COM REST FEST, ripensare le aree interne per creare comunità resilienti e attraenti
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Ascoli Piceno, Marche - Dall’8 al 10 luglio si è svolto ad Ascoli Piceno il COM REST FEST, il Festival delle Comunità Resilienti che ha riunito i tre progetti presentati dai Portatori di Valore finanziati da Fondazione Finanza Etica e selezionati dal coordinamento dai soci e dalle socie di Banca Etica.
Tre macro aree geografiche – il nord-ovest rappresentato dal progetto Seminare Comunità con Humus Job, Nemo e Housing Lab, il nord-est dal progetto Numes con l’Università di Bolazano, RICSA (Rete Italiana delle Csa) e Csa Arvaia e il centro Italia con il progetto COM. RES. (Comunità Resilienti) di Bottega del Terzo Settore e Soci* lavoratori di Banca Etica – si sono riuniti per un momento di confronto a conclusione dei percorsi che sono stati attuati nei vari territori.
I temi trattati e avviati nell’arco di questi anni riguardano pratiche di politiche rigenerative dei territori delle aree interne che vanno dall’abitare collaborativo, all’agricoltura sostenibile e comunitaria, all’energia comunitaria. Un’occasione di confronto e riflessione sugli osservatori emersi dei territori e sugli strumenti che si stanno implementando nelle aree interne. énostra, Ashoka, Banca Etica sono solo alcune delle realtà che hanno partecipato a questa tre giorni di rete, riflessioni e aperture sul territorio.
«Ci sono fermento e attenzione sia da parte degli enti pubblici che degli enti finanziatori su ciò che accade nelle aree interne. Si sta attivando un ecosistema interessante indirizzato verso la creazione di pratiche sostenibili e di ripopolamento dei borghi interni con l’obiettivo principale che tornino a essere capaci di attrarre. Parliamo di paesi lontani e poco collegati, circa il 75% del territorio italiano. L’Italia è soprattutto un paese di montagna tra Appennini e Alpi. Questo percorso, con una strategia nazionale dedicata alle aree interne, è iniziato circa cinque anni fa e adesso comincia a dare risultati grazie a riflessioni, progetti e politiche in atto», racconta Claudio Naviglia Ceo di Humus Job.
In autunno, sempre ad Ascoli Piceno, ci sarà un nuovo incontro tra le tre diverse macro aree per valutare quanto è avvenuto nei territori, capire che tipi di cambiamenti si sono avviati. Un nuovo momento di riprogettazione. Claudio è molto soddisfatto: attraverso il progetto Seminare Comunità tanto è stato fatto nei territori di Bergamo e le valli e nell’entroterra del ponente ligure. «Seminare Comunità significa generare incontri, creare relazioni, attivare processi e progettare cambiamenti nei territori», spiega.
«Puntare sulle relazioni in un progetto che si proponeva di essere soluzione di resilienza ai tempi della pandemia e che si è rivelato particolarmente sfidante. Soprattutto durante il 2020, che è stato il primo di Seminare Comunità, le relazioni sono state materia preziosa e inaccessibile. Ma non ci siamo persi d’animo e abbiamo continuato a stare anche nel vuoto della non presenza, a imparare a usare gli strumenti a distanza, a renderci conto di quanto la potenza di un incontro dal vivo sia difficilmente sostituibile se si vuol creare un ponte di fiducia», continua Claudio.
Seminare Comunità ha creato incontro anche tra le generazioni, attorno a visioni di territorio condivise attraverso strumenti di progettazione innovativi prestati dal mondo del design insieme alla neutralità di un soggetto esterno. Perché la creazione di comunità operose e di cura necessita di trovarsi attorno al fare quotidiano e alla costruzione di legami di fiducia diffusi.
Durante un incontro tra tutti gli attori coinvolti nel progetto di Seminare Comunità, che si è svolto lo scorso 19 giugno a Risma11, la multifactory di Alzano Lombardo – un’ex cartiera riconvertita in multifactory e data in gestione libera a un gruppo di giovani imprenditori e creativi che la animano – è emerso un messaggio potente condiviso da tutti.
«Vogliamo un territorio che viva in armonia tra natura e civiltà, che dia priorità alla sostenibilità ambientale di ogni processo produttivo, valorizzando le piccole produzioni locali. Vogliamo un territorio animato da reti di relazioni aperte e contaminanti tra individui responsabili e consapevoli. Vogliamo un territorio trainato da una visione complessiva e lungimirante per garantire il benessere diffuso e rivitalizzato da un’espressione artistica onnipresente».
La forza di un cambiamento collettivo, soprattutto se animato da un capitale di relazioni, non ha eguali e permette di immaginare trasformazioni importanti anche in quei luoghi considerati marginali, dove tutto sembra inarrivabile e forse, proprio per questo, tutto è ancora possibile. E speriamo che sia davvero così!
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