Marta Mingucci sulle caretta caretta: “Mettiamo da parte il nostro ego e rispettiamo la schiusa”
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La Spezia - Circa due mesi fa vi abbiamo raccontato della deposizione di una tartaruga caretta caretta, avvistata su una spiaggia di Levanto. Da quel momento volontari, biologi, naturalisti e svariati enti scientifici non le hanno tolto gli occhi di dosso. Adesso ci siamo, è finalmente arrivato il momento tanto atteso: le tartarughine stanno per venire alla luce. In una spiaggia con musica, rumori, vibrazioni e ombrelloni i piccoli usciranno dalla sabbia e prenderanno il mare: lì dovranno avere la meglio su predatori, eliche di navi, lenze, ami, reti e plastica.
Cosa possiamo fare noi per rispettare il più possibile queste nascite? Ne ho parlato con Marta Mingucci la “naturalistattrice“, appassionata ed esperta del mare che negli ultimi due mesi ha seguito il nido da vicino.
A Levanto in tanti sono frementi in attesa della schiusa delle uova di Caretta caretta: da naturalista cosa stai osservando?
Questo evento ha avuto molta eco, qui sul territorio e anche al di fuori. La domanda che ci viene posta più spesso è: “Quando nascono/sono nate?”. Per ora siamo in attesa e con molta attenzione monitoriamo, ma solo Madre Natura sa cosa sta accadendo sotto la sabbia. Purtroppo, anche se la schiusa è ciò che si spera, non è cosa certa: per cause naturali potrebbe anche non avvenire, per esempio nel caso in cui le uova non siano state fecondate o in caso di infezione da micosi. Comunque siamo nei tempi e noi ovviamente speriamo che tutto vada per il meglio.
In questi due mesi in che modo il nido è stato tutelato dai volontari e associazioni?
La sorveglianza viene portata avanti sia di giorno che di notte. Il monitoraggio e la tutela del nido sono seguiti passo passo da tanti enti e istituzioni: Acquario di Genova, ARPAL, Associazione Life on the sea ONLUS, Carabinieri, Comune di Levanto, Guardia Costiera, Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Università di Genova e Legambiente, oltre a diverse persone che si sono rese disponibili.
Io sono solo una delle tante persone che sono coinvolte. Oltre alla custodia, questo nido – essendo in maniera anomala molto vicino a riva – ha avuto bisogno di un’ulteriore protezione dalle mareggiate, che fortunatamente quest’anno sono state poche. Ora siamo stanchi, ma fiduciosi e felici.
Qualche giorno fa sulla tua pagina Facebook hai scritto un bel post che vuole fare da monito a chi si avvicinerà alla spiaggia e accenni anche al ciclo di vita della tartaruga: quanta consapevolezza c’è oggi su questo?
In questi mesi le persone che sono andate o che stanno regolarmente andando a visitare il nido, che è recintato, sono state davvero tante, sia turisti che cittadini levantesi. Abbiamo dedicato ore e ore a rispondere alle mille domande che ci venivano fatte per strada o appena ci avviciniamo all’area; questo fa piacere perché è indice di sensibilità e di una crescente curiosità.
Proprio oggi mi hanno contattato due bambini con la loro nonna, con cui avevo passato del tempo una sera sul lungomare a rispondere alle loro domande piene di interesse. In questi mesi si sono create belle situazioni, anche se purtroppo in alcuni casi siamo anche stati intralciati nei lavori da persone che si assembravano credendo che le uova si stessero schiudendo.
Proprio per evitare questo il Comune ha posizionato sulla spiaggia una webcam per una diretta live, in modo che tutti possano assistere anche da casa alla nascita, perché il momento della schiusa è molto molto delicato. Ci sono diverse regole da seguire e una massa di persone intorno renderebbe difficile non solo il nostro lavoro, ma anche quel momento così fragile e importante che è il venire alla luce. Come ho scritto, “l’evento” è più loro che nostro, la cosa importante per noi non è esserci, ma che vada tutto al meglio per questi piccoli, grandi circa 5 centimetri.
Quali sono le difficoltà che deve affrontare un esemplare di caretta caretta che nasce nel 2022?
Le tartarughe marine sono animali protetti che devono affrontare una miriade di insidie durante la loro vita. Molti di questi pericoli sono causati dalle attività antropiche, ragion per cui si cerca di render loro un aiuto, laddove si può. La strada per diventare adulte dura circa 17/20 anni, solo allora potranno riprodursi. Per questa specie le maggiori difficoltà causate dall’uomo sono l’antropizzazione e lo sfruttamento nel periodo estivo delle spiagge sabbiose, luogo in cui loro devono deporre le uova; le eliche delle imbarcazioni; ami, lenze e reti; la plastica dispersa che viaggia in sospensione; gli inquinanti disciolti in mare.
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