La storia di Giulia: come cambiare vita e non arrendersi alla decadenza e al maschilismo
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Savona - L’appuntamento con gli amici è per poco prima di cena. La strada, nonostante sia un periodo di turismo intenso, è libera. Il tramonto è ancora lontano, ma il cielo ha iniziato ad assumere colori più tenui che fanno godere gli occhi delle sfumature cromatiche che fino a qualche minuto prima sembravano impossibili da cogliere, a causa di una luce troppo intensa.
Dopo aver parcheggiato l’auto mi dirigo verso una casetta in legno che lascia intravedere alle sue spalle una grande vigna. Sono arrivata all’azienda agricola Dell’Erba e ad accogliermi ci sono due ragazze molto giovani. Mi fanno strada facendomi attraversare la vigna e mi accompagnano verso la destinazione finale. Sono lì per una serata di degustazione dei loro vini.
Dopo aver affiancato i filari della vigna, si apre un prato fatto a due fasce, dove luci appese e tavolini in legno fanno entrare subito la mente e il corpo in uno stato di relax. Il vino prodotto che si può bere qui arriva dalle vigne appena toccate con mano qualche istante prima e l’aperitivo servito viene “prodotto” con ortaggi coltivati a pochi metri di distanza dai tavolini. A spiegarmi tutto ciò è Giulia, titolare dell’azienda agricola ed “esperta” di vino e della sua produzione, che da un paio di anni ha preso in gestione la struttura, apportando alcune novità all’azienda che da generazioni appartiene alla sua famiglia.
VE LA PRESENTO
La protagonista di questa storia si chiama Giulia: lunghi capelli castani e sguardo vivace e pieno di vita e di idee. Ha quasi trent’anni e la frizzantezza di chi solitamente ha qualche anno in meno e non ha ancora dovuto affrontare difficoltà nella vita. Eppure questa giovane donna, come lei stessa mi racconta, si è già trovata davanti a un bivio importante, facendo la scelta apparentemente più complessa.
Dopo essersi laureata in architettura del paesaggio e aver fatto diverse esperienze a Bruxelles, vissuto in Brasile e Inghilterra, accetta un lavoro presso gli uffici del Comune di Genova, nel settore di ingegneria ambientale. Definisce lei stessa l’esperienza «interessante per alcuni aspetti, ma terribile per molti altri». Non si addentra nel raccontarmi le motivazioni, ma con una frase intuisco quanto le è costata: «Non voglio più vivere situazioni di quel tipo. La mia dignità non la lascio più, d’ora in poi mi seguirà sempre, ben stretta a me».
LE NUOVE VIGNE
Le dinamiche lavorative erano pesanti e il fatto che fosse donna e giovane non l’hanno facilitata, ma dopo un anno Giulia ha avuto il coraggio di licenziarsi e di inseguire il suo sogno: continuare l’attività famigliare di produzione di vino, mettendo in pratica ciò che studi ed esperienze le avevano insegnato negli anni precedenti.
«Ero molto triste e in difficoltà in quel periodo e ho visto l’annuncio dell’uscita del Concorso di Fior d’Albenga: ho pensato potesse essere bello partecipare con l’azienda di famiglia. Mi sono lanciata e ho vinto. Questo mi ha dato speranza. La vigna mi ha salvata: è sempre stato il luogo in cui andavo a rifugiarmi in “momenti no” e in questo in particolare mi ha concesso uno spazio in cui riflettere su ciò che stavo vivendo: proprio qui ho deciso che era arrivato il momento di iniziare a sviluppare tutte le idee che avevo in testa».
«Interrogandomi su cosa fosse un paesaggio e su quale fosse il suo “ruolo” infatti, ho riflettuto spesso anche su quello della vigna di famiglia con cui sono cresciuta e ho compreso che avrebbe potuto essere molto di più di un semplice spazio dedicato alla sola produzione di vino», continua Giulia. «Fa parte di un luogo ben più vasto e con esso ha necessità di influenzarsi e farsi influenzare. Inoltre per me era sempre stata un rifugio di pace e allora perché non renderlo tale per tutti?».
Ed è così che dallo scorso anno Giulia, dopo aver trascorso un primo anno di gestione standard dell’azienda agricola, ha deciso di aprire al pubblico la sua vigna, creando uno spazio all’interno di essa dedicato proprio allo scambio e alla condivisione. Qui per tutto il periodo estivo, e non solo, si alternano serate di degustazione di vini e ortaggi raccolti e cucinati ad hoc per gli ospiti della vigna, accompagnati da spettacoli teatrali – come le serate del Festival Terreni Creativi di Kronoteatro –, letture di libri e musica dal vivo di artisti locali e nazionali che Giulia stessa seleziona e contatta.
ESSERE GIOVANI DONNE IMPRENDITRICI
Giulia mi racconta di quanto sia faticoso per lei gestire il maschilismo che domina il settore: clienti che danno per scontato di trovare uomini di mezza età a gestire l’azienda, amministratori di altre realtà imprenditoriali alla pari che, per via della giovane età, quando capiscono che è lei la titolare ne rimangono stupiti e cambiano atteggiamento nei suoi confronti.
«Ciò avviene anche con ragazzi più giovani di me, che danno per scontato, una volta entrati qui, che il trattore sia di mio padre. Ho la patente, lo guido ed è intestato a me, anche se lo guida anche lui: il trattore è nostro, di entrambi! Andiamo oltre a tutto ciò? Credo che sia giunto il momento!».
I VINI E LA MONOCOLTURA
L’azienda produce un vermentino, un pigato e un rosato. Sul sito, la produzione vinicola e i suoi valori saldi sono descritti così: “In questa piccola, ma sorprendente piana, incastonata tra mare e montagna, con clima mite e temperato, nascono i nostri vini intensi nel rispetto della natura e del paesaggio. Attraverso il lavoro manuale e meccanico, si cerca sempre di più di preservare la biodiversità e di interagire con la parte boschiva e rude che ci circonda, attivando così un circolo costante di energia naturale. I terreni, di struttura principalmente franco argillosa, hanno un’ottima capacità biologica e chimica, permettendo così, di sviluppare vivaci e intensi sentori e profumi».
Così Giulia mi racconta di come ogni anno vengono effettuate analisi sui terreni gestiti per comprendere quali sono le evoluzioni e i bisogni, inserendo di volta in volta nuove piante per dare o togliere sostanze di cui necessitano. I prodotti utilizzati sono principalmente naturali, come ad esempio la polvere di roccia, utilizzata in questo periodo per proteggere le piante dal sole. Una costante ricerca di equilibrio.
Se passate dalla piana di Albenga, quindi, vi invito a fermarvi ad assaporare questi vini, insieme a quest’aria che sa di cura e amore per la terra e voglia di evoluzione. Solo toccando con mano (e con palato) quanto vi ho appena descritto potrete comprendre fino in fondo di cosa stia parlando.
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