1 Set 2022

Le mani e le nubi: quando teatro e musica si incontrano

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Nata a Loano nel 2017, la compagnia teatrale Le mani e le nubi porta in giro per la Liguria e non solo spettacoli teatrali che trattano storie reali, prendendo spunto da fatti e persone del territorio, andando ad affrontare temi come la morte, l'immigrazione, il cambiamento. In scena un gruppo di attrici teatrali e musicisti che rendono lo spettacolo unico.

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Savona - Sono sempre in ritardo, come ogni volta le aspettative di velocità nell’uscire di casa sono largamente sottovalutate: ho appuntamento con un gruppo di amici al Rifugio Pian dell’Arma per uno spettacolo teatrale. L’idea di partecipare a una performance in un rifugio montano a 1.350 metri di altitudine mi diverte e affascina tantissimo.

Nonostante il ritardo, ce la faccio. Arrivo appena in tempo per l’inizio dell’esperienza, senza però aver ricevuto una vera e propria spiegazione. Conosco solo il luogo da cui tutto avrà inizio e la durata. La sorpresa – immagino – sarà parte integrante dell’esperienza. Una ragazza inizia a parlare e un gruppo ampio di persone si avvicina per riuscire a coglierne ogni singola parola.

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Il racconto del mito di Orfeo ed Euridice ha così inizio; a ogni fine paragrafo le voci narranti iniziano a spostarsi e, passo dopo passo, a condurre me e gli altri spettatori alla tappa successiva, dove il racconto continua attraverso l’interpretazione professionale ed emozionante delle due attrici protagoniste. Intorno a loro prati, rocce e alberi fanno da palcoscenico suggestivo, permettendo a noi osservatori di entrare sempre di più dentro al racconto e ai suoi personaggi.

Giungiamo così all’ultima tappa: una musica ci aiuta a comprendere la direzione. Ed è così che arriviamo di fronte a una grande grotta, al cui interno c’è un trio che con chitarre e violino detta l’atmosfera sempre più frizzante e imprevedibile di questo spettacolo. Alla fine della performance, che ha lasciato tutti a bocca aperta, ho l’occasione di incontrarne i protagonisti. Ed è così che conosco le attrici e i musicisti che compongono la compagnia musico-teatrale Le mani e le nubi, che dal 2017 scrive e organizza spettacoli in giro per il savonese e non solo.

Il primo anello della compagnia è Alessandra Munerol, che dopo aver studiato giurisprudenza, comprende che la strada del teatro e, in generale, dell’arte è quella giusta per lei. Grazie a un laboratorio di Kronoteatro conosce Sara Polo, che diventerà nel tempo la sua compagna fissa sul palcoscenico. A unirsi a questo inaspettato duo successivamente arrivano anche Salvatore Coco, con il ruolo di autore musicale e cantante, e Ivano Vigo, chitarrista e tecnico audio.

Il teatro che facciamo è molto libero: abbiamo lasciato alle spalle tutte le strutture rigide per esplorare nuovi modi di fare teatro

SEGNI PARTICOLARI: LO SPOSALIZIO TRA MUSICA E TEATRO

È molto insolito trovare una compagnia teatrale di dimensioni così piccole, formata da metà attrici e metà musicisti. Alessandra, prima ancora che porga io la domanda, mi racconta le origini di questa peculiarità: «Sono partita da sola con l’idea di creare una compagnia e cercando attori da coinvolgere. Nel mio percorso ho incontrato Ivano e Salvatore e ho pensato “proviamo!”. Ammetto che all’inizio era un po’ strano: loro non avevano mai fatto teatro e noi mai musica».

E così, senza avere altri modelli a cui ispirarsi, creano un nuovo modo di fare teatro: il team è fisso e riescono con il tempo a creare un gruppo coeso in cui chi era solo attore oggi è influenzato a tutto tondo anche dal mondo musicale e viceversa. «Ho sempre pensato che la musica dovesse essere alla base del lavoro del teatro. Io ho iniziato nella cantina di mia nonna da sola e la musica per me è stata fondamentale: mi aiutava nei momenti in cui l’immaginazione vacillava e mi forniva stimoli per nuove idee di scrittura. È un bellissimo percorso e mi sento molto fortunata: credo che la nostra forza sia proprio questo quartetto in cui regnano collaborazione, fiducia e armonia».

LA SCRITTURA

Un’altra caratteristica di questa compagnia teatrale è che gran parte delle opere che mette in scena sono state scritte dai suoi membri: nello specifico è Alessandra a dar vita a nuovi scenari e personaggi ma, come tiene a precisare, «la regia è di tutto il gruppo». Per creare nuove sceneggiature Alessandra parte dalla realtà, da fatti vissuti in prima persona o da persone a lei vicine o storie di persone conosciute o realtà del suo territorio.

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«Il primo spettacolo che abbiamo portato in scena, dal titolo “Anna Maria”, racconta una storia realmente avvenuta nel 1947, in cui una motonave che partiva con una colonia di figli di operai verso l’isola della Gallinara — davanti alla costa di Albenga — naufragò e morirono diversi bambini. Prendendo spunto da questa storia lo spettacolo parla di madri i cui figli perdono la vita, ma anche di persone che muoiono tragicamente in mare».

METAMORFOSI E L’IMPORTANZA DELLE STORIE

Alessandra mi racconta anche di un progetto nato durante le settimane di lockdown e continuato nel tempo, visto il grande interesse e seguito che ha suscitato. «In quel periodo non era possibile vedersi e fare le prove degli spettacoli, allora ho pensato che una cosa che si poteva fare attraverso il web era quella di raccontare storie. Inizialmente ho coinvolto mia mamma e le ho fatte domande su di me, sulla mia vita e l’ho messa sui social, invitando chi volesse raccontarsi a farsi avanti».

In poco tempo sono state raccolte più di cinquanta storie, andate online una per una, di settimana in settimana: il format è semplice e diretto allo stesso tempo. Alessandra ha un ospite alla volta, selezionato tra le richieste ricevute, a cui rivolge una domanda dopo l’altra senza che questo sia stata preparato. L’idea, infatti è che non avendo tempo di prepararsi le risposte le persone siano più sincere possibili nei confronti del mondo, ma prima di tutto con loro stesse.

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I temi trattati vanno dai problemi con i genitori alla morte, al bullismo, ai migranti e molto altro. Si tratta di persone che hanno affrontato o stanno affrontando grandi cambiamenti, ma anche vite molto normali: tutti accomunati da una grandissima voglia di raccontarsi. Alessandra poi, una volta raccolte tutte le risposte, propone una narrazione della storia appena ascoltata, trasformando i fatti appena sentiti in un grande racconto in cui il protagonista è la persona appena intervistata.

A fine lockdown alcuni degli ospiti hanno poi partecipato a un laboratorio teatrale che ha visto la sua conclusione attraverso uno spettacolo con più di venti persone sul palco e oltre 400 spettatori. Un piccolo grande successo che ha fatto sentire tutti molto più normali e al tempo stesso unici, collegando attraverso un filo invisibile diverse vite.

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