La tempesta Vaia: eccome gli imprenditori della valle hanno saputo rialzarsi
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Dopo la tempesta Vaia, che nell’ottobre 2018 ha distrutto decine di migliaia di ettari di bosco nel nord-est dell’Italia, sulle Dolomiti venete è possibile affittare una sala di registrazione e registrare un disco immersi nella natura che resiste e ricomincia. Casarmonica è solo uno degli esempi a testimonianza di come anche l’essere umano sia resistito alla catastrofe e, anzi, abbia deciso di ricominciare proprio da essa. Ecco tre storie che The Climate Route ha avuto la fortuna di incontrare lungo il proprio cammino.
CASARMONICA, DAL RUMORE AL SUONO PERFETTO
Mattia Mattarolo, della Cooperativa Lassù, ha vissuto i giorni e le notti di Vaia attraverso i racconti di amici e parenti: «Non si capiva fino a che punto sarebbe arrivata, capivi solo che era diversa – racconta –, ma il resto lo realizzi solo quando riapri le finestre». Ne parla come se ci fosse stato, come se avesse sentito il rumore del vento e degli alberi spezzati; questa vicenda gli è rimasta addosso e nelle orecchie.
Nei mesi successivi alla tempesta infatti, in Val Visdende è emersa la presenza del cosiddetto legno di risonanza, caratterizzato da un midollo perfettamente al centro e degli anelli regolari che si sviluppa dove ci sono altipiani e fitte foreste. «Un determinato taglio, che chi fa strumenti musicali sa fare – spiega Mattia, con alle spalle una scenografia nata post-Vaia – permette di ottenere un legno con una curva di risonanza diversa da legno normale». E prova a imitarne i suoni (udibile nel documentario creato dall’associazione The Climate Route, visionabile qui sotto): lieve e musicale uno, secco e severo l’altro.
Il progetto Casarmonica per ora è costituito da un palco, realizzato grazie a contributi regionali, che sarà il trampolino di lancio per il resto: servirà per organizzare eventi per raccogliere fondi – tramite crowdfunding – per realizzare poi una casera con prodotti tipici e una vera e propria residenza creativa, con sala di registrazione e camere per ospitare artisti e artiste.
BIOENERGIA FIEMME, ENERGIA DELLA E DALLA NATURA
Il comune di Cavalese, in Val di Fiemme, vanta il titolo di “comune rinnovabile” poiché utilizza fonti rinnovabili per produrre energia elettrica distribuita poi a privati e aziende tramite la rete comunale. Dal 2018 tra le fonti di calore per gli abitanti del paese c’è anche il legno abbattuto durante la tempesta Vaia.
Mario Giacomuzzi, dell’azienda Bioenergia Fiemme, racconta a The Climate Route come è iniziata questa relazione di aiuto reciproco tra bosco e umani: «Da cinque anni qui c’è un impianto che produce pellet dagli scarti della lavorazione del legno delle segherie della zona. Quando è arrivata Vaia abbiamo deciso di aiutare a smaltire tutta quella biomassa improvvisa [n.d.A] con le segherie della valle».
Confessa poi che nella sua valle l’attenzione al tema della mitigazione del cambiamento climatico è quasi storica: «Abbiamo sviluppato questi pensieri a partire dal protocollo di Kyoto, risalente al 1997». Di fronte al buio e alle “montagne pelate”, come le definisce, di quelle mattine di ottobre 2018 la domanda “cosa possiamo fare nella nostra piccola Valle di Fiemme?” è stata quasi inevitabile.
VAIA CUBE, LA VOCE DELLA STORIA E DEL CORAGGIO
«Solo quando ho visto i cimiteri di alberi ho avuto idea della ferita che la tempesta ha lasciato nelle Dolomiti». A lasciare questa testimonianza è Giuseppe Addamo, tra i fondatori della start-up VAIA, che produce amplificatori per la musica riprodotta da smartphone.
«Avendo colpito, oltreché ecosistemi naturali, anche luoghi dove le persone sono cresciute e hanno vissuto, Vaia ha costituito – e continua ad esserlo – una ferita a livello sentimentale. Col nostro progetto possiamo contribuire a risanarla». VAIA nasce nel 2018 grazie alla volontà di Giuseppe, Federico Stefani e Paolo Milan – che si erano già incontrati nel 2017 – con l’obiettivo di reagire positivamente a una delle tempeste più violente degli ultimi cinquant’anni in Italia.
I tre giovani hanno recuperato abeti e larici abbattuti e, da materia prima che sarebbe andata probabilmente dispersa, li hanno trasformati in un oggetto quasi magico: VAIA Cube vuole «amplificare una storia, ma anche la risposta che abbiamo dato a un problema». Dietro ogni suo dettaglio si cela un significato allegorico: «Sul fianco di ogni Cube c’è una spaccatura che rievoca la ferita della foresta e allo stesso tempo la resilienza di chi l’ha subita», continua a spiegare Giuseppe, particolarmente e piacevolmente orgoglioso.
STORIE DI LEGAMI E SEMPLICITÀ
I tre imprenditori con cui ha parlato The Climate Route sono persone che, almeno per un attimo, hanno pensato di non farcela o almeno di non poter far nulla di fronte alla forza – in questo caso violenta – della natura. Poi hanno capito che di fronte agli eventi traumatici e alle crisi c’è un’alternativa alla resa: l’ingegno e la fantasia, che in un modo o nell’altro ti fanno restare in piedi.
Dopotutto, si tratta sempre di una scelta. Come piace ricordare a Giuseppe, «le cose sono unite da legami invisibili: siamo in un unico universo in cui vige la regola per cui tutto è collegato, ogni scelta ha un impatto». Abbiamo una grande responsabilità, nei confronti dell’ambiente e ancor di più forse nei confronti di chi è come noi e con noi ha condiviso paura e dolore.
Dalla spedizione di The Climate Route per raccontare Vaia è tutto.
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