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Siracusa - Secondo le stime del WWF ogni anno otto milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare. Circa il 15% della plastica dispersa nelle acque si riversa poi sulle nostre spiagge mentre la restante rimane in superficie o si poggia sui fondali marini. Pensando al mare la mente mi riporta indietro di quasi vent’anni; precisamente al giorno in cui conobbi per la prima volta il celebre film d’animazione che raccontava le vicende di un pesciolino alla scoperta del mondo marino.
Lì iniziai a conoscere, seppur attraverso uno schermo, i meravigliosi segreti del mare, le sue bellezze e le caratteristiche di tutti gli esseri viventi che lo popolavano e me ne appassionai. La curiosità fu talmente tanta che mi avvicinai sempre di più al tema e iniziai a informarmi scoprendone le bellezze ma venendo a conoscenza anche di uno scheletro gigantesco causato dal menefreghismo dell’essere umano.
Il nostro pianeta sta inesorabilmente soffocando per noncuranza; è come se ci si dimenticasse che l’acqua è vita per ogni essere che popola questa terra e che mari e spiagge sono di tutti e bisognerebbe averne la massima cura. Oggi vi racconterò di una realtà siciliana che risveglia le coscienze prendendosi cura del mare e delle spiagge dell’isola del sole. Si chiama Rifiutiamoci ed è un collettivo di ragazzi, sotto in trent’anni, che dall’estate del 2019 si attiva per organizzare delle azioni di pulizia delle spiagge sensibilizzando e coinvolgendo la comunità.
Benedetta Loverso, l’ideatrice di questo collettivo, mi racconta come tutto è cominciato: «Un giorno ho creato un gruppo whatsapp per invitare a vivere il mare in maniera diversa: rispettandolo e facendolo rispettare. Io e alcuni amici ci siamo dati appuntamento alla Pillirina, una baia che appartiene alla riserva marina del Plemmirio, da anni al centro di molte polemiche».
«La zona che insiste sulla baia è stata privatizzata e rischia di trasformarsi in un resort di lusso che ne deturperebbe la bellezza e impedirebbe l’accesso a un bene patrimonio della collettività», continua Benedetta. «Oltre a essere vittima di speculazioni edilizie – continua Benedetta – la Pillirina è un luogo lasciato all’incuria, in cui vengono depositati rifiuti di ogni tipo. Da lì abbiamo dato il via ai primi incontri di clean up e non ci siamo più fermati».
Come organizzate la raccolta dei rifiuti, coinvolgete anche i cittadini?
Sostanzialmente decidiamo un giorno, un luogo e un orario e si divulga tutto tramite i social. Sulle nostre pagine Instagram e Facebook infatti, potrete trovare l’archivio di tutte le nostre iniziative. Lo scopo principale è quello di coinvolgere tutti, soprattutto le fasce di età più giovani, per compiere un lavoro di sensibilizzazione che poi ognuno si porterà dietro e divulgherà a vita.
Purtroppo però sono anche le fasce più difficili da coinvolgere. Attualmente il nostro target va dai 18 ai 35 anni più o meno, anche se con qualche eccezione. A lavorare a questo progetto siamo all’incirca in 10, chi più attivo e chi meno: ognuno mette a disposizione le proprie competenze e l’insieme fa la forza.
Principalmente vi occupate delle spiagge, ma organizzate raccolte anche in altri contesti?
Siamo nati in spiaggia ma tocchiamo molti altri punti che non sono sul litorale. Abbiamo ripulito una piccola parte della riserva del Ciane e zone che costeggiano le spiagge come la contrada “Pane e Biscotti” a Fontane Bianche e altro. Le spiagge comunque restano sempre la nostra priorità perché lì si trovano rifiuti che se non raccolti prima rischiano di finire in mare e non essere recuperati, mettendo a rischio anche la sopravvivenza delle specie marine.
Oltre alla raccolta dei rifiuti promuovete anche altri progetti?
Il nostro progetto più importante in cantiere è quello di costruire una rete solidale e sostenibile all’interno della città. Proporre una scelta alternativa al consumo di massa. Questo è ambizioso perché attualmente un buon 60% degli aderenti alla nostra iniziativa e del team che organizza le raccolte è domiciliato fuori dalla Sicilia per studi di formazione. Ma piano piano stiamo creando un solido network.
Qual è un suggerimento da poter mettere in atto nel quotidiano per poter essere più ecologici in spiaggia?
Io sono dell’idea che non ci sono più suggerimenti: lo vediamo ogni giorno quello che accade al nostro pianeta. Bisogna prendere posizioni nette, far sentire la propria voce e distinguersi: se c’è un rifiuto accanto alla mia postazione in spiaggia lo devo raccogliere, anche se non è roba mia. Bisogna partire dall’idea che viviamo e siamo parte di una collettività in cui non esiste il mio e il tuo: la terra, l’aria e le acque sono di tutti così come – ahimè – l’inquinamento. Non prenderne atto è un gesto di incoscienza verso noi stessi.
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