29 Ago 2022

Chiarìa, ecologia affettiva ed educazione ambientale per avvicinare le persone alla natura

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Chiara e Danilo, in pieno lockdown, decidono di fondare Chiarìa, un’associazione nata per sperimentare uno stile di vita naturale, sano e sostenibile attraverso pensieri, azioni e progetti capaci di riconnettere l’uomo alla natura. Ecologia affettiva, tutela ambientale e percorsi di cura coinvolgono grandi e piccini nello sviluppo di un mondo più consapevole e armonioso.

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Catania - Chiacchierare con Chiara Trifilò è un’ulteriore conferma che la Sicilia sta davvero cambiando. Entusiasmo, empatia, cuore e voglia di contribuire a una trasformazione che sa di rinascita e consapevolezza. L’entusiasmo misto a stupore prende il sopravvento e vince su un’idea radicata in molti di noi dell’impossibilità di poter fare qualcosa e/o di farlo da soli.

La storia di cambiamento di Chiara potrebbe sembrare simile a quella di molti altri che abbiamo raccontato nell’arco di questi anni. Ma non è così. Ognuno di noi contribuisce al cambiamento con forme e maniere diverse, ma soprattutto con emozioni diverse. E Chiara è un esempio.

Nata alle pendici dell’Etna, ha studiato cooperazione allo sviluppo e dopo un periodo in giro per l’Italia, invece di trasferirsi in Africa o in America Latina, ha pensato di darsi da fare nel nostro Mezzogiorno. Si trasferisce così nella Locride dove incontra il suo compagno, Danilo Jeraci, cooperatore sociale ed esperto di tecniche primitive di sopravvivenza in natura. Nel frattempo come europrogettista comincia a scrivere progetti per aiutare le persone a trasformare i propri sogni in realtà.

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In questo percorso il contatto con la natura e una visione biocentrica non l’hanno mai abbandonata fino a condurla, insieme a Danilo, alla nascita di Chiarìa, un’associazione che sperimenta uno stile di vita naturale, sano e responsabile e promuove lo sviluppo di una società più consapevole, equa e armonica, in cui l’uomo è riconosciuto come parte di un sistema più ampio che mette al centro la vita e l’ambiente. 

Il termine Chiarìa indica proprio la zona improvvisa di luce che si apre a illuminare il sottobosco, una schiarita che dona vita e simboleggia la connessione che esiste tra i diversi livelli del bosco e della natura, tra luce e ombra. Nel “buio” del lockdown l’idea di creare un’associazione ha preso sempre più forma per trasformarsi in realtà. «A poco a poco hanno cominciato a unirsi a noi altre persone, da Salvatore Strano, naturopata e apicoltore, a Romina Adorno, musicaterapeuta», ricorda Chiara.

E poi ancora «Valentina Marletta, veterinaria, Marina, Bertino, Claudio Ruggieri, che ha creato il logo che sintetizza la nostra poetica – Albero ergo sum, Albero dunque sono, con “alberare” che diventa verbo –. Non ultima mia madre, Rosanna Correnti, neuropsichiatra infantile, primario per vent’anni e giudice onorario al tribunale dei minorenni di Catania, che ha deciso di tornare a studiare per dedicarsi alla medicina forestale, ai bagni nel bosco, inserendosi nella rete TeFFIt». Una famiglia di sangue e di linfa, come ci tiene a sottolineare più volte Chiara. 

L’associazione si occupa di ecologia affettiva, progetti di tutela ambientale, percorsi in natura di cura attraverso il filone della medicina forestale, esperienze a sostegno di terapie riabilitative per soggetti fragili o a rischio esistenziale. Si può stare in natura in molti modi, si possono vivere esperienze ed emozioni significative e allo stesso tempo curare la propria anima e il proprio corpo. Sono ormai innumerevoli le ricerche che dimostrano gli effetti benefici della natura sul nostro sistema psicofisico e immunitario e l’azione a livello preventivo e terapeutico in modo equanime, a prescindere da età, cultura, livello di salute. 

