#7 RIFIUTI – Ecco come l’economia circolare li trasforma in risorse
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Una delle definizioni che il dizionario Treccani fornisce del termine rifiutare è “rinunciare a un bene”. E in effetti, se ci pensiamo attentamente, spesso i rifiuti sono un bene a cui noi rinunciamo. Non lo sono certo nella società dei consumi, che per dare libero sfogo alla propria necessità di autoalimentarsi ci induce a produrre quanti più rifiuti possibile, per poter così acquistare beni sempre nuovi, sempre più spesso.
Eppure la natura ci insegna che i rifiuti non esistono: tutti hanno una seconda vita, una seconda possibilità. Ed è proprio questo uno dei principi cardine dell’economia circolare, che – come dice il termine – si fonda su filiere chiuse, in cui ciò che viene utilizzato una volta entra in un circolo virtuoso di riuso e riutilizzo. Belle parole – direte voi – che però è difficile applicare alla vita reale. Oppure no? Negli anni abbiamo raccontato tanti progetti che trasformano i rifiuti in risorsa e creano nuovi oggetti, nuovi beni, nuovo valore partendo dalle materie di scarto più impensabili: bucce d’arancia, fondi di caffè, bottiglie usate, “pelo corto” delle pecore e tanto altro.
Il 15 settembre 2022, in occasione della settima tappa del tour per il decennale di Italia che Cambia abbiamo intervistato Fabrizio Ercolanelli ed Alex Trabalza. Il primo è referente per l’Umbria di Zero Waste Italy e portavoce dell’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Perugia, il secondo è il gestore della Ricicleria di Assisi, di cui vi abbiamo parlato qui.
Ma il tema dei rifiuti non si ferma alla sola economia circolare. Per dare un quadro completo è fondamentale ragionare anche sulla gestione dei rifiuti già prodotti e non trattati, che quindi attualmente costituiscono elementi inquinanti e basta. Ma è altrettanto importante diffondere capacità e competenze per evitare che svariate categorie di oggetti si trasformino in rifiuti. Come? Semplice: riparandoli!
ALCUNE ESPERIENZE INTERESSANTI SUI RIFIUTI
Andiamo con ordine e partiamo da un progetto il cui nome rappresenta perfettamente la filosofia dell’economia circolare: rifiuti zero. È stata una delle storie più interessanti di questi anni e recentemente è diventata anche un partner importante di Italia che Cambia. Rifiuti Zero Sicilia, la cui anima e Manuela Leone, è un’associazione nata nel 2010 per diffondere e mettere in pratica la strategia Zero Waste di Paul Connett, caposaldo dell’economia circolare, progettando e sviluppando progetti concreti che mettono al centro la replicabilità degli stessi e l’interconnessione tra i vari attori.
Rifiuti Zero Sicilia non è che un elemento di una rete molto ampia e ben ramificata anche in Italia. Uno dei suoi nodi ci ospiterà questo pomeriggio: in Umbria ci attende infatti Fabrizio Ercolanelli, referente territoriale di Zero Waste Italy e portavoce dell’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Perugia. Insieme a lui scopriremo anche le attività del Centro del Riuso La Ricicleria di Alex Trabalza. Seguiteci sui nostri canali a partire dalle 19 per saperne di più.
Proseguiamo muovendoci sempre all’interno del grande filone dell’economia circolare, ma cambiando leggermente prospettiva e zona d’Italia. Siamo in Toscana – per la precisione a Capannori (LU), una delle culle della strategia rifiuti zero –, dove dal 2013 è attiva Funghi Espresso, un’azienda che, partendo dai fondi di caffè recuperati dai bar del territorio, coltiva funghi commestibili e dal buon sapore che vengono poi venduti tramite i mercati locali e anche in appositi kit tramite i quali le persone possono coltivare i funghi in casa. In questo modo si è creata una filiera virtuosa e localizzata nel giro di pochi chilometri, un interessante modello di circolarità e resilienza territoriale replicabile ovunque.
La terza storia è quella di una imprenditrice che ha vinto numerosi premi per le sue iniziative e per la sua visione innovativa e sostenibile anche in un settore – quello edile – che spesso genera più impatti negativi che positivi. Lei è Daniela Ducato e nel corso degli anni ha creato diversi progetti imprenditoriali dedicati a specifiche categorie di materiali per l’edilizia, tutti realizzati a partire da scarti naturali, come ad esempio vernici con gli scarti della lavorazione del latte o coibentanti con quelli della tosatura delle pecore.
Purtroppo però ogni tanto dobbiamo guardare in faccia la realtà, una realtà che ci parla di un modello di produzione e consumo oggi insostenibile, che riempie il terreno, l’aria e le acque di rifiuti. Che fare dunque? Per prima cosa, cominciare a rimuoverli. Ed è proprio ciò di cui si occupa Clean Up Italia, una rete informale comprendente circa sessanta associazioni in Italia – noi abbiamo incontrato la sezione di Tricase, in Puglia, il cui presidente Gabriele Vetruccio è anche cofondatore del network nazionale – composte da quei gruppi di persone che si prodigano attivamente per la rimozione di rifiuti abbandonati nell’ambiente, ma anche per sensibilizzare cittadinanza e istituzioni sull’importanza di ridurre i rifiuti e tutelare i territori.
Per quanto riguarda invece le azioni di prevenzione, ce n’è una molto importante che si può fare prima di riusare oggetti vecchi o rotti e prima di pulire l’ambiente da rifiuti ormai irrecuperabili: riparare. È proprio ciò che fa Rusko, un’associazione bolognese che, come tante altre in Italia e nel mondo, organizza repair cafè. Si tratta di incontri informali in cui tecnici specializzati insegnano alle persone a riparare oggetti di uso comune – dai piccoli elettrodomestici ai giocattoli, dalle scarpe, alle biciclette – centrando così un triplice obiettivo: promuovere l’economia circolare attraverso la socializzazione, trasmettere alla gente competenze tecniche di auto-riparazione e salvare oggetti rotti dalla spazzatura facendoli funzionare di nuovo.
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