Emerging Communities, un viaggio alla scoperta della Serbia in cambiamento
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Eccoci di nuovo: zaino in spalla e taccuino alla mano, alla volta dell’est Europa. 1400 sono i chilometri che ci separano da Belgrado e poco più quelli che percorriamo fino a Novi Sad, la nostra meta finale. Sì, perché dopo l’esperienza a Mantova con R84 Multifactory è proprio qui che si svolge la quarta tappa del progetto Emerging Communities, parte del più ampio programma europeo Erasmus +. Un viaggio per conoscere progetti in tutta Europa e scambiare esperienze, idee, consigli, sogni, problemi e soluzioni.
In questi anni abbiamo creato un gruppo solido e affiatato: ci sono ImWandel e Inwole dalla Germania, Communitism e Pervolarides dalla Grecia, Ethos dalla Danimarca, Open Cultural Centre in Spagna e poi ci siamo noi di Italia che Cambia, entusiasti di raccontarvi di questa esperienza che, grazie a tutte queste e tante altre realtà, ci mostra l’Europa che cambia.
ALLA SCOPERTA DI NOVI SAD CON L’ASSOCIAZIONE CONCEPTUAL POLITICS
Se Belgrado ci accoglie subito con la sua vivacità, Novi Sad, capoluogo della Voivodina, ci stupisce con i suoi scorci sul Danubio e la frizzantezza di una città che è stata nel tempo crocevia di popolazioni e culture diverse. Qui le persone sono ospitali, il cibo è buono – anche per degli esigenti come solo noi italiani all’estero sappiamo essere – e siamo consapevoli del fatto che in questi giorni siamo in ottime mani: a ospitarci e guidarci è infatti l’associazione Conceptual Politics (in serbo: Grupa za konceptualnu politiku), di cui fanno parte i nostri amici Branka, Slobodan e Zoran, che siamo felici di rivedere e che ci faranno da “ciceroni” in questo viaggio.
Ed è proprio nella loro sede che sabato, il nostro primo giorno, abbiamo iniziato le attività: la sede si trova al pian terreno di un edificio residenziale e al suo interno ci sentiamo subito accolti. Il loro progetto ci parla di “politica concettuale”: sin dalla sua nascita si stanno impegnando a promuovere la democrazia, a incoraggiare i cittadini a essere più partecipi ai processi decisionali e di interesse comune, contribuendo a far crescere le comunità locali.
Parlare di attivismo politico significa innanzitutto addentrarci nella vita politica, economica e sociale della Serbia. Molti di noi questo Paese, con le sue unicità e le sue contraddizioni, lo conoscono solo superficialmente. Eppure, nonostante la distanza geografica o le differenze che ci fanno sentire i paesi balcanici così lontani, ci accorgiamo di quanto in realtà siamo estremamente vicini.
Dalla guerra in Ucraina ai rapporti con la Russia, dall’indipendenza del Kosovo al rapporto con l’Unione Europea e, ancora, ai recenti accadimenti riguardanti l’Europride. La politica risiede in tutti questi aspetti e per questo motivo GCP – Grupa za konceptualnu politiku ha basato il suo lavoro sull’attivismo politico. In parole povere, promuove una politica che stia realmente dalla parte delle persone. Le attività che svolge sono molteplici: comunica con le istituzioni governative locali, organizza momenti di incontro, discussione e assemblee pubbliche con i cittadini, incoraggiandoli nella realizzazione di iniziative popolari.
Nel pomeriggio abbiamo fatto visita al centro di Novi Sad e alla sua fortezza di Petrovaradin, che in passato è stata testimone di battaglie che si sono succedute nel tempo per la predominanza territoriale. Oggi la fortezza è anche sede di manifestazioni culturali, primo tra tutte l’Exit Festival, evento musicale conosciuto in tutta Europa che non fa che testimoniare il carattere giovane e culturale di questa città.
ŠODROŠ E L’ATTIVISMO DEI CITTADINI PER PROTEGGERE LA FORESTA MINACCIATA DALL’EDILIZIA
Domenica invece abbiamo iniziato la giornata con una letterale immersione in un’iniziativa che ha toccato le nostre corde in modo profondo: Šodroš Survivor kamp. Quando siamo arrivati a Šodroš – area estremamente importante per la città di Novi Sad che custodisce alberi secolari ed è l’habitat di oltre 200 specie selvatiche, rigorosamente protette e tutelate – abbiamo iniziato a incontrare alcuni cani vaganti che ci hanno fatto compagnia durante tutta la mattinata.
Dopo una breve passeggiata abbiamo raggiunto un bosco, da cui hanno iniziato a emergere alcuni volontari. Un gruppo di cittadini e attivisti di varie età ha scelto di lasciare la città per venire a vivere proprio a Šodroš, non per un cambio vita, né per costruire un progetto di vicinato elettivo – anche se in qualche modo in effetti lo è diventato – ma per far sentire la propria voce. Le persone che abbiamo conosciuto sono accampate qui da più di 100 giorni per impedire l’abbattimento dell’area di foresta che è finita nella zona rossa un progetto costruzione di un nuovo ponte e di edilizia di lusso.
A raccontarci la loro storia è Vesna Galečić, che ci ha parlato anche della sua nuova wood family, composta da persone che hanno scelto di lasciare casa e che, nonostante tutte le difficoltà, hanno costruito delle relazioni fondate sul rispetto e sulla stima reciproci. Il luogo però non è chiuso e riservato a chi fa attivismo: ora in questo bosco si organizzano attività sportive, concerti, mostre d’arte, incontri di educazione ambientale e una serie di altre iniziative aperte alla cittadinanza.
