1 Lug 2022

Wagner Group: cosa sappiamo della milizia privata che combatte fra le fila russe (e non solo)?

Scritto da: Michele Cagnini

Dal conflitto in Ucraina stanno emergendo numerosi elementi che, quasi sempre lontano dai riflettori, da anni giocano ruoli fondamentali sullo scacchiere geopolitico mondiale. Alcuni di essi sono i corpi militari privati, in particolare il controverso Wagner Group, i cui vertici sembrano essere molto vicini a Putin.

Salva nei preferiti

Fra le milizie e i gruppi armati che combattono dalla parte dei russi nel conflitto ucraino abbiamo imparato a riconoscere un nome: Wagner Group. Si tratta di un’organizzazione che, come molte altre, rimane spesso nell’ombra, ma altrettanto spesso gioca ruoli di primo piano in scenari di guerra, così come altre compagini di milizia privata. Proviamo dunque a conoscerla meglio.

Wagner group è una società di sicurezza privata o PMC – private military company – russa attiva in varie zone di conflitto dal 2014. In parole povere una PMC è un’azienda che garantisce protezione a infrastrutture e persone che ne richiedono i servizi – a pagamento chiaramente. I leader del settore sono gli statunitensi, con circa quaranta aziende riconducibili a questi compiti. Fra tutte una delle più note è sicuramente Academi – ex-Blackwater –, balzata agli onori della cronaca nel 2004, quando quattro suoi operatori sono stati uccisi in un’imboscata a Falluja, in Iraq.

In Russia invece non ci sono mai state notizie di PMC fino al 2013, anno di nascita della Slavonic corp, agenzia fondata da due cittadini russi con sede ad Hong Kong che arruolava ex-Spetznats, promettendo alte paghe. La sfortunata storia di questa brigata è raccontata da un articolo dell’Huffington post e sembra veramente uscita da un film di Hollywood.

wagner group 2

Il gruppo di ex-militari era stato assoldato come sicurezza per dei campi petroliferi particolarmente strategici per la Siria di Assad, una volta arrivati nel paese hanno però scoperto che i campi dovevano prima essere riconquistati dalle mani dei jihadisti e, solo dopo, protetti. Furono mandati all’attacco senza una strategia, con armi di seconda mano e senza supporto aereo. Una volta tornati a casa i sopravvissuti furono interrogati dall’FSB e i comandanti della brigata arrestati.

Nel 2014 nasce il Wagner Group, fondato da un ex-tenente del GRU – il direttorato principale dell’informazione, in pratica servizi segreti militari – di nome Dmitry Utkin. Sembra che Utkin sia stato veterano in Cecenia e Dagestan, oltre ad aver combattuto in Siria a fianco delle forze governative. Secondo il giornale online Meduza e il gruppo JPImedia, sarebbe anche un fervente neo-nazista, notizia difficilmente confermabile, ma avvalorata da due tatuaggi.

Il primo raffigura le “Sig-rune” – runa delle “SS”, simbolo però anche della “vittoria” –, mentre l’altro, meno equivocabile, ritrarrebbe direttamente l’aquila simbolo del terzo reich. Lo stesso nome dell’azienda, nonché nome di battaglia di Utkin, sembra tradire una simpatia per la Germania nazista: Wagner infatti non solo era il compositore preferito del Fuhrer, ma anche un noto anti-semita.

Più che un gruppo di mercenari il Wagner Group sembra essere un reparto che si occupa di lavare i “ panni sporchi” del Cremlino

Il punto focale del gruppo Wagner però non è la presenza di estremisti di destra nelle proprie fila, bensì gli stretti rapporti che ha con il Cremlino. Per chiarire in che modo questa PMC sia legata agli ambienti governativi russi dobbiamo introdurre un secondo personaggio, Evgenij Viktorovič Prigožin, imprenditore con molti affari nell’ambito del catering e della ristorazione che gli sono valsi il soprannome di “chef di Putin”. L’uomo sarebbe in realtà anche il principale finanziatore e proprietario del Wagner Group, rendendo quindi l’agenzia molto simile ad un esercito privato. Sembrano fondate le voci di stretti contatti tra Prigozin, l’esercito russo e l’FSB – il servizio federale per la sicurezza della federazione russa, una sorta di FBI.

Stando a un’inchiesta di un corrispondente del sito Znak.com, il Wagner Group avrebbe infatti una base operativa segreta nel piccolo villaggio di Molkino, nell’oblast di Krosnodar, la cui presenza è confermata dalle foto satellitari scattate in tutto il periodo della sua costruzione dal 2014 fino al 2016. Tuttavia, esattamente come la Slavonic corp, non ha una sede legale in Russia.

Qui arriva però la parte interessante: il complesso della PMC si trova a poche centinaia di metri dalla base militare che ospita la decima brigata delle forze speciali del GRU. L’ipotesi più avvalorata è che lo stabilimento Wagner utilizzi la vicina base del GRU come centro di reclutamento per giovani militari, che poi vengono spediti dove è più necessario tutelare gli interessi degli oligarchi.

wagner group 1
Evgenij Viktorovič Prigožin insieme a Putin

La presenza di mercenari russi è stata confermata in più di una dozzina di paesi oltre l’Ucraina e la Siria: in Repubblica Centrafricana si occupano di addestrare l’esercito regolare e di fornire guardie del corpo al presidente. In Venezuela invece avrebbero dato protezione al presidente Maduro. In Mali sembra però si siano spinti anche oltre: secondo un rapporto di Human Rights Watch risalente a quest’anno, l’esercito regolare maliano, supportato da “uomini bianchi che parlavano in modo strano”, avrebbe compiuto un’azione anti-terrorismo abbastanza controversa.

Il reparto avrebbe accerchiato il villaggio di Moura, impedendo a chiunque di uscire. Nei giorni successivi il villaggio è stato teatro di una carneficina: i soldati maliani assieme ai mercenari russi hanno iniziato a giustiziare abitante dopo abitante, incuranti se si trattasse o no di un estremista islamico. Il risultato dell’operazione è stato un centinaio di morti tra i civili e un’inchiesta aperta dal governo centrale. Insomma, più che un gruppo di mercenari il Wagner Group sembra essere un reparto che si occupa di lavare i “ panni sporchi” del Cremlino, dalle guerre per procura alla sicurezza e controllo di capi di stato alleati.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
DDL 1660: l’Italia sta scivolando in una democratura?
DDL 1660: l’Italia sta scivolando in una democratura?

La Slovenia, la NATO e il movimento pacifista: facciamo il punto con Aurelio Juri
La Slovenia, la NATO e il movimento pacifista: facciamo il punto con Aurelio Juri

L’attivista Alham Hmaidan: “Per fermare il genocidio non basta riconoscere lo Stato di Palestina”
L’attivista Alham Hmaidan: “Per fermare il genocidio non basta riconoscere lo Stato di Palestina”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Cosa dice il nuovo codice della strada e che ricadute avrà sulla mobilità sostenibile – #1024

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

|

La Robbia, il laboratorio sardo di tintura naturale che cuce tradizione e sostenibilità, dalla terra al tessuto

|

Nuove case: come devono essere per stare al passo con un mondo che cambia?

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

string(9) "nazionale"