28 Lug 2022

Il Treno dei Bimbi: il villaggio dove le carrozze dismesse riprendono vita e creano ospitalità

Scritto da: Lorena Di Maria

In Piemonte c’è un villaggio per famiglie che sembra uscito da una fiaba. Si chiama Il Treno dei Bimbi ed è nato negli anni ’60 come opera di solidarietà per ospitare i figli di genitori emigrati in Svizzera, poco al di là del confine. Quei vecchi treni dismessi che erano diventati una sistemazione per bambini e ragazzi sono diventati parte di un villaggio immerso nella natura che a distanza di anni continua a essere un luogo che fa accoglienza e crea comunità.

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Verbania - Una valle verde dove le foreste si sono appropriate di ogni spazio; suggestive cascate e punti di osservazione per godersi il paesaggio; innumerevoli sentieri e… un progetto unico nel suo genere. Ci troviamo nella suggestiva Val Formazza, nel Verbano Cusio-Ossola, e qui è nato il Treno dei Bimbi, un progetto speciale, unico, autentico e anche un po’ bizzarro.

In passato era nato in aiuto dei bambini figli dei pendolari che dal sud Italia non potevano trascorrere le vacanze con i propri genitori, emigrati oltralpe. Dietro a questo progetto c’è una storia che ci parla di solidarietà e accoglienza e che possiamo raccontarvi solo se andiamo indietro di qualche decina d’anni.

Treno dei Bimbi4
UN TUFFO NEL PASSATO

Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60 e Domodossola, che si trovava non molto distante dalla Val Formazza, rappresentava una città di confine dove giungevano molti gli emigranti dal sud Italia. Arrivavano dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Puglia e la loro meta era la Svizzera, al di là del confine. Proprio lì, al termine di un lungo viaggio da sud a nord, avrebbero potuto sbarcare il lunario e trovare le giuste condizioni economiche per mantenere la loro famiglia.

In quegli anni, però, la legge parlava chiaro: prevedeva che non fosse possibile portare con sé la propria famiglia. Così, per i molti pendolari alla ricerca di fortuna, la separazione finì per divenire un vero dramma, sospeso tra il disagio di allontanarsi dai propri cari e la difficoltà di trovare un luogo protetto in cui i bambini potessero crescere.

Fu così che una comunità di frati Cappuccini di Domodossola, di cui faceva parte Padre Michelangelo, trovò il modo per accogliere e ospitare i tanti bambini e ragazzi rimasti al di qua del confine. A Domodossola diedero vita alla Casa del Fanciullo, pensata per accogliere i figli degli emigranti e offrire loro istruzione. In questo modo la vita poteva diventare un po’ più semplice e durante i fine settimana genitori e figli avevano la possibilità di riconciliarsi.

Treno dei Bimbi12

La Casa però era destinata a chiudere nei mesi estivi e il problema di una sistemazione si ripresentò in una nuova forma. Fortuna volle che nella frazione di Baceno Croveo Osso ci fosse un terreno immerso nella natura che si rivelò un luogo adatto ad ospitarli: i proprietari del terreno, con un atto di amore e carità verso i giovani bisognosi, lo diedero in gestione ai frati Cappuccini che iniziarono a ragionare su come trasformare quel pezzo di terra e realizzare una struttura di accoglienza che fungesse da colonia estiva.

Ora che avevano a disposizione il terreno, mancava però una effettiva struttura in cui ospitare bambini e ragazzi. All’epoca Oscar Luigi Scalfaro, allora Ministro dei Trasporti, era in contatto con il frate Cappuccino Padre Michelangelo. Quando quest’ultimo si rivolse a lui per chiedergli un aiuto, il Ministro gli rispose che tutto ciò che poteva fornirgli erano dei vecchi vagoni ferroviari. Padre Michelangelo ebbe un’idea bizzarra che subito si trasformò in richiesta: “Ce lo regalerebbe un treno?”.

Detto fatto: le carrozze arrivarono per davvero. Così nel lontano 1966 quei vecchi vagoni dismessi, tra la meraviglia degli abitanti e la speranza dei bambini, si trasformarono in dormitori pronti ad accoglierlii, diventando così quello che oggi viene chiamato Il Treno dei Bimbi.

Dietro a questo progetto c’è una storia che ci parla di solidarietà e accoglienza

IL VILLAGGIO DEI BIMBI

Oggi il villaggio è attivo da più di vent’anni nei mesi estivi ed è gestito, proprio come un tempo, dai frati Cappuccini con il supporto di alcuni volontari. Immerse in un parco verde ci sono una ventina di carrozze, che sono state rimodernate pur mantenendo la loro vocazione originaria legata all’accoglienza. Come ci raccontano i referenti del progetto, «ogni vagone accoglie fino a 12 posti ed è alloggio di famiglie e gruppi di amici, oratori, scout, squadre di calcio o campi-scuola che sono i benvenuti».

Per chi desidera godersi le bellezze di questa valle e soggiornare più giorni, il progetto fornisce un servizio mensa, una zona attrezzata per le grigliate e, per i gruppi autorganizzati, mette a disposizione la “cambusa da campo” dotata di frigorifero, lavandino per piatti e stoviglie e cucina a gas, appositamente allestita vicino alle camere. «Con la pandemia l’autogestione non è più stata possibile, ma ci stiamo organizzando affinché sia nuovamente possibile farne uso».

Treno dei Bimbi1

Al villaggio il tempo si trascorre all’aperto: in questi anni i frati Cappuccini e i volontari hanno allestito un parco giochi per i più piccoli, un campo da calcio e un campo da volley. Ma le attività che si possono svolgere sono tante e diverse: organizzare pic-nic, passeggiare, fare arrampicata, visitare i caratteristici “orridi”, meditare e tanto altro ancora. Come ci viene raccontato, «qualche anno fa Padre Michele è mancato, ma sono presenti i suoi confratelli, proprio come Padre Vincenzo, Padre Leone o Padre Fausto, che rappresentano delle guide spirituali e collaborano per mantenere in vita il progetto».

Oggi è possibile far visita a questo luogo magico sospeso nel tempo e prenotare mettendosi in contatto con Il Treno dei Bimbi. Proprio qui la testimonianza di un passato difficile per molte famiglie si è trasformata in una possibilità di speranza e oggi il villaggio dei bambini ne tiene viva la memoria, in un treno allo stesso tempo dismesso e mai così funzionante, che ci porta in un viaggio tra passato, presente e futuro.

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