Essere nel qui e ora: ecco come radicarsi vivendo una vita nomade
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La vita nomade che abbiamo scelto quando siamo partiti dalla Valtellina con il nostro camper, lasciando una dimora fissa per andare in esplorazione del mondo, si sposa difficilmente con programmi annuali permanenti, routine consolidate, sicurezza finanziaria, lavoro fisso a tempo indeterminato. La nostra quotidianità viene scandita e costruita giorno per giorno, decisione dopo decisione, cercando di mirare alla costruzione di ciò che desideriamo.
Quando abbiamo iniziato il nostro viaggio, abbiamo cercato di rimanere il meno possibile ancorati al passato e di essere il più possibile aperti a nuove possibilità. Lo sradicamento da una terra che amiamo e che ci ha donato molto inizialmente è stato faticoso: la sensazione di sentirmi persa e di non avere una tana sicura in cui tornare, un’ansiosa insicurezza nel guardare l’immensità del foglio bianco che avevamo deciso di mettere davanti a noi per ridisegnare il nostro futuro, mi hanno accompagnato per i primi tempi di vita nomade.
Uno dei molti insegnamenti che mi hanno regalato i sei mesi di vita nomade, vissuti vagabondando per Spagna, Marocco e Portogallo è il saper vivere una vita svincolati da qualsiasi programma, routine, aspettativa: svegliarsi la mattina in luoghi sempre diversi e avventurarsi all’esterno del proprio piccolo rifugio, per scoprire cosa vuole comunicare il mondo, incontrando la natura, le città, le persone, gli animali e le piante.
Quello che cerchiamo di fare è vivere appieno le esperienze belle o brutte che capitano durante il tragitto che riporterà, all’imbrunire, di nuovo a riposare nella propria casa mobile, e decidere se stare o andare, giorno per giorno, ora per ora, ascoltando solo sé stessi e il rapporto che si crea con il luogo in cui ci si è fermati.
È stato in Portogallo che la nostra storia, nel momento in cui la pandemia di Covid-19 ha cambiato la vita di tutti, si è evoluta inaspettatamente in una nuova stabilità collettiva, inizialmente improvvisata e dettata dall’emergenza, poi consolidandola più consapevolmente, con la scelta di proseguire con altre famiglie una vita di vicinanza in un terreno comune, in affitto. Inizialmente siamo rimasti però a mezz’aria, tra un radicamento definitivo e l’apertura verso nuove possibilità, dovendo costruire la nostra nuova vita da zero e non avendo ancora ben chiaro il progetto.
Il nostro nuovo equilibrio è stato costruito poco a poco, non senza difficoltà. Scegliere quanto investire, emotivamente e finanziariamente, in un ambiente in cui ancora oggi non sappiamo se resteremo a lungo, per i primi mesi mi ha lacerata, lasciandomi in un limbo da cui facevo fatica a spostarmi.
Solo rammentando di ascoltare me e la mia famiglia mi sono resa conto che la risposta ai miei dubbi era quella di agire un po’ alla volta, di tracciare il percorso passo dopo passo, senza attaccamento a immagini passate o aspettative future, ma muovendoci ogni giorno seguendo quello di cui sentivamo di avere bisogno e che noi consideravamo importante nel luogo che stavamo vivendo, proprio come quando eravamo itineranti: siamo, in verità, tutti sempre protagonisti di un viaggio.
Il primo progetto che abbiamo realizzato, una piccola casetta in legno che ci ha regalato più spazio personale e più agio rispetto alla vita sul nostro camper Icaro, tra estati torride e inverni piovosi, ci offre il giusto compromesso tra una vita stabile e una proiettata verso progetti futuri più grandi. Viviamo così godendo del presente e facendoci guidare dalla nostra bussola interiore, che ci porta quotidianamente verso dove stiamo bene.
Abbiamo conosciuto persone grandi e piccole con cui abbiamo intrecciato un rapporto di amicizia, abbiamo familiarizzato con boschi, strade e paesi, abbiamo iniziato attività sportive e incontri di condivisione e crescita. Giorno dopo giorno portiamo avanti con le famiglie con cui viviamo pratiche ed esperienze per accompagnare i nostri figli in un percorso di apprendimento condiviso. Abbiamo un piccolo orto, quattro galline e un’anatra domestica, di cui ci prendiamo cura e che ci regalano del cibo sano e nutriente.
Ciò però non significa perdere di vista e smettere di lavorare per comprendere i nostri sogni per il futuro: proprio vivendo le nostre giornate appieno abbiamo la possibilità di capire ciò che ci emoziona e ci fa battere il cuore, ciò che realmente consideriamo essere la nostra missione e vocazione in questa nostra vita, quale sia la vela sul nostro albero maestro che ci guida anche quando il mare è in tempesta. Per me ha voluto dire rivelare a me stessa la visione di uno spazio di apprendimento, che voglio costruire studiando, sperimentando e dando ascolto alla mia voce interiore. Per Tomas ha significato sperimentare un lavoro stagionale da aiuto pizzaiolo per due stagioni, per poi decidere di tentare nuove strade lavorative, probabilmente nelle vigne della Svizzera francese.
Finché ci sentiremo felici di essere qui e non cominceremo a comprendere che le condizioni sono quelle giuste per evolverci nuovamente in un progetto più solido, sempre più simile a come lo immaginiamo, viviamo il presente, con il cuore e la mente aperti a nuove possibilità, ma ben radicati nel qui e ora, per giocare ogni giorno a costruire la nostra vita, noi stessi, e la nostra famiglia.
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