Chiarìa promuove una società più consapevole, equa e armonica, in cui l’uomo è riconosciuto come parte di un sistema più ampio

Chiarìa lavora affinché la vera indole dell’uomo, evoluta in milioni di anni per vivere della natura, con la natura e nella natura, possa esprimersi ritrovando il contatto con il “selvaggio”, riscoprendo l’ascolto consapevole, l’attenzione selettiva, le competenze e le abilità mentali e manuali, aumentando lo stato di salute complessiva. «Vivere esperienze forti e appaganti in natura è lo strumento più potente di educazione alla sostenibilità, perché stimola la biofilia, ovvero la naturale predisposizione biologica dell’essere umano a cercare il contatto con le forme naturali e sviluppa le nostre capacità empatiche di affiliazione profonda e innata con gli altri esseri viventi», continua Chiara.

Tra le tante attività, Chiara e gli altri stanno lavorando anche con il tribunale dei minorenni di Catania grazie al progetto “Natura insegna” che coinvolge ventiquattro tra ragazzi e ragazze del carcere minorile, che vengono accompagnati in un percorso riabilitativo con tecniche primitive di sopravvivenza in natura. Una metafora di come sopravvivere alla giungla urbana.

Questo filone, conosciuto anche come adventure education, permette «a ragazzi pieni di sovrastrutture che provengono da contesti non sempre facili, di sciogliersi davanti a un cielo stellato in una situazione protetta. Si mettono in gioco e fanno esperienza. Ci siamo proposti al dipartimento di salute mentale dell’Asp per incontri specifici sulla neuropsichiatria infantile, per giovani adulti e adulti che vengono fuori da percorsi anche comunitari, per far sì che possano ritrovare un equilibrio, non solo attraverso le terapie classiche, ma anche con immersioni in foresta e tecniche primitive. Stiamo cercando di promuovere un approccio diverso all’interno delle istituzioni», continua Chiara. 

Chiarìa sta lavorando anche per avere una sede immersa nella natura del bosco del parco dell’Etna. Si sta adoperando affinché l’Etna sia patrimonio di tutti e accessibile, attraverso percorsi speciali, anche per chi ha difficoltà. Nonostante sia nata solo due anni fa tutte le attività proposte dall’associazione hanno avuto un grande riscontro che ha visto la partecipazione di centinaia di persone. 

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A ottobre del 2021 è stata organizzata una giornata di “bombe di semi” autoctone in una zona dell’Etna, a Monte Ilice, dove gli incendi estivi avevano lasciato solo terra arsa. E poi ancora momenti speciali di aggregazione e condivisione con Viriditas, Forze Vitali in festa, il primo festival nel bosco dedicato all’ecologia affettiva, che ha riunito più di 400 persone. Laboratori gratuiti, incontri, famiglie, scuole, genitori, bambini, associazioni, realtà varie, tutti riuniti con il medesimo intento: una visione partecipata e gioiosa alla cura e al governo del territorio. 

La seconda edizione del festival si svolgerà il 16 ottobre 2022 al rifugio Case della Parlata, nel territorio etneo di Adrano, all’interno di un bosco dalla straordinaria biodiversità. Protagoniste saranno decine di associazioni che si occupano di ambiente, di salute e di educazione, artisti e professionisti riempiranno il bosco di Forza Vitale.

Ognuno racconterà la Viriditas – neologismo coniato da Santa Ildegarda, religiosa e naturalista tedesca, per indicare la forza vitale, il “verdeggiare” della vita che attraversa la natura – realizzando laboratori per grandi e piccini, spazi di confronto, performance artistiche, esplorazioni consapevoli della natura. «Sarà un’occasione per intrecciare le nostre radici e le nostre chiome come gli alberi di un bosco, tutti indispensabili e preziosi per l’equilibrio del sistema nel suo complesso, ognuno con la sua storia, con il suo linguaggio, con il suo modo di “essere Bosco”», conclude Chiara.

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