«Non siamo terroristi – ha detto più volte Vesna –, siamo qui per difendere questa foresta da un sopruso inaudito e per tutelare i nostri alberi, soprattutto il più vecchio della città». Diversi di noi le hanno chiesto, allora, cosa si aspettano per il prossimo futuro: «Non abbiamo altri piani al momento: abbiamo semplicemente in programma di restare qui finché non cambieranno idea», ha concluso con il sorriso fiero e determinato di chi sa che sta facendo la cosa giusta.
Prima di salutarci, c’è stata la distribuzione delle spillette del progetto. Anziché il nome del campo o un simbolo del bosco che gli attivisti stanno tutelando, compaiono, su sfondo rosso due scritte, SGUBI DAN e SGUBI DANKA, che in serbo significano rispettivamente “ragazzo pigro” e “ragazza pigra”. «È così che il Governo ci chiama, come fossimo dei perdigiorno: ebbene, ecco come abbiamo risposto, scrivendolo a caratteri cubitali su queste spille. Siamo fannulloni? Benissimo, allora che tutti lo sappiano!».
IL QUARTIERE CINESE: DA EDIFICI INDUSTRIALI A DISTRETTO ARTISTICO
Dopo la visita al Šodroš Survivor kamp ci siamo avvicinati alla riva del Danubio e abbiamo visitato l’area che tutti conoscono come il “quartiere cinese” di Novi Sad, proprio perché molti degli operai che qui lavoravano in passato erano di origini cinesi. Tra tetti a shed e un’architettura tipicamente industriale, ci siamo addentrati nei vicoli di questo distretto.
Dove prima sorgevano vecchie fabbriche, ora il quartiere accoglie artisti e creativi, testimoniando quello spirito giovanile e culturale della città di cui parlavamo proprio poco fa. Oggi infatti la città è riconosciuta Capitale Europea della Cultura 2022 e questo distretto non è che uno degli esempi più concreti.
UN CENTRO GIOVANILE CHE CREA COMUNITÀ
Siamo giunti al nostro ultimo giorno di viaggio. Per comprendere più a fondo lo spirito di Novi Sad e delle persone che lo abitano, abbiamo fatto visita ad alcuni progetti attivi nel centro della città. Primo fra tutti il Centro giovanile CK13: uno spazio sociale occupato, dove un gruppo di giovani organizza iniziative sociali e azioni politiche indipendenti. Lo spirito creativo e sociale di questo posto risiede in ogni angolo, dal murales nel giardino alla biblioteca di comunità dove gli abitanti posso prendere in prestito i libri, dalla montagna di vestiti che attendono di essere presi da chi ne ha bisogno alla sala dove regolarmente vengono realizzate proiezioni e organizzati momenti di incontro.
Ci rimangono impresse le parole di Francesca, ragazza italiana che da sette anni vive a Novi Sad e fa parte di uno dei diversi progetti che operano nel centro. «So che in Serbia abbiamo molti problemi di natura politica, ma è qui che ho deciso di continuare la mia vita». Per lavoro Francesca organizza progetti di volontariato all’estero e il suo racconto non fa che rafforzare la nostra idea di quanto sia importante conoscere culture diverse, magari per tornare e per rendere migliori i luoghi in cui viviamo.
UN’ASSOCIAZIONE CHE PROMUOVE LA MOBILITÀ CICLABILE
Per la visita successiva ci siamo spostati qualche via più in là, dove ha sede l’associazione BicikLana. Essa promuove la mobilità ciclabile attraverso iniziative e progetti di sensibilizzazione in questa città che ha grandi potenzialità rispetto a spostamenti più sostenibili. Parliamo con Mirko, membro del progetto: è entusiasta perché da qualche tempo hanno avuto modo di spostarsi nella nuova sede, dove ci siamo dati appuntamento.
Proprio qui ci mostra la loro nuova cargo bike, uno dei primi esemplari che Novi Sad ha la fortuna di vedere. Insieme chiacchieriamo e condividiamo le esperienze provenienti dai nostri diversi Paesi, con tanti suggerimenti dalle più virtuose Danimarca e Germania. Gli argomenti di cui parlare sono tanti, sappiamo che non ci basterebbe un pomeriggio, ma è arrivata l’ora di salutarci.
COSA CI PORTIAMO A CASA
Cosa ci portiamo a casa? Innanzitutto la soddisfazione di aver preso parte all’ennesima emozionante esperienza di scambio, soprattutto sul piano culturale, gli scorci inaspettati e la vista dall’alto sul Danubio. E poi le toccanti testimonianze di persone che fanno parte di progetti e realtà di cui difficilmente saremmo venute a sapere altrimenti.
Nello zaino c’è tutto questo e tanto altro: per Lorena c’è la consapevolezza che questo viaggio è un piccolo e importante pezzetto di un puzzle che da più di un anno stiamo costruendo con il progetto Emerging Communities. Un puzzle che sta prendendo la giusta forma e ci sta mostrando tutta la forza e il coraggio di persone lontane da noi, che portano avanti progetti per rendere il mondo un posto migliore. Proprio come la forza dei nostri amici di Grupa za konceptualnu politiku, che tutti i giorni nonostante i problemi di natura politica e sociale del Paese, portano il loro attivismo nella vita quotidiana delle persone, perchè la società la miglioriamo solo se insieme.
Per Valentina c’è l’orgoglio di aver visto sua figlia trascorrere serate spensierate con tutti i membri del gruppo, parlando la lingua universale del gioco. Svuotando la valigia abbiamo trovato anche la sensazione che questo non sia un addio, ma solo un arrivederci.
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