#5 AUTOSUFFICIENZA – Ecco come vivere in maniera etica ed ecologica
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A volte sembra quasi che l’autosufficienza sia il nirvana di chi vuole vivere in maniera etica ed ecologica, l’obiettivo finale, il grande traguardo, spesso difficilissimo da raggiungere, soprattutto se parliamo di un’autosufficienza totale in ogni ambito – cibo, energia, trasporti, beni di prima necessità e così via.
Eppure esistono molte sfumature di questo concetto. Esse mettono insieme autoproduzione e consumo critico, nuovi modelli produttivi e filiera corta, tessendo una trama di buone pratiche che diventa così accessibile ai più, anche a chi vive in città, ha famiglia, ha un reddito modesto o comunque si trova in condizioni che spesso rappresentano un ostacolo – alle volte una scusa nei confronti degli altri e di sé stessi – per una svolta ecologica.
Ne abbiamo parlato in occasione della quinta tappa del tour del decennale di Italia che Cambia con Francesco Rosso, fondatore della Fattoria dell’Autosufficienza. Abbiamo visitato la Fattoria dell’Autosufficienza per la prima volta nel 2017, quando era una struttura pionieristica incentrata su autosufficienza alimentare ed energetica, formazione all’ecologia e alla salute ed ecoturismo. Oggi il progetto si è evoluto, la struttura ampliata, gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti e ne sono scaturiti di nuovi e la Fattoria è uno dei punti di riferimento a livello nazionale in ambiti come permacultura, agricoltura biointensiva, autoproduzione, corsi e turismo responsabile.
ALCUNE ESPERIENZE INTERESSANTI SULL’AUTOSUFFICIENZA
Ma entriamo più nel concreto: come posso essere autosufficiente – chiederete voi – nella mia vita quotidiana? Quali strumenti ho? A chi mi posso ispirare? A quest’ultima domanda rispondo invitandovi ad approfondire la storia di Devis Bonanni, che alla soglia dei trent’anni si è licenziato e si è creato una nuova vita a contatto con la terra. Per il primo periodo ha dovuto sopravvivere con poche centinaia di euro al mese insieme alla sua compagna, ma non ha mai rimpianto la scelta fatta, con l’obiettivo di diventare il più possibile autosufficiente, anche a costo di fare delle rinunce importanti, come l’auto.
Se siete una famiglia di più persone, vivete in città, avete un lavoro regolare e non intendete modificare queste condizioni, non vi preoccupate, ci sono soluzioni interessanti anche per voi! Una è quella proposta della rete Bilanci di Giustizia, che unisce famiglie che hanno iniziato a prendere consapevolezza dei propri consumi con l’obiettivo di orientarli secondo criteri di giustizia sociale e sostenibilità ambientale. La cosa interessante è che i dati dimostrano che chi segue questo metodo – incentrato su un particolare bilancio mensile – non solo vive in maniera più etica ed ecologica, ma spende anche meno.
E veniamo a uno dei grandi quesiti che riguardano l’autosufficienza: “Non posso autoprodurre il mio cibo ma non voglio neanche acquistarlo da filiere non etiche, come faccio?”. A questa domanda abbiamo non una, ma due risposte. La prima arriva dalla CSA, ovvero l’agricoltura supportata dalla comunità, una particolare comunità produttiva fondata sulla fiducia, la condivisione e la coltivazione del cibo sano.
In Italia ne stanno nascendo diverse a una di esse è la romana Semi di Comunità, che si rifà a un modello di reciproco supporto tra una determinata comunità di persone e una cooperativa di agricoltori: la comunità diventa “proprietaria”, insieme agli agricoltori, di una qualsiasi iniziativa di produzione agricola, investendo una quota per finanziare la produzione e ricavandone in cambio una certa quantità di cibo per la famiglia, regolarmente distribuita.
Sempre sul superamento dei ruoli di produttore, commerciante e consumatore si fonda il concetto di food coop, una forma di cooperativa diffusa nel mondo anglosassone che sta fiorendo anche in Italia, ad esempio in Sardegna, grazie a Mesa Noa. Il suo meccanismo di funzionamento è molto semplice: chi aderisce al progetto è socio, ma anche lavoratore. Tutti devono dare il proprio contributo garantendo un monte ore mensile in realtà molto modesto – indicativamente tre ore al mese – facendo ciò di cui c’è bisogno, dai volantini promozionali alla contabilità, dallo scarico e collocazione dei prodotti sugli scaffali alla pulizia dei locali. In cambio si ottiene la possibilità di acquistare.
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