190 Tramonti per far venire alla luce le bellezze nascoste dell’alessandrino
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Alessandria - Quando si vuole scattare una bella foto a un paesaggio, non è importante solo il soggetto, ma anche come si compone l’immagine: si studia come collocarlo all’interno dell’area inquadrata, senza dimenticare gli elementi di contorno nella fotografia. Questo perché una foto non nasce nella macchina fotografica, ma innanzitutto nella mente del fotografo. E proprio nella testa di Andrea Robbiano, attore teatrale originario di Novi Ligure, tempo fa ha iniziato a frullare l’idea di dare vita a un racconto per immagini della bellezza nascosta delle valli dell’alessandrino. Si chiama La terra dei 190 Tramonti e sarà un romanzo video che diventerà una grande mappa visuale dei 187 comuni scelti.
Come riuscire però a sradicare i pregiudizi? Azzerando tutto: «Abbiamo deciso di ricominciare da capo, ascoltando sia le persone che abitano questi luoghi da sempre che coloro che li hanno scelti come rifugio di pace per il weekend». Proprio da loro il direttore artistico Andrea Robbiano e tutto lo staff del progetto La terra dei 190 Tramonti si sono fatti raccontare il territorio, perché il punto di vista di chi viene dalla città è, per certi versi, ancora più interessante di quello degli autoctoni. Ho parlato con lui per farmi raccontare l’origine e l’evoluzione di questo progetto.
Andrea, com’è nata l’idea?
Per spiegare il movente di questo progetto bisogna partire dalla storia di queste terre. La provincia di Alessandria è stata unificata da Urbano Rattazzi nel 1859: l’obiettivo era dare vita a un’area che avesse come capoluogo la sua città natale, definendo, però, i confini di questo territorio esclusivamente sulla carta, senza far caso alle diverse specificità delle valli che ne fanno parte. Il risultato? Uno strano “Frankenstein geografico”.
Il punto è che non ci siamo mai guardati in faccia tra di noi e questo ci ha penalizzato per tanto tempo. La provincia di Asti per esempio, oltre a essere più organizzata, è anche accomunata da un sentire comune. Qui, invece, ti sposti e di 20 km in 20 km cambia tutto: le tradizioni, la lingua, i piatti, la modalità di incontro. Il pregio è che si può fare un turismo lento, rilassante, non caotico, seguendo un “mood”, per esempio l’itinerario del formaggio, andando a conoscerne i produttori, oppure del vino. In provincia di Alessandria dall’antipasto al dolce, vini inclusi, ci sono piatti – e ingredienti – di altissimo livello. E sul piano turistico, a pochissima distanza si cambia completamente tipo di vacanza.
Per esempio?
I paesaggi delle colline del tortonese sono completamente diversi da quelli della val Borbera. A un gruppo di studenti delle superiori di Casale Monferrato, prima di arrivare in val Borbera, ho detto: “Vi sembrerà di entrare in un vecchio film di indiani e cowboy per il tipo di natura che incontreremo”. E i ragazzi sono rimasti letteralmente a bocca aperta. In questo territorio ogni paese ha la propria tradizione, con le sue specificità che negli anni si sono conservate abbastanza bene, quindi l’offerta è talmente ricca che è davvero una caccia al tesoro.
Grazie a questo progetto abbiamo scoperto tante cose che non sapevamo nemmeno noi. Il nostro obiettivo è scardinare quel “Tanto qui non c’è niente”, quando invece basta girare l’angolo per vedere posti che si stanno riempiendo di cittadini europei. In tutte le zone dell’acquese, per esempio, ci sono tantissimi svizzeri in vacanza.
In quale fase del lavoro vi trovate in questo momento?
Si sono appena concluse le attività per i video sui primi sette comuni, grazie ai fondi erogati dal bando ministeriale Educare Insieme. A conclusione di questa prima parte del progetto stiamo organizzando un grande festival dall’8 al 10 settembre a Castelnuovo Bormida, sede del Teatro del Rimbombo, la realtà che sta promuovendo, insieme a Naif Teatro, La terra dei 190 Tramonti. Raduneremo tutte le persone lì, con una serata teatrale e due musicali, durante le quali proietteremo il trailer dei primi sette video monografici di ogni comune.
Il bando Educare Insieme, del Ministero delle politiche per la famiglia, prevedeva delle azioni a contrasto della povertà educativa: come vi siete mossi?
Il progetto è partito in collaborazione con le scuole. Il bando era stato ideato per consolidare la comunità educante: così in ogni scuola abbiamo tenuto complessivamente otto ore di lezione, raccontando sia elementi di cultura del territorio che nozioni tecniche dal punto di vista video.
E nella “parte pratica”, in che modo hanno partecipato gli studenti?
Li abbiamo coinvolti a 360°, sia durante la raccolta delle informazioni che nelle interviste. Una parte di loro ha anche lavorato nella comunicazione social e scovato tante piccole chicche e curiosità per raccontare l’evoluzione del progetto. Il bello è che tutte scuole che hanno fatto parte di questa prima fase sono diverse per indirizzo e approcci: istituti tecnici, licei classici e scuole professionali. Ogni gruppo, quindi, con attitudini e interessi diversi, ha dato il proprio contributo, originale e unico, a ogni video.
Per la produzione sono stati coinvolti: la Casa di Carità Arti e Mestieri di Ovada, il consorzio per la formazione professionale Foral di Valenza, l’Istituto di Istruzione Superiore Guglielmo Marconi di Tortona, l’Istituto di Istruzione Superiore Rita Levi-Montalcini di Acqui terme, l’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta di Alessandria, il Liceo Amaldi di Novi Ligure e l’Istituto Balbo di Casale Monferrato.
Ogni scuola ha collaborato alla realizzazione del video per uno dei sette comuni selezionati: Rocca Grimalda, Castellania, Bassignana, San Salvatore, Albera Ligure, Ricaldone e Ottiglio.
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