Goletta Verde sulle coste siciliane: 10 siti su 26 con tracce forti di inquinamento
Seguici su:
Il mar Mediterraneo, come dimostra il report Mare Monstrum di Legambiente, è nella morsa di diffusi scarichi illegali di liquami e di rifiuti. La colpa è soprattutto dell’assenza di depuratori o, quando ci sono, dei loro malfunzionamenti e di una selva di illeciti che finiscono per trovare fine solo in fondo al mare.
Nell’area industriale di Siracusa troviamo un esempio eclatante di malfunzionamento: a metà giugno, infatti, il Tribunale di Siracusa ha disposto il sequestro dell’impianto della Ias – Industria acqua siracusana spa, oltre alle quote e all’intero patrimonio della società che gestisce l’impianto di depurazione dei reflui dell’area industriale siracusana e dei Comuni di Melilli e Priolo. La società è stata commissariata e a gestire l’impianto sarà un amministratore giudiziario.
L’accusa è di “disastro ambientale aggravato riguardante l’inquinamento atmosferico e marino tutt’ora in corso di consumazione, nonché altri reati connessi alla illegittimità dei titoli autorizzatori ritenuti non conformi a legge, non più efficaci da oltre un decennio e solo parzialmente rispettati”. Enormi quantità di sostanze nocive sono state immesse in mare e in atmosfera, causando tossicità e nocività per la salute degli ambienti e degli uomini. Il depuratore potrà continuare a operare solo per i reflui domestici senza più poter consentire l’immissione dei reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale.
Impressionante i danni ambientali e sanitari ipotizzati dalla procura siracusana, considerato che “la gestione descritta avrebbe negli anni immesso in atmosfera circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive, tra cui il benzene – sostanza cancerogena – e di oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare tra il 2016 e il 2020″. In generale il mare intorno alla Sicilia presenta serie criticità dovute a una scarsa e inefficiente depurazione.
Tra il 28 giugno e l’8 luglio, Goletta Verde grazie alle volontarie e ai volontari dei circoli di Legambiente, ha campionato 26 punti della costa. 16 sono risultati entro i limiti di legge, mentre i restanti 10 (38%) presentano appunto serie criticità. Le aree critiche toccano ciqneu province: una nella provincia di Palermo, una nella provincia di Trapani, tre nella provincia di Agrigento, una nella provincia di Catania e una nella provincia di Messina. Oltre alla denuncia della cattiva depurazione dei reflui, la campagna si focalizza sulla lotta alla crisi climatica, promuovendo lo sviluppo delle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore, e dalla tutela della biodiversità.
Il quadro critico si registra soprattutto in prossimità delle foci di alcuni fiumi e torrenti ed è aggravato dalla mancata o inefficiente depurazione delle acque reflue in molti Comuni costieri o nei Comuni che pur non essendo sulla costa si trovano a ridosso dei torrenti che poi impattano direttamente a mare.
«Un problema che ci costa ogni anno centinaia di migliaia di euro in sanzioni. Va ricordato che poco meno del 18% dei 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane in Sicilia è a norma, mentre gli altri sono privi di autorizzazione, con autorizzazione scaduta o hanno ricevuto un diniego allo scarico», dichiara Giuseppe Alfieri, Ufficio di presidenza Legambiente Sicilia.
«I risultati in Sicilia confermano un trend non particolarmente differente dagli anni precedenti. Alcune criticità persistono e dimostrano la necessità di tenere sempre alta la soglia d’attenzione e di monitoraggio», sostiene Alice De Marco, portavoce Goletta Verde.
Secondo la portavoce, «occorre uno sforzo in più da parte di tutti per preservarne la biodiversità, superare i problemi legati al dissesto idrogeologico e alla cattiva o mancata depurazione, da sempre causa principale dell’inquinamento delle nostre acque. Speriamo che con i 61,6 milioni di euro destinati alla Sicilia dai fondi del PNRR specifici sulla depurazione le cose possano velocemente migliorare nel giro di pochi anni rendendo gli impianti di depurazione luoghi produttivi anche al fine di consentire il riutilizzo delle acque di scarico depurate per l’irrigazione o per scopi industriali».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento