“La Calabria ci riguarda”. #maipiùstragi, la prima manifestazione nazionale contro la ’ndrangheta a Milano
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Milano, Lombardia - “Stasera vado a Milano a una manifestazione, si chiama #maipiùstragi”, ho detto ieri pomeriggio alle maestre della scuola infanzia di mia figlia, annunciando a entrambe che sarebbe venuta anche lei. Loro mi hanno guardato per qualche secondo, tra lo sbigottito e l’ammirato. Sì, ho portato una bambina di nemmeno cinque anni a un evento enorme, gigantesco a quasi due ore di treno da casa perché tutti, anche i più piccoli, devono imparare a saper distinguere il bene dal male, a vederlo sia nel pulviscolo delle grandi cose che nelle pieghe di quelle piccole.
Perché nella vita i “cattivi” spesso non sono così riconoscibili come nei cartoni animati. Ieri in piazza Duca D’Aosta eravamo in tanti, insieme, compatti, per rompere il muro d’omertà. E Gaia non era l’unica bambina presente: erano sulle spalle dei papà, nei marsupi delle mamme, seduti uno vicino all’altro sui gradini.
LA SOCIETÀ CIVILE COME “SCORTA CIVICA”
Da cos’è nata #maipiùstragi? A inizio maggio il magistrato di Catanzaro, Nicola Gratteri, non è stato eletto procuratore nazionale antimafia dal Consiglio Superiore della Magistratura. Proprio in quei giorni sono arrivate delle segnalazioni piuttosto attendibili, riservate solo agli ambienti investigativi e istituzionali, provenienti dal sud America, dove si stava pianificando un attentato alla sua vita.
In risposta a questo il gruppo cooperativo GOEL (ve ne abbiamo parlato qui), che da anni combatte la ’ndrangheta in Calabria, ha deciso di mobilitarsi e, dopo un flashmob a Roma a fine maggio, ha organizzato questa grande manifestazione a Milano a cui abbiamo partecipato anche noi per dimostrare che tutta la cittadinanza può essere una scorta civica.
Perché a Milano e non a Catanzaro? «La provincia di Milano e la Lombardia sono il posto più infiltrato dalla ‘ndrangheta dopo la Calabria, dove sta facendo più soldi», sottolinea Vincenzo Linarello, presidente di Goel. «Noi vogliamo essere proprio nel posto dove la ‘ndrangheta sta investendo di più, dove fa i suoi business. Quindi è qui che la ‘ndrangheta deve essere combattuta».
LA MANIFESTAZIONE
Una serata sentita e partecipata, appoggiata da oltre 150 tra sindacati, enti e associazioni, che non è stata solo un calcio emotivo alla mafia, ma ha dato voce alla voglia di gridare che stavolta la società civile c’è e non lascerà Gratteri in pasto alla criminalità. Mentre dalla piazza si alzavano applausi e il coro “Fuori la mafia dallo stato”, tra occhi lucidi e teste che annuivano, sono salite sul palco personalità del mondo del volontariato, della cooperazione, del sindacato, dell’economia, del giornalismo e dello spettacolo.
Alessandra Dolci, procuratore aggiunto e coordinatrice Dda Milano, ha raccontato della perfetta sintonia e del comune sentire che condivide con Gratteri: «Milano è diventata simbolo della lotta alla ’ndrangheta. Perché se da un lato è la Lombardia stata colonizzata, dall’altro c’è un movimento antimafia che cresce sempre di più. E voi che siete qui ne siete testimonianza. Forza Nicola, siamo con te».
Molto significative anche le parole di Monica Forte, presidente commissione speciale antimafia anticorruzione trasparenza e legalità regione Lombardia: «Tutte le morti causate dalla mafia hanno segnato il volto della Repubblica e sono state caratterizzate dal grande isolamento nelle strutture di appartenenza e in generale nello Stato. Facciamo della nostra capacità di influenzare il dibattito pubblico lo strumento per porre finalmente nel dibattito pubblico il problema dell’esposizione dei singoli».
«Chiediamo a pochi di delegare la lotta alle mafie – ha continuato Forte – e se qualcosa va storto allora allestiamo gli altari, intitoliamo le piazze e mettiamo a posto le coscienze nel ricordo. Quanto spazio stiamo dando, in questo momento, nel dibattito alla vicenda giudiziaria di Lamezia Terme? Quante figure apicali delle istituzioni stanno “prendendo sotto braccio” gli operatori della procura di Catanzaro? Ve lo dico io: nessuno».
«Non piangiamo dopo», ha dichiarato il direttore responsabile di Italia Che Cambia Daniel Tarozzi per rafforzare il concetto da Monica Forte e per stimolare un’attivazione tempestiva e consapevole da parte di tutta la società civile. «Gli eroi sono sempre giovani e belli ma sono anche morti. Amiamo gli eroi vivi, proteggiamoli e aiutiamoli ogni giorno».
Essere insieme per vincere le mafie.
La manifestazione ha ricevuto il patrocinio del Comune di Milano e di Fondazione Pubblicità Progresso, mentre la costellazione di promotori dell’evento ha contato circa 150 realtà, sociali e non.
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