Ben(i)tornati, ecco come l’Italia riprende vita grazie alla rigenerazione e al riuso
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Cosa potrebbero avere in comune campi incolti con cibo buttato nel cassonetto, edifici fatiscenti abbandonati a loro stessi con stoffe destinate al macero? La risposta è la voglia di rivivere, di avere una seconda possibilità, di entrare in un ampio percorso di economia circolare e rigenerativa capace di costruire nuovi e concreti modelli per il nostro paese.
Sin dalla sua nascita, Italia Che Cambia riserva grande attenzione al mondo della rigenerazione e del riuso, declinato in mille ambiti. Dalle iniziative di recupero alimentare come RECUP o Ricibo, che salvano dalla spazzatura il cibo ancora buono, ai progetti che hanno riqualificato vecchi immobili dismessi facendoli diventare vivaci centri d’impresa, cultura e sociali – pensiamo ad esempio ad R84, la multifactory realizzata riqualificando una vecchia raffineria, oppure a Homers, che mescola co-housing e rigenerazione urbana.
Ma a rinascere possono essere anche beni che la malavita ha tenuto in ostaggio per anni e che grazie al lavoro congiunto di forza dell’ordine e società civile sono stati strappati alla mafia e riconsegnati alla comunità – è ciò che fa ad esempio la cooperativa Apeiron nell’agro aversano.
Un altro grande filone è quello della moda etica, realizzata con tessuti di scarto che, strappati al macero e ridisegnati abilmente, tornano in vita sotto – è proprio il caso di dirlo – una nuova veste. Fortunatamente si stanno moltiplicando a vista d’occhio i progetti virtuosi in questo ambito: dalle scuole di sartoria Riciclotto, Atelier Riforma e Ortika, fino ai brand di moda etica Progetto Quid, Malia Lab e Alice in the lab, solo per citarne alcuni.
Tutti questi ambiti d’intervento e tipologie di progetti saranno protagonisti sabato 1° ottobre, in occasione della decima Giornata europea delle fondazioni, Acri e Assifero promuovono Ben(i)tornati. Gesti quotidiani di rigenerazione: una festa a cui partecipano oltre 100 luoghi in tutta Italia, dove le comunità e le fondazioni realizzano insieme iniziative locali di rigenerazione.
Si tratta di spazi dismessi, recuperati e destinati a nuovi usi comunitari, beni confiscati alla criminalità e adibiti a fini sociali, nuovi parchi e boschi in aree abbandonate, laboratori di riciclo realizzati con materiali di scarto, iniziative di recupero del cibo invenduto, progetti di educazione alla sostenibilità e in generale alle buone pratiche, che da anni raccontiamo su Italia Che Cambia.
Protagoniste di questi “gesti di rigenerazione” sono organizzazioni del Terzo settore, associazioni di quartiere, cooperative sociali, comitati e gruppi di cittadini, che rappresentano i quasi 7 milioni di italiani che dedicano parte del proprio tempo alla cura della comunità, partecipando attivamente a migliorare la vita delle persone e dell’ambiente che li circonda.
A sostegno di questo universo c’è il vasto mondo delle fondazioni e degli enti filantropici: soggetti privati non profit che quotidianamente mettono a disposizione risorse, competenze e relazioni per sostenere le organizzazioni del Terzo settore e le Istituzioni, contribuendo a diffondere una visione della società pluralista e solidale, in cui ciascuno si senta responsabile del benessere di tutti.
Su questo fronte tra le attività delle fondazioni si possono individuare alcuni filoni di intervento esemplificativi: sostengono progetti di “rigenerazione umana” rivolti ai soggetti più fragili della società, a partire da bambini e ragazzi, anziani, persone con disabilità, detenuti, migranti; attivano iniziative di “rigenerazione urbana”, volte al recupero di spazi abbandonati o inutilizzati per riconvertirli a luoghi per ospitare attività culturali o sociali, dando vita a nuovi spazi di inclusione e di condivisione.
E ancora, promuovono attività di educazione rivolte ai giovani e non solo, per diffondere l’adozione di comportamenti e stili di vita sostenibili. Tutti questi ambiti hanno un comune denominatore: promuovere l’attivazione delle comunità locali quali attori protagonisti del cambiamento.
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