Giorgio Bellingardo: “Ho cambiato vita per dedicarmi all’arte e ora trasformo in opere i materiali di scarto”
Seguici su:
Padova, Veneto - Io credo che ognuno di noi viva, nell’arco di una, innumerevoli vite. Alcuni ne hanno coscienza, quelli più fortunati tra di noi riescono a raccontarle, a esprimerle in una forma, magari artistica. Giorgio Bellingardo è uno di quelli che di vite ne ha vissute molte, almeno due. Io l’ho conosciuto nella seconda, ma alcune persone che amo c’erano nella sua prima e ci sono anche adesso.
Vestiti eleganti, macchina importante, un’azienda propria, una casa grande, un matrimonio e due figli. Soldi e lavoro: ottimo stile di vita per integrarsi nella società qui in Veneto. E difatti quella del primo Giorgio era una vita apparentemente di successo. Poi, come succede alle persone emotivamente intelligenti, quel tanto ha iniziato a essere poco, quel molto nascondeva dei vuoti. La crisi è sopraggiunta, il matrimonio è finito, i debiti sono aumentati, l’azienda fallita.
Ci vuole coraggio per rinascere, per scegliere una strada diversa, per capire che quella di prima non ci assomiglia più. Ci vuole coraggio a cambiare e rompere gli schemi. Lì finisce la prima vita di Giorgio e comincia la rinascita. Riprende in mano quella che da sempre era la sua passione, la sua formazione e la sua anima: tela, pennelli e colori. Che lo salvano.
Giorgio Bellingardo recupera materiali, prima i jeans, poi il sughero, le lattine… e li trasforma in cuori, pesci, stelle, panni stesi. Regala anche a loro una seconda vita, diversa da quella per cui erano stati progettati. Lavora sui dettagli e sulle sfumature, distrugge, ricostruisce e riempie. Riempie la sua vita di una nuova profondità, un nuovo amore, una nuova famiglia, una nuova consapevolezza: essere un artista e volerlo fare a tempo pieno.
A Giorgio piace ancora splendere e lo fa nei brillantissimi colori dei suoi quadri e delle sculture, che hanno una forza e una energia primordiali, come se l’istinto, il calore, la passione e l’amore fossero gli ingredienti per salvare il mondo. Un mondo non ancora irrimediabilmente perso, un mondo malato, ma ancora vivo, al quale con uno sforzo collettivo dare una seconda opportunità, una seconda vita. «Come quella che mi appresto a cominciare, fugando ogni dubbio sul da farsi: seguire il mio istinto, la mia inclinazione, dipingere un mondo di nuovi sentimenti, di nuove passioni, di nuovo rispetto per l’ambiente, le persone e le idee», ci spiega.
In questi anni, il bellissimo messaggio della sua Re-Convert Ars lo ha portato anche nelle scuole, con l’obiettivo di appassionare i ragazzi alla reale pratica del riciclo coinvolgendoli in momenti di aggregazione in cui l’attività manuale riveste un ruolo primario di formazione sotto l’aspetto cognitivo ma anche relazionale e sociale, aiutandoli a diventare adulti eco-responsabili.
Tutte le sue opere, dai quadri alle sculture e installazioni, si potranno vedere da sabato 3 a domenica 11 settembre in provincia di Venezia nella sua prima retrospettiva dal titolo EXIT “se non ti perdi non puoi trovare strade nuove”. Consapevolezza, inclusione, disagio i temi affrontati.
«La consapevolezza che le mie scelte hanno determinato la mia vita e che i miei dipinti ne hanno segnato il succedersi. L’inclusione e la Pace, come opportunità di crescita, sia personale che collettiva sono sempre dei valori da preservare. Gli strumenti artistici che ho affinato per far fronte al disagio di questo ultimo periodo mi hanno salvato e consentito di tradurli in opere materiche e cromatiche dalla forte personalità».
In casa ho due piccoli quadri di Giorgio Bellingardo. Prima di uscire ogni mattina lancio loro uno sguardo, perché quei colori sono una festa per l’anima. E perché mi ricordano che le cose possono essere vecchie, a pezzi, non più quelle di prima, eppure diventare opere d’arte. Su entrambi campeggia la scritta LOVE.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento