Quali sono i problemi che rendono così difficile la riabitazione dei borghi? Il caso di Sellano
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Perugia, Umbria - Questo è solitamente il luogo dedicato a presentare esempi virtuosi ed esperienze positive, ma per una volta mi prenderei la licenza di parlare di ostacoli e problemi, non per rovinare la festa ma perché nel cercare di mettere in atto processi di cambiamento essere coscienti degli ostacoli che probabilmente si incontreranno è uno strumento necessario.
Poco più di un anno fa scrissi un articolo inteso a incoraggiare il ripopolamento di Sellano, il borgo dell’Appennino Umbro dove mi trasferii nel 2015. La risposta fu quantitativamente molto più ampia di quanto mi aspettassi e ancora oggi ricevo richieste di informazioni e proposte, ma poco si è riusciti a realizzare e di questo vorrei analizzare le ragioni in quanto credo possa essere utile ad altri che abbiano in mente simili progetti e ambizioni.
Innanzitutto chi si rivolge al pubblico deve essere cosciente del fatto che non si è mai abbastanza chiari e che di frequente si verrà fraintesi. O ancora che molti, spinti dai loro sogni o desideri, finiranno per leggere ciò che vorrebbero sentirsi dire piuttosto che i nudi fatti. Tra le persone che mi hanno scritto molte si aspettavano di ricevere una casa e un reddito, altri di vedersi offrire un lavoro, ignorando il fatto che i piccoli Comuni hanno risorse economiche limitatissime e che una delle ragioni dello spopolamento è la mancanza di lavoro.
Molti hanno offerto le loro abilità ed esperienze in campi che vanno dallo yoga alla meditazione, dalla pittura alla danza, dalle terapie olistiche a quelle psicologiche. Tutte attività utili e meritevoli, ma in un’area rurale con meno di 1000 abitanti, in maggioranza anziani, dovrebbe essere palese che una dozzina di insegnanti di yoga farebbero fatica a procurarsi di che sopravvivere. Diverse persone avevano delle idee interessanti per attività legate al territorio, alla produzione di cibo biologico ad esempio, ma quasi nessuno aveva esperienza, un minimo di capitale o un piano concreto di come sviluppare un’attività e farla fiorire.
C’è stato interesse da parte di persone che lavorano a distanza, quelli che rientrano nelle categorie – ormai abusate fino alla nausea –, di smart workers e digital nomads e alcuni ora passano buona parte del loro tempo qui, cosa che si è rivelata la più semplice da realizzare, in quanto queste sono persone che “viaggiano leggere” in tutti i sensi, sono autonome dal punto di vista di reddito, non necessitano grandi spazi o strutture, e possono inserirsi in una comunità senza suscitare sospetto o opposizione in quanto non rappresentano una concorrenza con i nativi.
C’è stato anche chi offriva di trasferirsi a Sellano e migliorare le vibrazioni energetiche dell’area in cambio di una casa e un modesto stipendio o chi intendeva fondare una comunità tollerante e aperta a tutti, dichiarazione seguita dall’elenco di tipi di persone che ovviamente sarebbero state escluse dalla stessa.
Alcuni sono venuti con proposte interessanti e fattibili, con un’idea abbastanza concreta e chiara, e qui si è rivelato un problema di ordine differente. Come ha scritto Franco Arminio, “i peggiori nemici dei paesi sono i paesani”. Nonostante centinaia di case, terreni, edifici commerciali inutilizzati, non è stato possibile per queste persone trovare una sistemazione adatta ai loro progetti.
Ci sono vari motivi alla base di questa incongruenza. Spesso i proprietari non intendono affittare o richiedono cifre insensate, oppure si scopre che la proprietà è suddivisa tra diversi eredi e ne basta uno che si opponga e tutto si blocca. Ancor peggio, quando si tratta di acquistare c’è stato chi ha fatto offerte su degli edifici che i proprietari hanno prima accettato, per poi cambiare idea, richiedere cifre più alte del pattuito o scoprire che la vendita non era possibile per complicazioni burocratiche.
Insomma, una perdita di tempo a detrimento di tutti e questo problema è comune a tutti questi bei borghi come Sellano, abbandonati, che costellano l’Italia. C’è da dire che alcuni sono anche riusciti ad acquistare delle case molto economiche e trasferirsi, anche se non ancora in permanenza.
