Da giornalista di moda a giardiniera: la nuova vita di Laura Bianchi
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Genova - Laura Bianchi era una giornalista di moda: una professionista sempre “armata di tacchi a spillo” e a caccia di nuovi trend. Ma a un certo punto la sua vita è cambiata: un incidente l’ha portata in mezzo al verde e per anni la sua vita è rimasta in bilico tra la redazione e il giardino, tra set i fotografici e il frutteto, tra sfilate di moda e festival di giardinaggio. Oggi è una giornalista giardiniera e ha raccontato la sua storia in un libro.
«Negli ultimi venticinque anni sono stata un’altra donna: ero una giornalista di moda, prima per Elle, poi Velvet e infine alla Repubblica», racconta. «Mi occupavo soprattutto di servizi fotografici: sceglievo i temi da raccontare, sceglievo le modelle, i fotografi; facevo la regista delle pagine di moda. Passavo la vita tra sfilate, viaggi stampa, eventi su set fotografici in tutto il mondo: per questo mi chiamavano la ragazza con la valigia. Ho vissuto per anni su tacchi 12 e mi sentivo a mio agio così».
Come concepivi la tua professione di giornalista e cosa ti ha portato?
Per me non era tanto importante l’abito, il brand o gli ultimi trends della moda; quello che facevo era raccontare la storia di una donna, uno stile, una personalità. Ero entrata in un mondo bellissimo, paginatissimo e ricchissimo di impegni, possibilità di carriera, ricchezza. E per me che venivo da una famiglia semplice è stata una grande opportunità. Rifarei tutto con lo stesso impegno e uguale passione.
Cos’è che ha alterato questa frenetica quotidianità?
Un giorno ero in bici e un minibus non ha rispettato lo stop: mi ha travolta e costretta all’immobilità per mesi. Con i ferri esterni alla spalla non potevo più lavorare né andare in redazione e mi è crollato il mondo addosso. Per placarmi prendevo il treno e andavo al mare in Liguria. È lì che, camminando senza sosta per i sentieri della costa, ho trovato quello che sarebbe diventato il mio pezzo di paesaggio.
Com’è cambiata la tua vita e cosa sei diventata?
Ero una neofita del giardino dal pollice nero invece che verde, nemmeno amante della natura o degli animali e, di punto in bianco, mi sono ritrovata a possedere – anzi a custodire – un pezzo di terra saggio e selvaggio che mi ha insegnato poco alla volta l’arte a me sconosciuta della pazienza e del rispetto per ogni forma vivente. Oggi sono una giornalista giardiniera.
Com’è il tuo giardino e come ti ci senti?
Il mio giardino è un posto scomodo e duro, ma bellissimo. Sono seimila metri quadri abbandonati da oltre cinquant’anni con un rifugio nascosto dalle cui terrazze si vede il mare. Ci sono un frutteto, un orto biologico, una serra e molto altro, costruiti con fatica nel tempo. Qui mi sento pura e quando ancora non ci vivevo, solo in questo luogo riuscivo a spogliarmi del superfluo.
Dopo quel momento di svolta quali scelte hai compiuto e quale impatto o conseguenze hanno avuto su di te?
Sono tornata bambina: a quarantacinque anni mi sono rimessa a studiare frequentando la Scuola agraria del parco di Monza: lavoravo di giorno e studiavo la notte. Nei fine settimana e nelle vacanze comandate mi prendevo cura del terreno. Nel frattempo, nonostante fossi giornalista di moda, ho cominciato a scrivere parlando di natura. Questo argomento è piaciuto alla redazione e allora ho cominciato a stare più nei giardini che sui set, più ai festival di giardinaggio che alle sfilate di moda. Così è andata avanti per cinque anni.
Perché hai deciso di cambiare vita, cosa ti ha spinto a farlo e cos’hai imparato?
Ho deciso di cambiare vita proprio nel momento più difficile: la pandemia. Con il mio compagno e tutta la famiglia di animali che avevamo creato, abbiamo deciso di vivere il periodo di isolamento nel giardino. Questo periodo lo ricordo come la più bella primavera della mia vita. Un evento infausto mi ha dato la possibilità di cambiare vita, di imparare a essere felice e di rinascere, finalmente. Lavoravo in smart-working dal mio giardino, affacciato sullo splendido Tigullio, dove gli inverni sono miti e le estati generose.
Quel “momento” lo puoi intendere come una svolta ? È stato il punto più basso o più alto nel tuo percorso? Ti ha reindirizzato, illuminato la strada o ha bloccato la tua vita?
È stata una svolta, una curva ad U: quando mi hanno revocato lo smart-working ho mollato tutto. Mi sono dimessa dopo venticinque anni di onorato servizio, una bella carriera, un ricco stipendio, confort e sicurezze e ho cominciato a fare la contadina.
Cosa è cambiato nella tua vita quotidiana?
Continuo a scrivere, certo, ma vista mare e con i ritmi della natura: zappo di giorno nel mio giardino e zappo di notte sulla mia tastiera. Ho più tempo per me, per gli amici, per le mie piante e i miei animali. Insomma, ho più tempo per vivere, respirare, coltivare e coltivarmi. Perfino per oziare, se mi va. Faccio consulenze, ma non più di moda. Rifaccio il look, ma stavolta a terrazzi e giardini. Vado sui set, ma sono festival di giardinaggio. Viaggio ancora facendo workshop per il mondo, ma dando voce alle piante.
Qual è la tua famiglia?
Il mio compagno e i miei animali: siamo un tutt’uno con la natura, con le piante e il mare. Inoltre abbiamo aperto una piccola struttura di accoglienza, un one room hotel immerso in un uliveto e gli ospiti sono anche loro la mia famiglia: se non sono io a viaggiare, è il mondo che mi entra in casa.
Come sei riuscita e riesci a coniugare il tuo lavoro con la tua passione per le piante?
Non ci sono differenze per me tra lavoro e passione: hanno sempre coinciso. Quando ho sentito che i miei interessi stavano cambiando ho cercato di capire come renderli il mio lavoro. Ci ho messo tempo, certo, circa otto anni e mi sono preparata per questo cambiamento. Mi sono rimboccata le maniche, a scuola, sul campo, sbagliando, soffrendo, ma chiusa una porta per me si è spalancato un portone sul verde.
Cosa è cambiato dopo aver attraversato questo processo? C’è stato un cambio di prospettive? Hai lasciato andare vecchi ruoli o credenze? Hai assunto nuovi approcci o comportamenti?
A pensarci bene non è cambiato nulla: sono certamente un’altra donna, ma anche la stessa che vive delle proprie passioni. E ora è madre Natura che scandisce le mie giornate, non più la redazione. Ho capito che la cosa importante è vivere il momento presente, perché il passato è passato e il futuro chissà se arriverà mai.
Cosa pensi oggi di tutto quanto è successo?
Penso che la vita sia fantastica e che il momento giusto arrivi per tutti coloro che lo desiderano fortemente. E sono sicura che se si desidera davvero qualcosa basta sognare e quella accade. Basta sognare più forte e poi agire, provare, costruire accettando, ovviamente, di sbagliare.
Cosa consiglieresti alle Moderne Persefone che come te decidono di cambiare vita e dedicarsi alla natura?
Poche e semplici cose, ma efficaci: lasciarsi andare, accettare di sbagliare, non avere fretta, vivere di passioni, non arrendersi mai nemmeno davanti l’evidenza, fare rete, ascoltare ed ascoltarsi e ricordarsi che la natura è tutto: meraviglia e terrore, bellezza e incubo, piacere e fatica. Insomma, la natura è vita.
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