Cos’è successo nella comunità riabitante di Glori? Ne parliamo con il presidente dell’associazione
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Imperia - Qualche settimana fa vi ho parlato delle difficoltà nel realizzare progetti di ripopolamento dei borghi, attraverso la voce di uno dei fondatori della comunità di Glori: Luca. L’articolo ha risvegliato malumori che erano in sordina da tempo e pochi giorni dopo la sua pubblicazione nella casella della redazione abbiamo ricevuto una mail da parte di Federico Guadalupi, attuale presidente dell’associazione, il quale ci ha invitato a un approfondimento di quanto emerso, chiedendo di raccogliere anche il punto di vista suo e di altri componenti della comunità. Decido quindi di contattarlo per farmelo raccontare.
LA STORIA
Lo incontro pochi giorni fa e, seduti su una panchina, mi racconta la sua verità: «Conosco Luca e Matteo da diversi anni. Era il 2015 quando insieme a loro e ad altri ragazzi, a fine università, abbiamo iniziato a guardarci intorno per capire quale fosse il luogo migliore per dare vita al progetto: avevamo inizialmente guardato terreni a Ormea (CN), ma in quel momento non abbiamo trovato nulla che ci convincesse e ognuno poi è andato per la sua strada».
I due amici avevano anche preso strade differenti: uno era partito per l’estero, mentre l’altro era preso dalla fine del suo percorso universitario. «Luca allora mi propose di andare a fare un giro in valle Argentina, visto che lui era originario di Arma. Sbarcammo a Glori e da lì, attraverso Massimo Ausenda, abitante del posto, avviammo il progetto. Da lì a poco arrivò anche Matteo. Nel frattempo partecipammo anche a un bando di RestartApp, senza vincerlo purtroppo, anche se è stato uno strumento per far iniziare a parlare del nostro progetto. In quelle settimane aprì anche la pagina Facebook, che ci fece conoscere presso le persone che poi sono arrivate».
Federico mi racconta tutto ciò per permettermi di comprendere il suo punto di vista da interno/esterno: conosce infatti il progetto fin dalla sua nascita e ne ha seguito tutti i passaggi che hanno portato all’attuale situazione, ma lui non ci ha mai vissuto. Ha sempre coltivato terreni e supportato ciò che è avvenuto, ma ha continuato a vivere a Imperia, dove si trova tuttora.
IL FERMENTO UMANO
Racconto a Federico di quanto faccia effetto, da persona esterna, conoscere il progetto da vicino, aver assaporato il fermento della comunità in un periodo di crescita e armonia e oggi trovarsi a riportare disagi e dissapori. Ma lui mi tranquillizza: «Il fermento umano è ancora in atto e credo che diversamente non possa essere: siamo in tanti, il paese ha ripreso vita in questi anni, le idee sono molte». E così mi racconta della recente festa della diversità, dove abitanti fissi e non, nazionali e internazionali, si sono incontrati per festeggiare la bellezza del condividere insieme questo luogo.
IL PUNTO DI VISTA SULLE DIFFICOLTÀ
Chiedo a Federico quali sono stati secondo lui gli elementi che hanno creato attriti interni all’associazione. E lui inizia a spiegarmi che stima Luca e gli riconosce un ruolo da capofila nel progetto: «È il pioniere vero, senza di lui tutto ciò non sarebbe avvenuto. Ci sono stati momenti in cui sembrava che Glori stesse naufragando, ma lui teneva duro, è sempre “stato sul pezzo”. Anche Matteo ha avuto momenti in cui voleva andarsene, ma è rimasto: è un ragazzo vulcanico con molte idee».
Dopo questa premessa, Federico mi racconta di ciò che è avvenuto a seguito della fondazione dell’associazione, che in un qualche modo ha creato un prima e un dopo, sottolineando suo malgrado la differenza di visione in due punti centrali: la quantità di burocrazia che si sceglie di seguire e le relative conseguenze e la prosecuzione del ripopolamento vissuto come priorità.
Sulla prima Federico mi spiega che la questione riguarda il “rischio burocratico” che si è disposti a correre per realizzare ciò che si vuol fare: c’è chi è disposto a correrne uno maggiore e chi invece preferisce annullare un evento per evitare possibili problematiche. Sulla seconda questione la discussione sembra essere ancora più accesa e con radici che vanno a toccare l’anima del progetto iniziale.
LE DIVERSITÀ
Federico qui apre una parentesi: «Ciò che non è stato compreso, secondo me, è come funziona un’associazione. Le idee iniziali erano belle e vincenti, l’aspettativa era quella di trovare persone che portassero avanti il progetto così com’era stato pensato, ma con l’ampliarsi del numero di persone è cambiato un po’ tutto. Non nel contenuto, ma nelle priorità».
Ed è così che mi spiega che trovare nuovi abitanti è uno dei tanti obiettivi che si sono posti, che però ora è in stand-by a causa di questioni da risolvere prima di proseguire: «Glori non può permettersi di avere un numero ancora maggiore di abitanti, su cinque fonti che alimentavano il paese, ne è rimasta solo più una attiva. Non abbiamo più acqua e le case iniziano a scarseggiare: molte sono seconde abitazioni e altre sono entrate nella bolla speculativa, immobili che quando siamo arrivati costavano cinquemila euro, mentre ora la richiesta è quadruplicata. Inoltre anche i terreni sono pochi essendo una zona montana e per di più sono molto parcellizzati».
Federico inoltre ammette che i problemi interni al progetto e all’associazione hanno creato anche molti ritardi nelle risposte di persone che volevano mettersi in contatto con loro: «Confermo che per un periodo l’associazione non è riuscita a dare risposta in maniera adeguata a messaggi e mail che arrivavano. I cambiamenti del direttivo a seguito delle dimissioni di due persone, aggiunti alla maternità di una componente e agli impegni professionali e personali di tutti, hanno creato vuoti che non riuscivamo a coprire. Ma ora ci siamo! Siamo riusciti a riorganizzarci garantendo una risposta a tutti».
L’intervista finisce a causa di un sole troppo forte e un caldo insopportabile: dobbiamo spostarci, ma Federico ci tiene a dirmi che sono stati Luca e Matteo a dimettersi dal direttivo e quindi a tagliarsi fuori dall’associazione. Se volessero tornare anche domani però, troverebbero le porte spalancate. E io mi auguro che in quelle porte possa entrare – insieme a Luca, Matteo, Federico e tutti gli abitanti di Glori – anche una figura professionale che possa sostenere queste persone in cammino, in questo luogo magnifico, aiutandole a comprendere in che modo proseguire questo processo in atto di cambiamento, affinché possa essere più costruttivo e armonioso per tutti.
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