Quali agricolture per il futuro? Il caso di Agriponos, una delle prime startup italiane di acquaponica
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Cremona, Lombardia - Un anno fa abbiamo scritto di idroponica, una tecnica di coltivazione fuori suolo che permette di non sfruttare il terreno e di diminuire l’utilizzo di acqua e pesticidi. Qui trovate l’articolo. Sul finire di questa estate 2022 segnata da caldo e siccità a livelli record, il tema dell’acqua si ripropone in maniera drammatica, soprattutto in rapporto con l’agricoltura.
Oggi torniamo a esaminare possibili soluzioni per un’agricoltura del futuro e parliamo di acquaponica. Ne discutiamo con Paolo Grassi, fondatore di Agriponos, una start-up innovativa nata lo scorso anno a Camisano, in provincia di Cremona. Partiamo con una definizione di questa modalità di coltivazione: «L’acquaponica è un metodo che combina l’acquacoltura, ovvero l’allevamento dei pesci, con l’idroponica, appunto la tecnica di coltivazione fuori suolo, il cui maggiore vantaggio è un risparmio di acqua del 90% rispetto ai metodi convenzionali».
Fondamentalmente, a differenza dell’idroponica, l’acquaponica si serve degli scarti organici dei pesci per fornire i nutrienti necessari alle piante. Non servono quindi fertilizzanti o additivi esterni per nutrire le piante. Vediamo nel dettaglio come funziona un impianto acquaponico. In una vasca si allevano pesci e la scelta della specie varia in base all’utilizzo che si decide di farne: molti utilizzano le carpe koi a scopo ornamentale, c’è chi impiega invece pesci a scopo didattico o ancora chi decide di venderlo.
In ogni caso gli escrementi degli animali, attraverso un sistema di pompe che distribuisce e muove le acque, passano in un cilindro ricco di batteri, che funge da biofiltro. Questa è un’operazione fondamentale perché i batteri trasformano gli scarti dei pesci da ammoniaca in nitrati, una forma di azoto che è la principale fonte di crescita delle piante. L’acqua, ora ricca di nutrienti, arriva alle piante, che sono irrigate in continuazione. Questo sistema è infatti a riciclo d’acqua chiuso e continuo.
La grossissima differenza con una coltura a terra – pensate a un pomodoro in vaso – è che la pianta, quando innaffiata, trattiene poca acqua rispetto a quanto ne disperde nel terreno. Con l’acquaponica invece le piante non sono nel terreno ma affondano le loro radici in substrati che possono essere di diversa natura – Paolo utilizza della comunissima lana di roccia –, al cui interno fluisce continuamente l’acqua ricca di nutrienti.
Paolo ha deciso di aprire Agriponos facendo rivivere una vecchia cascina di famiglia e costudendo il suo orto acquaponico all’interno di una serra modernissima adiacente al casolare. Il suo è oggi l’impianto più grande della Lombardia, con circa 600 metri quadri di serra. In Italia l’acquaponica è davvero pionieristica: gli impianti che lavorano a livello commerciale si contano sulle dita delle mani.
Perché parliamo di un settore così di nicchia? Secondo Paolo sono due i motivi principali: «Sicuramente è un investimento importante in termini economici, soprattutto se si vuole sostenere un’attività imprenditoriale. Inoltre l’acquaponica richiede tanta esperienza e conoscenza. Io sono di formazione un agronomo, con alle spalle un dottorato e molta esperienza e nonostante ciò c’è tantissima sperimentazione dietro la costruzione di questo impianto».
Il sistema che descrivevamo prima infatti non è scevro di difficoltà: a livello di gestione, soprattutto quando hai tante colture, devi trovare un equilibrio che funzioni per pesci, piante e batteri. Nel momento in cui abbiamo visitato Agriponos i pesci non sono ancora presenti. L’impianto è infatti attivo dalla primavera del 2022 e il trasferimento degli animali avverrà nella stagione autunnale. Per supplire alla mancanza di pesce Paolo utilizza dei mineralizzatori, grandi compostiere con argilla espansa a cui aggiunge scarti vegetali, che arricchiscono l’acqua di nutrienti.
Con questo sistema Agriponos ha iniziato la coltivazione di pomodori, erbe aromatiche, zucchine, angurie, peperoni e tante altre varietà. Paolo inoltre organizza delle visite guidate per spiegare a scolaresche e curiosi come funziona l’acquaponica. Chi fosse interessato alle sue attività può rimanere aggiornato seguendo i canali Facebook e Instagram.
È dunque questa l’agricoltura del futuro? «Secondo me non esiste l’agricoltura del futuro ma le agricolture del futuro», risponde Paolo. «Sarebbe strano vedere la pianura padana piena di serre con sistemi di idroponica e acquaponica. Questa è un metodo che in alcune aree ti consente di essere produttivo, di risparmiare suolo e ovviamente acqua. È sicuramente una soluzione in tanti paesi in via di sviluppo. È una valida alternativa anche per gli spazi chiusi, con il grosso vantaggio di governare meglio le temperature ma con lo svantaggio della luce, a cui si deve supplire con l’illuminazione artificiale e relativi costi».
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