Dal punto di vista dell’amministrazione comunale – della quale faccio parte – ci sono poi carenze difficili da superare che non dipendono dalla volontà o capacità e anche queste non sono specifiche di questo paese. I tempi della burocrazia nell’amministrazione pubblica sono sufficienti a soffocare qualsiasi iniziativa, cose elementari come approvare un progetto che richieda anche solo un modesto finanziamento può richiedere più di un anno di passaggi illogici e paradossali, ma inevitabili.
Finanziamenti che provengono dallo Stato o dalla Regione e che sarebbero ideali per appoggiare progetti innovativi non possono essere assegnati sulla base del merito intrinseco di un progetto, in quanto il più delle volte sono destinati in partenza e l’amministrazione comunale, suo malgrado, non è che una facciata per giustificare finanziamenti ai soliti noti, ma non si può dire.
Qualche anno fa cominciai a notare con piacere che i media finalmente prestavano attenzione alle aree interne e il ritorno ai borghi. Ora ho l’impressione che queste siano diventate vuote etichette: chi parla di questi soggetti il più delle volte non ha idea della realtà complessa che cerca di descrivere e questo alimenta malintesi e sogni irrealizzabili in quel numero crescente di persone che sa bene cosa non le soddisfa nella vita che conducono ma non altrettanto bene quale alternativa sarebbe adatta a loro.
Si può dire lo stesso delle politiche di sviluppo che piovono dall’alto e vengono presentate con gran fanfara alle aree interne, progettate da persone che il più delle volte non hanno competenza e conoscenza specifica, che vengono a dirci come dovremmo vivere nei borghi, con un atteggiamento non dissimile da quello dei coloni che andavano a “civilizzare” i paesi che allora si chiamavano del terzo mondo. Da un lato iniziative del Governo, come il PNRR, sulla carta hanno senso e le linee guida vanno nella direzione giusta, ma quando si tratta di tradurre quegli intenti in risultati pratici si rivelano falle abissali, ma questo sarebbe un argomento tutto a sé.
Mentre il Governo ci offre denaro per sviluppare progetti ambiziosi e di valore, le aree interne perdono servizi essenziali alla loro sopravvivenza, dagli uffici postali ai trasporti, dalle scuole agli ambulatori, e questo perché buona parte di questi servizi sono gestiti da aziende private che, non potendo far profitto da aree spopolate, semplicemente le abbandonano.
Le comunità di un tempo si erano sviluppate nel corso di secoli ed erano basate principalmente sull’interdipendenza tra le persone le quali, avendo bisogno una dell’altra, trovavano un modo più o meno equilibrato per convivere. Da quando questo meccanismo è scomparso, sostituito dalla possibilità di acquisire qualsiasi cosa con denaro, la struttura della comunità ha cessato di esistere e crearne un nuovo modello è un’operazione artificiale, lunga e molto complessa. Sembra banale dirlo, ma è una realtà della quale è necessario prendere atto.
Nonostante tutto ciò molto è cambiato da quando, con pochi amici, ho iniziato ad adoperarmi qui a Sellano per un cambiamento che ritengo positivo. Il lavoro con i bambini in particolare sta dando risultati molto belli e promettenti. È un po’ come scavare una montagna con un cucchiaino, ma ne vale la pena.
Concludo condividendo qualche spunto che possa – in maniera realista e concreta – fornire indicazioni per una vera, sincera ed efficace rivitalizzazione di piccoli borghi come Sellano:
- Quando mi trasferisco in un luogo che non è il mio devo prima di tutto ascoltare, osservare e cercare di capire come funziona e rispettare chi in quel luogo è nato.
- Il mio sogno può essere il più bello al mondo, ma non è detto che venga compreso e condiviso da altri.
- La mia presenza, in quanto alieno, porterà comunque dei cambiamenti, non tutti saranno graditi e apprezzati, anche se sono positivi.
- Nulla accade senza impegno e investimento personale.
- Gli elementi da considerare sono sempre più di quelli che uno si aspetterebbe, e nessuno è trascurabile. Fare i “compiti a casa” e prepararsi ad affrontare la realtà è un sano esercizio.
- Il cambiamento fa paura ai più e spesso incontra ostilità, anche se è un cambiamento in meglio.
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