I cammini di Francesco. Quando i pellegrinaggi moderni tutelano e fanno rivivere i territori
Seguici su:
Come buona parte delle rotte di pellegrinaggio oggi protagoniste del turismo lento, il cammino di Francesco «è nato a rovescio», esordisce Marta Signi, guida ambientale freelance e per l’ente Parco delle Foreste Casentinesi. Nel senso che gli abitanti dei luoghi attraversati da quelli che storicamente sono i sentieri più volte percorsi dal santo hanno iniziato a veder passare un numero sempre crescente di viaggiatori – per la maggior parte stranieri – senza sapere in realtà dove fossero diretti.
È infatti della metà degli anni novanta la prima guida edita da una casa editrice olandese in cui si traccia il cammino di Francesco da Firenze ad Assisi e da Assisi a Roma. Oggi sono circa una decina le pubblicazioni straniere che ricalcano i passi di Francesco, non solo per l’enorme interesse legato al santo e ai suoi luoghi, ma soprattutto perché il fenomeno del turismo a piedi era già ben radicato nelle abitudini dei paesi nord europei, prima ancora che da noi.
Per mettere a sistema gli itinerari principali, il prossimo anno verrà pubblicata una guida italiana dedicata al tratto toscano, la via del nord da Firenze ad Assisi, e un’altra sulla via del sud, che da Assisi giunge a Roma. Ma i sentieri vanno custoditi, oltre che tracciati. La natura si riprende stagionalmente i propri spazi, soffoca le vie da percorrere e le piogge abbondanti rendono spesso inagibili parti del percorso.
Nasce per questo nel 2018 l’Associazione i Cammini di Francesco in Casentino, dopo oltre dieci anni di lavoro capillare sul territorio non solo per accogliere e fornire assistenza ai pellegrini, ma per porre le basi di un graduale lavoro sulla riconoscibilità del sentiero, soprattutto agli occhi degli abitanti di questi territori.
Come sottolinea Luca Piantini, presidente dell’associazione, vi sono diverse fonti che permettono di ricostruire le tracce del santo in Casentino: «La storia di questo cammino inizia senza dubbio con Francesco. Dagli archivi e le fonti storiche sappiamo che il santo ha compiuto sicuramente quattro viaggi da La Verna fino a Firenze. Ma probabilmente ne ha fatti degli altri. Una delle testimonianze di questi pellegrinaggi è la chiesa di Santa Croce nel capoluogo toscano, fondata proprio da Francesco».
Due anni fa la Regione Toscana ha riconosciuto il tratto del cammino che va da Firenze a La Verna. Ma nessun cammino è un tracciato unico e netto, così – per motivi di interpretazione storica e in risposta alle esigenze delle realtà locali – è rimasta la definizione plurale di “cammini”, alludendo in particolare ai due percorsi che collegano Firenze a Camaldoli, lì dove si riannodano e tornano a essere un unico itinerario. Il primo, quello che passa per Stia, ripercorre delle antiche mulattiere e carrettiere immerse nei vigneti del paesaggio toscano. Il secondo invece, passando per Bagno a Ripoli, si snoda nella foresta.
L’associazione nasce per ascoltare le esigenze di chi è in cammino e accoglierlo lungo la strada. «Come gli ospitalieri, ci rifacciamo ai valori della semplicità e dell’accoglienza. Non si tratta soltanto di guadagnare fornendo questo servizio, ma di ascoltare i viaggiatori e soccorrerli in caso di bisogno», precisa Luca Piantini. Spesso c’è chi si rende conto di non poter arrivare al termine di una tappa per la troppa stanchezza o per le condizioni climatiche avverse: poter contare su una rete territoriale ben ramificata diventa fondamentale.
Al fianco o spesso un passo avanti alle istituzioni, il presidio dell’associazione garantisce la percorribilità dei sentieri e la manutenzione della segnaletica lungo la strada: «Su questo cammino ci sono in prima linea volontari e volontarie che mettono il cuore e le forze per custodire i sentieri, tagliare gli arbusti, ripristinare i muretti, versare dell’acciottolato e intervenire affinché il tracciato sia sempre percorribile», spiega Marta Signi.
L’associazione è un ponte tra i pellegrini e le istituzioni che si basa quasi unicamente sulle stesse forze di chi abita il territorio. Sul suo sito web vengono sempre riportate le tracce aggiornate del percorso con varianti e punti critici, l’elenco delle ospitalità e il vademecum descrittivo di ogni tappa. Ma questo non può prescindere dal supporto delle istituzioni: «Oltre ai costi da sostenere – prosegue Luca Piantini – occorre definire con maggior precisione la suddivisione dei ruoli: chi può di fatto intervenire sulla manutenzione e messa in sicurezza dei sentieri?».
Il prezioso contributo dell’associazione risiede anche nel lavoro di monitoraggio dei passaggi lungo il cammino. Se prima della pandemia si registravano circa 1500 pellegrini all’anno, il 2020 ha visto una drastica compressione di questi dati, scendendo a circa 400 viaggiatori, quasi esclusivamente italiani. Dal 2021 i numeri sono gradualmente risaliti e nella prima metà di quest’anno sono già stati attestati 400 pernottamenti.
«Le ricadute sul territorio sono sostanziali», aggiunge Marta Signi. «Il cammino segue una stagionalità propria e i pellegrini, provenienti da paesi diversi, lo percorrono quasi per tutto l’anno, eccetto nel mese di luglio, quando fa troppo caldo. Ciò garantisce una forma di destagionalizzazione del turismo che è una risorsa preziosa per queste aree interne».
«A differenza di quello di Santiago, che è una grande esperienza sociale – aggiunge Luca Piantini –, il cammino di Francesco è un percorso in solitaria. Si ascolta per chilometri il silenzio della natura, che è a sua volta fatto di innumerevoli suoni. È elevatissimo il numero di donne che si mettono in cammino da sole». È un percorso faticoso e impervio: un invito all’ascolto in cui ogni sforzo e ogni passo sono ampliamente ripagati dalla bellezza dei paesaggi attraversati
Dal 2018 la Regione Toscana ha riconosciuto quello di Francesco come cammino storico e di interesse interregionale. Questo è senza dubbio un segnale importante che tutela i sentieri dalla minaccia degli abusivismi, ma l’impegno dei volontari che ogni giorno lavorano lungo il tracciato resta tuttora il presidio più importante sul territorio. E proprio perché il cammino non è solo fatto di passi e chilometri, l’associazione mira a organizzare installazioni artistiche, eventi culturali e musicali lungo il percorso che aggiungano valore all’esperienza di chi percorre questi sentieri.
«Ci siamo ispirati alla figura del menestrello, un viandante che portava in giro musica e storie», chiarisce Luca Piantini. «L’iniziativa “I menestrelli di Francesco” vedrà coinvolti giovani che in cambio di ospitalità suoneranno per gli altri pellegrini. In tutto ciò l’aspetto religioso è solo una parte circoscritta: in fondo Francesco e i suoi valori sono e restano patrimonio laico di tutti».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento