Insegnare l’arte del ricamo ai più piccoli: “È così che provo ogni giorno a fare qualcosa per la mia Caltanissetta”
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Caltanissetta - «Ho sempre visto mia madre cucire», esordisce Maria Anna Bonaffini quando la raggiungo al telefono nella sua casa di Caltanissetta. È forse da qui che è nata la sua passione per il ricamo, mi verrebbe da dire, «ma lei è sempre stata un’ottima sarta, non una ricamatrice», mi corregge. Al contrario della nonna e le zie, abili nell’arte del ricamo, con cui però mai si era intrattenuta da bambina per ricamare od osservane le movenze, perché molti anni prima avevano lasciato la Sicilia.
Dell’infanzia c’è un aneddoto curioso che le raccontava sempre la madre, scomparsa pochi mesi fa: «Avevo solo quattro anni, quando ho iniziato a cucirmi i bottoni – ricorda Maria Anna – e non è un caso: credo di avere avuto la predisposizione per questo mestiere sin da piccolissima».
Mentre si racconta, teniamo insieme il filo dei ricordi: la Sicilia da bambina, gli anni trascorsi in Francia per seguire il padre e poi il ritorno a Caltanissetta. A un tratto mi parla di quando ha imparato a fare l’uncinetto, un vero e proprio rito di passaggio verso l’arte del ricamo. «Avevo otto anni ed ero in vacanza a Milano da mio zio. Pensa un po’, è lì che mi sono innamorata dell’uncinetto, passando ore a osservare una vicina di casa dei miei parenti, a Sesto San Giovanni». Maria Anna ricorda ancora il nome della ragazza e l’indirizzo di casa, nonostante tutti gli anni trascorsi. E anche se non l’ha mai più rivista, di strada ne ha fatta da quel giorno.
«A quindici anni ho iniziato a lavorare in una merceria», prosegue prosegue frugando nel cassetto dei ricordi. «La proprietaria, un’imprenditrice appassionata e capace, tutti i pomeriggi faceva gli aghi [lavorava ai ferri, ndr]. Ho imparato osservandola: lavorava divinamente». Maria Anna è curiosa, impara con gli occhi, e finalmente nel 2007 apre il suo laboratorio.
RICAMIAMO GIOCANDO: QUANDO LA TRADIZIONE DIVENTA PATRIMONIO DEI PIÙ PICCOLI
E subito dopo l’idea di un progetto sperimentale: perché non insegnare l’uncinetto anche ai bambini? Nasce così Ricamiamo giocando. «Mia figlia Elisa aveva poco più di quattro anni quando ha imparato a fare le catenelle», mi racconta. «Qualche anno dopo, un sabato pomeriggio, ho invitato delle sue compagne di scuola e ho insegnato loro come lavorare all’uncinetto».
Era il 2004 e per Maria Anna quello era un vero banco di prova per interagire con altri bambini, stimolando la loro creatività e manualità. «In tutti questi anni mi è stato detto che, seppur semplice, quello che avevo creato è un progetto unico nel suo genere». Si parte dalle basi – le catenelle – e si compongono dei quadri su tessuto o cartoncino, che riflettono l’immaginario dei piccoli allievi.
Nel 2008 fonda l’associazione Lady Anna i ricami della nonna e dall’anno seguente inizia a tenere dei laboratori nelle scuole. Maria Anna dedica tutta sé stessa al progetto e ogni estate, nei mesi di agosto e settembre, apre dei laboratori gratuiti per i bambini di Caltanissetta, affinché si avvicinino all’espressione creativa di questa forma di artigianato tradizionale. «In tutti questi anni, avrò insegnato a oltre trecento bambini – mi racconta – e con molti di loro sono tuttora in contatto».
I RICONOSCIMENTI INTERNAZIONALI
Grazie al talento e al duro lavoro, Maria Anna ottiene riconoscimenti importanti. Vanta prestigiose collaborazioni come quella con Dolce&Gabbana, dà vita a una nuova tecnica di lavorazione – l’uncinetto artistico su telaio – e infine a maggio dell’anno scorso viene iscritta nel registro dei beni immateriali della Regione Sicilia, nel libro di Mestieri, Saperi e Tecniche.
Nel 2011 l’Istituto Italiano di Cultura di Algeri la invita a rappresentare la Sicilia al Festival internazionale dell’arte del ricamo. Così vola sull’altra sponda del Mediterraneo e tiene dei laboratori di uncinetto per bambini, esattamente come quelli che organizza abitualmente a Caltanissetta. Ricorda con emozione quei giorni: il palazzo di maioliche, il mare dalla finestra e l’entusiasmo dei bambini e delle loro madri, che fino ad allora non erano mai riuscite a insegnare loro l’arte del ricamo, «che gli stessi arabi ci hanno portato».
Con i suoi piccoli allievi ottiene diversi riconoscimenti e premi internazionali: i loro lavori, realizzati con le tecniche del ricamo, dell’uncinetto e del patchwork, vengono esposti in tutto il mondo, dalla Francia alla California, nonostante tutto ciò sia iniziato solo come un gioco.
Durante la pandemia Maria Anna non si ferma e in collaborazione con Manidoro srl organizza un corso gratuito di uncinetto online per tutti i bambini di Italia. Un progetto ancora attivo che ha visto coinvolte quattro regioni – Sicilia, Lazio, Marche e Campania. «Alla fine tutti i partecipanti hanno inviato a casa mia quello che avevano realizzato e insieme abbiamo composto un manufatto collettivo, assemblato dalle mie allieve qui a Caltanissetta», prosegue Maria Anna.
Sempre grazie al supporto di Manidoro srl, lo scorso aprile è stato pubblicato un manuale che in parole semplici mira ad avvicinare i bambini all’arte del ricamo: «È frutto di tutti questi anni di Ricamiamo giocando ed è dedicato a mia figlia Elisa, che ha ispirato tutta questa incredibile avventura», aggiunge Maria Anna. Ci sono video interattivi, immagini e una favola spassosa sul mondo del ricamo.
SOGNARE IL CAMBIAMENTO
C’è una grande amarezza nelle parole di Maria Anna, quando pensa alla cecità delle istituzioni, nella sua città in particolare. All’eterno avvicendamento di amministrazioni locali che faticano a riconoscere i suoi sforzi e l’impegno civico nei confronti della comunità: «Porto Caltanissetta nel mondo, ma è come se questa stessa città non se ne rendesse conto», commenta con disappunto.
Prima di salutarla le chiedo che cosa significhi per lei la Sicilia che cambia. No, non è affatto un ossimoro, al contrario di come si potrebbe pensare: «È una terra che guarda alle sue tradizioni, alla sua storia, chiamando in causa le nuove generazioni. Una regione che apre gli occhi e si guarda dentro per ripartire».
«È curioso – prosegue – che proprio in questi ultimi tempi mi sia affiorato un ricordo di bambina. Non so di preciso quando, ma sono certa che a un certo punto da piccola mi ripromisi di fare qualcosa per la mia città, per Caltanissetta. Oggi essa è nota anche per l’arte del ricamo, mentre prima era una terra sterile da questo punto di vista. Ecco, posso dire di esserci riuscita e di lavorare ogni giorno per realizzare il sogno di quella bambina, nonostante tutto»
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