#NotMyTaxonomy: come la tassonomia è passata da verde a nera
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Genova - Il 6 luglio i parlamentari europei si sono espressi sulla mozione presentata contro la proposta della Commissione Europea di includere gas fossile e nucleare nell’elenco delle fonti verdi. E l’epilogo non è quello sperato. Con 278 voti a favore del veto, 328 contrari e 33 astenuti, il Parlamento ha respinto la mozione, accettando l’atto delegato. Gas e nucleare potranno quindi ricevere finanziamenti miliardari e questo porterà con sé svariate ricadute. C’è un lieve barlume di speranza che rischia di spegnersi proprio oggi: l’11 luglio è infatti il termine ultimo per il Consiglio per opporsi alla proposta formulata dalla Commissione; se ciò non avverrà, la tassonomia entrerà in vigore il 1° gennaio 2023.
«La transizione energetica è urgentissima e siamo già in ritardo di 40/50 anni per il famoso obiettivo di massimo 1,5 gradi di riscaldamento globale. Molte sono le responsabilità dei nomi noti dell’industria fossile – come Shell ed Esso –, che sapevano che saremmo andati incontro a una grave crisi climatica fin dagli anni ’70 e hanno investito milioni in lobbying e campagne di disinformazione per creare dubbio nell’opinione pubblica in merito ai cambiamenti climatici di origine umana e continuare con il business as usual», sottolinea Andrea Cavalleroni portavoce di Surfrider Genova e volontario di Cittadini Sostenibili.
«Può avere senso investire in nuove infrastrutture di gas fossile? Per rispettare i nostri obiettivi climatici la risposta è no; lo dicono tutti, da IEA a IPCC. Oggi, che in più c’è la crisi del gas, ha ancora meno senso». E torna sul tema del “meno e meglio”: «Bisogna consumare meno energia, innanzitutto con risparmio energetico, efficientamento ed elettrificazione, e aumentare la produzione di rinnovabili, non certificare il gas come verde e potenzialmente spostare miliardi di investimenti su un settore di cui ci vogliamo liberare completamente al più presto possibile».
Dal 3 al 7 luglio diverse realtà ambientaliste italiane si sono organizzate per prendere parte a queste giornate decisive per la lotta alla crisi climatica. “La transizione ecologica è l’unica strada per salvarci. Votate a favore del veto alla tassonomia europea degli investimenti sostenibili”, scrivevano mentre erano davanti al Parlamento, incitando al mailbombing. Ma purtroppo la bozza non è stata rigettata. Ho avuto modo di fare due chiacchiere con Lorenzo Ciconte, attivista genovese di Fridays For Future, proprio mentre era sul treno di ritorno dalla Francia. Mi ha parlato dei giorni appena trascorsi.
Lorenzo, raccontaci: com’è andata?
È stata una bella esperienza per noi, sicuramente provante: abbiamo lavorato giorno e notte fino all’ultimo per far bocciare questa proposta di tassonomia che non corrisponde alle esigenze effettive dell’Europa. Per evitare quello che invece è accaduto in questi giorni di plenaria abbiamo portato avanti incontri di advocacy per spiegare le nostre ragioni agli elettori, organizzato marce e azioni dimostrative, come i nostri tuffi nel fiume e la nottata trascorsa davanti al parlamento.
Quali sono le tue sensazioni a caldo?
Purtroppo questo è stato l’ennesimo esperimento europeo che sulla carta aveva senso e ora non lo ha più. Era di fatto l’ultima occasione per eliminare definitivamente il rischio di avere gas e nucleare tra i possibili investimenti sostenibili in Europa. A favore dell’inclusione del gas hanno spinto soprattutto la Germania e la Francia. Si tratta però di un climalterante che danneggia ulteriormente la situazione climatica attuale. Dobbiamo cambiare direzione e abbiamo poco tempo per farlo.
E le prossime mosse?
Chiediamo di non fare ulteriori regali a tutte le aziende che producono gas. I compromessi fossili non sono la soluzione, ma il problema. La crisi climatica ha bisogno di azioni immediate e di una forte accelerazione delle energie rinnovabili. Ci vogliono urgenti investimenti verso specifiche energie. In tema di rinnovabili poi, la Liguria è l’ultima regione in Italia, nonostante l’enorme potenziale. Inutile dire che dobbiamo fare di più.
Da oggi stesso ricominciamo a lavorare per riuscire a installare più rinnovabili possibili. E continueremo a dire no alle gigantesche centrali a gas che deturpano il paesaggio. Dal 25 al 29 luglio poi saremo a Torino, dove arriveranno attivisti da tutto il mondo per il Climate Social Camp, che ha l’obiettivo di trovare una strategia comune per cercare di salvare questo pianeta.
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