Il dialogo fra Vito e Fiorello: come sarebbe vedere il mondo con gli occhi di un cavallo?
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Rieti, Lazio - Mi chiamo Fiorello, ho 37 anni, sono un cavallo meticcio, figlio di molte culture e razze. Ho vissuto in due ettari di terreno ad Ascrea (RI) ai piedi di un piccolo borgo incastonato tra le montagne della riserva naturale Monti Navegna e Cervia, affacciato sul lago del Turano. Sono un tipo atletico, ghiotto di erba di campo e fieno, ma ogni tanto mi concedo cibi per cui vado matto, come le carote. Il mio migliore amico, nonché benefattore, è Vito Scarola, un uomo di paese e di città.
Sono stato adottato a un anno da genitori italiani che hanno apprezzato e sfruttato le mie qualità ippiche. Fin da giovane, a tredici anni, mi sono trasferito in montagna e lì ho vissuto tutta vita crescendo come dovrebbe crescere ogni essere vivente della mia specie: nella natura, mangiando sano e biologico, bevendo acqua di fonte e facendo attività fisica leggera, ma costante.
Ogni giorno il mio amico Vito viene a trovarmi per darmi da mangiare, da bere, per spazzolarmi il manto e poi si siede accanto a me e mi racconta i fatti del paese, le sue problematiche, i cambiamenti, le conquiste. E io, attraverso i suoi occhi, li vivo come fossero i miei.
ASCREA: DALLA RICCHEZZA AL DEGRADO
«Mio caro Fiorello, sono molto preoccupato: il paese si spopola sempre di più, le attività turistiche chiudono i battenti e le strade dei miei padri sono sempre più sporche e meno frequentate», mi confessa Vito. Ma se fossi in te, caro amico, non mi preoccuperei troppo: ci sono molti esempi virtuosi di borghi come Ascrea che rinascono dalle proprie radici, soprattutto con la creatività e gli strumenti innovativi delle nuove generazioni.
Bisogna stimolare i giovani a tornare a coltivale i campi in modo biologico, a cucinare piatti tipici con fantasia, a valorizzare il patrimonio artistico, culturale, a vivere le risorse naturali in modo sostenibile e a offrire alloggio a pellegrini e viaggiatori proponendo loro servizi per un turismo lento. Bisognerebbe recuperare ciò che già abbiamo attraverso gli strumenti offerti dall’era della tecnologia, sfruttando i fondi nazionali ed europei. Insomma: immaginare il passato per ricordare il futuro!
TRA STRANIERI E RESIDENTI
«Mio caro Fiorello – mi dice ancora il mio amico bipede –, ieri in paese è arrivata l’ennesima famiglia di stranieri: sono tanti, non parlano bene l’italiano, vogliono lavorare e stabilirsi qui da noi, chissà se di loro ci si può fidare». Se fossi in te, caro amico, ne sarei felice e li accoglierei a braccia aperte, gli rispondo.
Gli stranieri, specie coloro che arrivano in piccoli borghi, magari in via di spopolamento e abbandono, possono essere una grande risorsa: lo stimolo di un circuito virtuoso che favorisca, da un lato, la rinascita locale e, dall’altro, l’integrazione sociale e culturale degli immigrati1.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Ma le preoccupazioni di Vito non finiscono qui: «Mio caro Fiorello, hai visto il lago? Sta tornando fiume, perché non piove più da mesi e non ci sono abbastanza acque sorgive o ghiacciai ad alimentarlo. Le piante spontanee si seccano dappertutto per la siccità e quelle coltivate non danno più frutti perché non c’è più nessuno che le annaffi».
Per consolarlo gli ho suggerito di imparare a prendere il bello delle cose anche dove tutto è secco. Con la consapevolezza, certo, dei numerosi danni del cambiamento climatico e delle sue cause che, per la maggior parte, sono frutto di azioni umane contronatura. Mi sforzerei, nel mio piccolo, di vivere invece secondo natura piantando alberi, per esempio, polmoni naturali della terra, prendendomi cura del mio orto, frutteto o giardino e vivendo, nel quotidiano, in modo equo e sostenibile. Perché sono i piccoli gesti fatti a livello locale, perfino individuale, che possono cambiare le cose a livello globale.
CON I SENSI IMMERSI NELLA NATURA
E poi, se fossi in te, caro amico, guarderei i piccoli miracoli della natura che ogni giorno si rinnova nonostante tutto; che rinasce al sorgere di ogni nuovo sole; che rinverdisce ad ogni goccia di pioggia e muta con il trascorrere lento, ma ciclico delle stagioni, ognuna unica a suo modo e speciale. Se fossi in te, respirerei i BVOC (biogenetic organic volatil compounds), quelle particelle volatili emesse dalle piante tanto terapeutici per il nostro sistema immunitario, vincenti contro lo stress e fonte di numerosi benefici.
Mi riempirei gli occhi dei colori della natura, da quelli primari alle sfumature più sorprendenti. Accarezzerei con delicatezza i suoi elementi come fossero parti del mio stesso corpo. Ne ascolterei i rumori e i suoni come fossero le note di un concerto naturale dai toni a volte svelti, forti e gracchianti, altre morbidi, fluidi e rilassanti. E, perfino, ne assaggerei tutti i sapori che nutrono il corpo in maniera sana e riempiono l’anima appagandola di soddisfazione e gratitudine.
BUONANOTTE FIORELLINO
«Mio caro Fiorello, forse hai ragione tu. Tu che hai vissuto trentasette anni in questo piccolo angolo di paradiso, arroccato tra i monti e affacciato sul lago. Tu che hai vissuto i tuoi cento anni intensamente e secondo natura. Tu che un giorno, proprio quando ti sono stato lontano per settimane a causa di un brutto male, senza dire niente a nessuno, forse per la tristezza o per l’età, ti sei lasciato cadere nella grande buca che avevo scavato per te e ti sei addormentato in un sonno eterno».
E così il mio amico Vito si è congedato da me – e io da lui – con un ultimo augurio: «Di te conserverò i ricordi di un animale fedele e amorevole, di un compagno di avventure in natura e soprattutto di un amico unico e speciale dall’intelligenza e dalla saggezza forse superiore a quella umana. Fai bei sogni: buonanotte Fiorellino».
1 – Bonetti B., 2018. “Alterità e relazione nelle dinamiche dei piccoli gruppi: lo straniero come risorsa di innovazione e recupero della tradizione nei borghi di montagna”, Quaderni IRCrES-CNR 3(4), pp. 29–49, http://dx. doi. org/10.23760/2499-6661.2018.016
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