Extopia, l’associazione promuove e genera cambiamenti partecipativi coinvolgendo la comunità
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Catania - La fine di un percorso di studi risultato parecchio faticoso, l’immediato cambio radicale delle proprie abitudini, un’esperienza di due mesi nei Paesi Bassi e l’inizio di una personale trasformazione che si riflette anche nella voglia di coltivare relazioni umane in più luoghi. Un momento di gioia e l’occasione di attivare trasformazioni sono dunque all’origine di Extopia, un’associazione di promozione sociale nata nel territorio di Caltagirone. A raccontarmelo è Alisa Marghella, una delle ideatrici.
Durante un incontro al Trans Europe Halles, dove si era recata per formarsi e informarsi, grazie al confronto con creativi, artisti e persone di cultura, riesce a dare voce al suo “sentirsi fuori luogo”. Il nome Extopia è stata la prima tessera del puzzle a prendere forma. Al resto ci ha pensato la pandemia. Un neologismo per definire lo spazio possibile in cui avviene il cambiamento, dove tutto e tutti sono in continuo movimento da un luogo o da uno status all’altro, dove aldilà del luogo trovano espressione persone e azioni “oltre” luogo.
La pandemia è stata l’occasione per formalizzare l’idea. Alisa era rientrata in Sicilia alla fine del 2019, dopo un periodo di adattamento e di costruzione di una nuova rete nel territorio arriva il lockdown. Insieme a un primo gruppo di persone ha deciso di dare vita a un’organizzazione volta a promuovere e generare cambiamento attraverso l’attivazione e la facilitazione di processi partecipativi.
«All’origine eravamo un gruppo di dieci persone che non si conoscevano tra loro. Io, Gesualdo Busacca e un altro ragazzo avevamo seguito un corso di agroecologia durante il quale più volte era stato approfondito il tema degli orti urbani, delle buone pratiche, dell’agricoltura rigenerativa. Abbiamo iniziato a invitare persone di Caltagirone che pensavamo potessero essere interessate. Grazie alla facilitazione, durante le prime riunioni è emerso forte il bisogno di molti di curare la comunità attraverso la terra, l’orticoltura».
Il gruppo ha così realizzato una mappatura dei luoghi che potevano adattarsi a questa visione: «Dopo averne identificati venti, abbiamo proposto un “picnic” di progettazione partecipata in uno di questi spazi. Nessuno ci conosceva eppure a ogni picnic venivano in media venticinque persone. Il nucleo iniziale cominciava a raddoppiare».
«Abbiamo sollecitato il Comune per la creazione di un bando attraverso il quale poter assegnare lo spazio che avevamo cominciato a vivere. Nel frattempo abbiamo scritto il progetto che la comunità ci aveva proposto durante i vari incontri. Con lo stupore di tutti, l’amministrazione locale ci ha supportato fornendoci lo spazio per i prossimi cinque anni», continua Alisa.
Il progetto principale di Extopia è Piazza di Terra, un percorso di rigenerazione della comunità, del territorio e dello spazio urbano. L’idea nasce dalla suggestione di ricostruire delle vere e proprie piazze, necessità emersa anche durante i picnic insieme ad una non cura, ad una lamentela comunitaria, ad uno stato di malessere rispetto a vivere lo spazio, ma anche vivere le relazioni di comunità.
Lo spazio che il comune ha fornito a Extopia, il giardino dell’ex Educandato San Luigi, da luogo abbandonato da circa trent’anni anni – situato peraltro di fianco a un edificio che ospita anche uffici comunali – è diventato un teatro naturale della comunità. Un hub di pratiche rigenerative dove fare cultura rigenerativa, attraverso l’orto progettato secondo i principi della permacultura.
«Il luogo si sta configurando come una vera piazza: condividiamo dei momenti di festa, abbiamo ospitato spettacoli teatrali, circoli di arte e culture rigenerative, letture all’aperto. Adesso è in corso un campo per bambini e ragazzi. È bellissimo vedere questo luogo rinascere».
Extopia si fonda su progetti e pratiche che utilizzano metodologie e strumenti incentrati sulla convergenza di narrazione, gioco, cinema, musica, teatro, arte e tecnologie digitali. Gli ambiti d’azione spaziano dalle industrie creative alla tutela e valorizzazione dei beni comuni, dalla digitalizzazione all’economia circolare, dalla consulenza in ambito organizzativo alla formazione. La trasparenza, l’orizzontalità, l’ecologia e la creatività dei processi sono alla base delle attività proposte e svolte da Extopia, dalle fasi di co-progettazione a quelle di valutazione degli impatti generati.
La visione che questo luogo potesse essere un incubatore di pratiche rigenerative da diffondere ad altre aree abbandonate della città è stata confermata dalla presenza di ragazzi di 13-14 anni che iniziano a seguire il progetto con interesse, per poi applicarlo in maniera volontaria ai parchi dei loro quartieri. Si rendono conto dell’importanza, del valore e del potenziale che si può riscoprire prendendosi cura di una comunità.
Extopia infatti crede molto nella capacità delle comunità di generare cambiamento e incoraggia lo sviluppo di consapevolezza e il coinvolgimento di individui e collettività per attivare trasformazioni nelle comunità di riferimento. «Per noi la replica di una comunità di giovani e la loro voglia di lasciarsi ispirare è uno tra gli impatti più significativi: vuol dire che la visione iniziale, ovvero diffondere pratiche di cura e proattive rispetto allo stato di lamentela e di degenerazione culturale, ha valore e diventa un’occasione di cura».
L’obiettivo è continuare a far crescere questo progetto ed estenderlo ad altre dimensioni sia della cultura rigenerativa che della facilitazione di processi partecipativi. Nel frattempo si continua a lavorare, intensificare e rafforzare il concetto di piazza di terra. Extopia ha già raccolto diverse progetti che aspettano il momento migliore per poter essere realizzati.
«C’è bisogno di prendere coscienza del valore della partecipazione. Ci siamo resi conto che, benché molti attori di un territorio riescano ad avere consapevolezza del fatto che ognuno può portare un contributo, manca ancora la condivisione. La somma delle parti dei singoli è sempre maggiore del singolo individuo. Questa è la direzione che vorremmo applicare nei nostri progetti».
Extopia ha in programma collaborazioni di spessore. A breve partirà la prima edizione del Campus di Bosco Colto dal titolo “Rasoterra, imparare dalla selva”, che si svolgerà nei boschi di Santo Pietro a Caltagirone e sarà rivolto a laureati e laureandi in architettura, design, arte, psicologia ed educazione, che saranno chiamati a sperimentare idee e materiali attraverso l’autocostruzione. Tra i partner anche il Ramarro, Isola e l’Università di Catania.
Con Farm Cultural Park Extopia ha intessuto le basi per il progetto Creative Living Lab. L’obiettivo è fare rete con le realtà che propongono, anche attraverso una narrazione di diverso tipo, l’importanza e il valore che i progetti di rigenerazione hanno sul territorio.
«La conferma che stiamo andando verso la direzione giusta l’abbiamo avuta quando un ragazzino di 13 anni, Francesco Amato, si è avvicinato al progetto per cercare di capire come replicarlo. Mi è rimasta impressa la frase che ha pronunciato: “Non c’è più nulla da distruggere”. Un’espressione molto triste che racchiude la fotografia della comunità, di ciò che vive, ma che ho interpretato anche come un messaggio di speranza», conclude Alisa.
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