Seguici su:
Siccità. Ne stanno parlando tutti i giornali, o meglio, tutti i giornali dovrebbero parlarne. Si è fatta spazio tra notizie di guerra, numeri alternanti in salita o in discesa dei contagi e prezzi in aumento del gas. Ha conquistato in questi giorni le prime pagine. Inaspettata? Più o meno. Ne stanno parlando tutti, ma in questa notizia non c’è una vera e propria novità, niente di cui stupirsi più di tanto. Di fatto l’arrivo di periodi siccitosi non è che un effetto conseguente delle temperature globali in progressivo rialzo e già nei mesi passati vi abbiamo parlato della mancanza di precipitazioni, la carenza di neve, il prosciugamento di alcuni bacini. E allora, cosa aspettarci?
Lo stato di emergenza è ormai evidente sui territori. Prendiamo ad esempio il Piemonte, una di quelle regioni su cui maggiormente gli effetti della siccità si stanno evidenziando e che ci mettono davanti al fatto compiuto che il problema di oggi è una diretta conseguenza di ciò che è avvenuta nei mesi passati: il quantitativo di neve sulle montagne questo inverno è stato irrisorio rispetto a quello necessario per assicurare un’adeguata capacità di irrigazione nei mesi più caldi, alcuni laghi si sono prosciugati ancor prima dell’arrivo dell’estate e i fiumi hanno ridotto la portata. Quella attuale è una crisi idrica peggiore di quella del 2003, tanto che il Po ha una portata d’acqua inferiore del 72% di quella naturale.
L’AGRICOLTURA E LO STATO DI EMERGENZA
In questi giorni la Regione Piemonte e il suo Presidente Alberto Cirio hanno richiesto lo stato di emergenza per l’intero territorio, oltre che lo stato di calamità per l’agricoltura. È stato evidenziato che la crisi idrica causata dalla siccità sta facendo registrare in Piemonte livelli di gravità assoluta per gli agricoltori, che stanno già affrontando l’aumento dei costi dei concimi e della benzina agricola, il cui prezzo ha raggiunto ormai quello della benzina tradizionale.
Proprio per questo motivo è stato chiesto per il comparto lo stato di calamità naturale, che consente di agire in tutela degli agricoltori nel caso di danni, che già ci sono e che bisogna evitare si prolunghino. Come riporta il sito della Regione Piemonte, «è stata inoltre valutata la possibilità di agire, in accordo con i gestori degli invasi, per rilasciare un quinto delle acque contenute nei bacini idroelettrici, operazione che permetterebbe di garantire 15-20 giorni di respiro e salvare il raccolto e le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione».
LE ORDINANZE: TRA RIFORNIMENTI E INTERRUZIONE NOTTURNA DI ACQUA
Al momento in Piemonte sono 170 i Comuni con ordinanze adottate o in corso di adozione sull’uso consapevole dell’acqua potabile e di limitazione o divieto di usi impropri, ovvero tutti quegli usi extra-domestici come l’innaffiamento di orti e giardini, il lavaggio di automezzi o il riempimento di piscine e fontane ornamentali. Secondo il sito della Regione Piemonte, «nell’Alessandrino è già stato attivato un servizio di emergenza con rifornimenti tramite le autocisterne della Protezione civile per alcuni Comuni e nelle altre province siamo pronti a intervenire in base alle esigenze che ci verranno segnalate».
In provincia di Torino sono in totale 80 i Comuni che hanno emanato o stanno per emanare ordinanze. L’intervento con le autobotti ha avuto avvio, ad esempio, nel Comune di Chieri (TO), dove sono giunti i primi mezzi per l’approvvigionamento dell’acqua, dal momento che i serbatoi locali si trovano a prelevare da sorgenti che ormai si stanno esaurendo. Per un comune collinare come Chieri bisogna aggiungere che esiste una criticità maggiore nell’attingere l’acqua nei pozzi situati a maggiori profondità rispetto ai comuni di pianura.
In Provincia di Novara e nel Verbano Cusio-Ossola invece diversi Comuni sono stati inseriti nella fascia di massima emergenza (Ovvero la Fascia 1) e hanno dovuto ricorrere all’interruzione notturna della fornitura, sono in corso rifornimenti con autobotti o ordinanze di non potabilità (ad esempio si consiglia di bollire l’acqua per l’alimentazione). Nel VCO è il caso di Vignone, Cambiasca, Bernardino Verbano, Pieve Vergonte, Piedimulera, Brovello Carpugnino e Baveno, mentre nel novarese di Suno, Cressa, Cureggio, Fontaneto. Qui è possibile trovare la mappa relativa all’ultimo bollettino di Acqua Novara VCO S.p.A, l’ente che gestisce il servizio idrico integrato in 140 Comuni delle due province.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento