Kymia, la start up che dallo scarto del pistacchio produce prodotti cosmetici di nicchia
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Catania - Un pastorello andaluso alla ricerca di un tesoro inizia un viaggio per diverse terre, affronta varie esperienze per poi scoprire di averlo in casa. Arianna Campione, ideatrice e fondatrice della start up Kymia, si ritrova molto nel protagonista del libro L’Alchimista di Paulo Coelho. Anche Arianna infatti il tesoro ce l’ha in casa, a Bronte, sua città natale, conosciuta in tutta il mondo per il pistacchio. L’oro verde dell’Etna le ha ispirato un’idea geniale: utilizzare lo scarto del pistacchio, il mallo, per prodotti cosmetici.
Il mallo viene prodotto in grandi quantità, ma è difficile da smaltire anche perché si ossida facilmente e si imputridisce. Gli agricoltori preferiscono buttarlo o addirittura incendiarlo. Arianna ha pensato bene di recuperarlo, analizzarlo e studiarlo – grazie anche a una collaborazione con l’Università di Catania – e creare un marchio di prodotti cosmetici. In natura i rifiuti non esistono, anzi lo scarto è considerato una risorsa da immettere nel sistema di un’economia circolare continua. Kymia mette in pratica proprio questo principio.
Arianna – odontoiatra, medico estetico e cosmetologa – si trovava a Londra, dove frequentava un master. Come lavoro conclusivo voleva realizzare una tesi su un olio cosmetico ricavabile dal pistacchio di Bronte. Una vera e propria impresa in termini di costo e spreco. Decise di studiare il fico d’india, ma non abbandonò l’idea originaria. Dopo aver preso parte alla raccolta di pistacchio a Bronte e resasi conto dello spreco, decise di andare oltre, cominciando così a documentarsi e a studiare tutta la letteratura esistente fino a creare un suo brevetto Pistactive-F®, una materia prima ottenuta dalla fermentazione del mallo per uso cosmetico, nutraceutico e alimentare.
«Durante la raccolta in campagna pensavo a cosa poter ricavare da tutto lo scarto. Ho deciso di raccoglierlo e ho sperimentato diversi modi per conservarlo. Nel frattempo sono trascorsi due anni ed è nata una squadra. Al momento siamo tre soci fondatori. Insieme a me ci sono mia cugina Anna Cacopardo, che si occupa di marketing e strategie imprenditoriali, e Stefano Paganini. Abbiamo anche due finanziatori che ci supportano sia per la parte più economica che di know how, necessario per una start up come la nostra».
«E poi ancora una biologa che sviluppa il prodotto e una esperta di comunicazione. Una società quasi tutta al femminile [ride!, ndr] in cui cerchiamo di far combaciare la creatività con l’imprenditorialità. La società è nata a gennaio del 2022, siamo in fase di aumento di capitale, cerchiamo dei finanziatori e/o partner che ci aiutino non solo con apporti economici, ma anche per contatti e network», racconta Arianna.
Kymia ha già lanciato il suo primo prodotto, una crema viso no age a base di mallo fermentato che si contraddistingue per le potentissime qualità antiossidanti, il 40% in più rispetto a quelle della vite rossa, la materia prima più usata sul mercato. La crema è disponibile sull’e-commerce e presto lo sarà anche nei maggiori alberghi della zona di Catania e intorno all’Etna, così «i turisti potranno portarsi a casa un pezzo di Sicilia». A dicembre verranno diffusi nuovi prodotti della linea viso, l’idea è di estendere la produzione anche alla salute con integratori e beverage.
«Io ho vissuto a Londra per qualche anno e ho toccato con mano la qualità degli ingredienti siciliani e italiani. Mi sono sentita come il pastorello protagonista del libro di Coelho. Noi isolani siamo assetati di conoscenza, vedere cosa c’è fuori è un’opportunità unica per renderci conto dell’oro che abbiamo nel nostro giardino», spiega Arianna.
«Sono tante le cose da cambiare e i difetti di noi siciliani – prosegue –, ma l’immenso amore per la mia terra mi ha spinto a trovare un modo per valorizzarla. Il nome Kymia ha origine dal libro di Coelho, ma anche dagli alchimisti, coloro che riuscivano a trasformare i metalli vili, come il piombo e il rame, in metalli preziosi come l’oro». L’idea di Arianna non è stata ben vista all’inizio neanche dagli stessi agricoltori di pistacchio: ai loro occhi era incomprensibile attenzionare lo scarto di un frutto costosissimo. Oggi cominciano a rendersi conto del valore e sono anche desiderosi di contribuire allo sviluppo e alla crescita di Kymia.
La visione di Arianna e dei suoi soci è molto precisa. Una vera e propria scommessa con la voglia di contribuire a un cambiamento reale e nel rispetto dell’ambiente. «Stiamo cercando di fondare la nostra azienda sui principi della sostenibilità. Siamo molto attenti ai materiali che usiamo, ma non è semplice. I flaconi di plastica riciclata, ad esempio, non sempre si trovano o costano anche il triplo rispetto alla plastica normale. Abbiamo scelto di usare boccettine in vetro, mentre il packaging è in carta. Tutto è riciclabile».
Kymia sta anche cercando un’alternativa al tappo e lo fa nonostante un sondaggio abbia rivelato che il target di riferimento – mediamente over 30 – purtroppo non è molto interessato ai temi della sostenibilità. «Sono le giovani generazioni ad avere maggiore consapevolezza del problema. Il mondo cambierà, ne sono sicura, ma sarà un procedimento lungo e non sarà semplice e immediato. Noi stiamo lavorando per avere una catena, dalla raccolta del mallo al prodotto finito, sostenibile al 100%».
Il desiderio di Arianna è che Kymia possa contribuire al messaggio di una Sicilia diversa, la Sicilia che vorresti, che valorizza l’ambiente recuperando lo scarto. Una realtà dove il ruolo delle donne è determinante. Un progetto di visionari, sognatori e siciliani che vogliono rivoluzionare la Sicilia.
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