto nasce proprio con l’idea di far rinascere un territorio montano dove in passato la coltura della vite era diffusissima. Qui quasi tutte le famiglie avevano un vigneto». Per farlo Andrea ha recuperato con attenzione alcuni terreni di famiglia, nel rispetto della biodiversità e dei principi dell’agricoltura biologica: dal 2019 l’azienda è certificata e autocertificata dalla nascita.
Quella di Nebraie è una vinificazione naturale, che mi descrive nei minimi dettagli: «L’idea è cercare di fare il vino nel modo più agricolo possibile. Non voglio dire “naturale”, perché oggi ormai è una parola abusata, ma l’intento è proprio quello di fare tutto senza sostanze chimiche».
Mentre mi indica le varie vasche, mi descrive per filo e per segno i vari procedimenti, i tempi di fermentazione, le temperature, i diversi parametri fisici e l’importanza della “luna giusta”, precisa: «Sono dell’idea che se non sai le cose non puoi lavorare, se non sei preparato è molto più difficile fare tutto. La formazione è essenziale». Senza nulla togliere all’amore per il proprio lavoro, ingrediente basilare: «Senza passione e costanza per quello che fai resti al punto di partenza». E proprio grazie a questa sua intraprendenza, ha lasciato la scrivania per produrre un delizioso Timorasso rifermentato, sia in bottiglia che fermo, e le sue etichette si vedono in diverse manifestazioni o nei locali valborberini.
LA STORIA DI ANDREA
Dopo la laurea in Economia conseguita a Genova, Andrea ha portato avanti un lavoro commerciale per diverse multinazionali, diviso tra il capoluogo ligure e Milano, finché nel 2012 decide di fermarsi per riflettere sul proprio futuro. Nel 2013 frequenta alcuni corsi di cucina e prende in considerazione l’idea di unirsi a un amico che aveva da poco aperto un ristorante; nell’autunno dello stesso anno frequenta un master in Comunicazione e valorizzazione del vino e del terroir, che ha saputo offrirgli un giusto mix tra l’enologia e una formazione di più taglio più economico su questo settore.
E nel 2014 è ufficialmente partito il progetto Nebraie. «Ero già molto appassionato di vino, mio nonno in Monferrato l’ha sempre prodotto e questo approccio culturale familiare mi ha dato l’infarinatura necessaria per comprendere cosa bevevo». E dicendomi con sicurezza che no, non tornerebbe indietro per niente al mondo, mi spiega qual è, secondo lui, la chiave di volta per valorizzare la val Borbera: «Qui ci sono tanti piccoli progetti interessanti, questa valle ne è costellata, e hanno anche il valore aggiunto di proporre uno stile di vita alternativo, più vicino alla natura. Per dare ulteriore spinta al territorio, affinché diventi più attrattivo, tutte queste attività devono aumentare, fiorire, comparirne sempre di più».
Il sole è tornato a splendere ed è tempo di salutarci. Dopo un’ultima carezza ai due splendidi cani risalgo in macchina. Con una bella storia in tasca e qualche bottiglia ad affollare il mio caotico bagagliaio.
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